Società

DI PIETRO: TANGENTOPOLI NON E’ MAI FINITA

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“Lo scandalo della Protezione Civile e’ solo la punta dell’iceberg”. Lo dice Antonio Di Pietro. Per il leader dell’IdV Tangentopoli “non e’ mai cessata dagli anni ’90”, cosi’ come non si e’ fermato “l’uso spregiudicato delle risorse di una casta che dovrebbe andare in galera e,invece, resta al suo posto”.

Chiediamo a tutti di contribuire all’approfondimento di questo tema scrivendo e inviando una breve opinione (massimo 20 righe) che potra’ anche essere pubblicata su WSI. Il dibattito sara’ utile a decine di migliaia di lettori, politici, amministratori e a tutti coloro che lavorano in settori portanti dell’economia italiana. Grazie.

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Nelle telefonate moglie, cognati e figli
E i nomi di Lotito, Rutelli e Leone

di CARLO BONINI

Verbali. Ecco le intercettazioni contenute nell’informativa dei carabinieri dei Ros. E’ l’album di famiglia della “cricca della Ferrarella” (sede della Protezione Civile).

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ROMA – Mogli e mariti. Figli e cognati. Professionisti. Grand commis di Stato. Imprenditori rapaci e spicciafaccende da due soldi. L’album di famiglia della “cricca della Ferratella” (20 faldoni di atti istruttori, 20 mila pagine di intercettazioni telefoniche) è una Corte dei favori a inviti. Che spesso svela storie penalmente irrilevanti, ma illuminanti nel documentare la forza di attrazione di un sistema di relazioni.

Per apprezzare la vertigine, sarebbe sufficiente annotare quanto scrivono i carabinieri del Ros nell’informativa del 15 ottobre 2009, quando scoprono che “due cognati importanti” girano intorno alla figura, non proprio specchiata, dell’imprenditore Diego Anemone: Francesco Piermarini, cognato di Bertolaso e ingegnere nei cantieri del G8 della Maddalena. E Paolo Palombelli, cognato del senatore Francesco Rutelli. Perché? Angelo Balducci e Diego Anemone dei due parlano con un linguaggio carbonaro.

B: “Tra un po’ devo vedere il cognato Paolo”.
A: “Lui mi aveva detto che passata questa buriana ci saremmo visti per quel programma che lui conosce bene. Nel frattempo lui ci ha già un discorso in corso”.
B: “Senti, no, il cognato…”.
A. “Di F R”.
B: “E poi c’è quell’altro cognato”.
A: “Oddio, quanti ce ne sono di cognati?”
B: “Guido… il cognato di… Noi lo stiamo utilizzando lì. Lui invece lo vorrebbe spedire laggiù”.

“Utilizzato lì”; “Spedito laggiù”. “Programma”. “Discorso in corso”. L’allusione è regola dell’esprimersi. Tranne quando c’è da chiedere o da promettere. L’8 maggio del 2008, Carlo Malinconico, allora segretario generale uscente della Presidenza del Consiglio, chiede a Balducci una parola buona che gli garantisca la sopravvivenza politica nella nuova stagione di centro-destra che va a cominciare. Per prudenza, lascia che a chiamare sia un funzionario di Palazzo Chigi, Calogero Mauceri, restando in ascolto accanto alla cornetta.
M: “Sono qui un attimo con Carlo che aveva piacere di salutarti, ma ci chiedevamo se… Diciamo un po’ da Oltretevere (il Vaticano, ndr) ci fosse un piccolo segnale… Insomma, forse… Non vorrei che poi si pensi…. A parte che andiamo a messa la domenica e ci facciamo pure la comunione (ride). Però non vorrei che qualcuno dicesse che siamo dei comunisti e che mangiamo i bambini…”.
B: “Come no”.
M: “Aspetta che ti passo Carlo”.
Malinconico: “Angelo carissimo, innanzitutto era solo per abbracciarti. Nei prossimi giorni mi auguro abbiamo occasione anche magari brevemente di fare il punto della situazione. Pensaci un attimo, perché siccome ci sono buoni propositi… Tutto sommato una spintarella…”.
Balducci promette di occuparsi del Segretario generale che esce, ma cura con attenzione quello che entra. Manlio Strano. L’uomo diventa cruciale quando la Procura di Roma sequestra gli impianti del “Salaria sport Village” di Anemone (il centro massaggi di Bertolaso). È il 25 giugno del 2009 e “la cricca” aspetta l’ordinanza libera-tutti del Consiglio dei ministri, la cosiddetta salva-piscine e condona-abusi. Balducci chiede e ottiene da Strano un appuntamento e insiste sui tempi della firma. Così:
Bertolaso lascia il Salaria Sport Village il 2 ottobre 2008

B: “Se ovviamente è una cosa che puoi dirmi, pensi che domani la cosa del nuoto potrebbe andare alla firma del Consiglio?”.
S: “Sai le ordinanze non passano in Consiglio. Vengono portate qui e firmate. Ma non in Consiglio”.
B: “Ah ho capito, perché dovrebbe… Siccome sapevo che era pronta”.
S: “Sicuramente allora domani mattina gliela fanno firmare a Berlusconi. Vigilerò al riguardo. Va bene?”.
Il giorno successivo, per Balducci (in conto Anemone, visto che il “Salaria sporting” è suo), si scomoda il capo dell’ufficio legislativo della Protezione civile, l’avvocato Giacomo Aiello. Con un sintetico sms: “Opc firmata. Giacomo”. La “cricca” esulta e nel comunicarlo ai suoi amici in Comune, svela che anche nell’Aula Giulio Cesare c’era il partito del condono. Il consigliere Antonello Aurigemma parla con Anemone. “Il provvedimento l’hanno modificato proprio per non far intervenire il Comune. Ne ha preso atto il sindaco, perché l’ordinanza fatta la settimana scorsa non andava bene. Perché lui non voleva prendere nessun provvedimento in merito. E così l’hanno modificata”.

Nella gelatina del Sistema galleggiano – lo sappiamo dall’ordinanza – i consiglieri della Corte dei Conti Antonello Colosimo e Mario Sancetta. Ma anche – si legge ora negli allegati – l’avvocato generale Giancarlo Mandò, cui Balducci chiede lumi su una “pratica di interesse” e il presidente del Tar Lazio, Pasquale De Lise. Per venire a capo della rogna del ricorso di Italia Nostra, che chiede di sospendere l’ordinanza salva-piscine e appalti per il Mondiali di nuoto 2009, Balducci pensa bene infatti di coinvolgere come avvocato Patrizio Leozappa, il genero di De Lise. “Ti chiederei di essere in supporto”, gli dice. Dagli atti non si capisce se Leozappa abbia mai ricevuto un incarico formale. È un fatto che, il 27 agosto 2009, Italia Nostra perda il suo ricorso. Ed è un fatto che De Lise ai primi di settembre chieda un incontro con Balducci. “Ti devo mostrare una carta”, gli dice.

Non c’è problema che non possa essere risolto. Porta che non possa essere aperta. Balducci, che ha una moglie produttrice cinematografica e un figlio attore, coltiva un rapporto di amicizia con Gaetano Blandini, direttore cinema del ministero dei Beni culturali. Quando un’inchiesta dell’Espresso comincia a frugare sul lato debole di Balducci (i rapporti societari della moglie con la consorte di Anemone e i film in cui ha lavorato il figlio), Blandini, con un sms, lo rassicura: “Male non fare. Paura non avere. Trattasi di spazzatura estiva”. Già, Balducci non ha di che preoccuparsi. Lorenzo, il figlio, non rimarrà disoccupato. Ha lavorato in “Distretto di polizia” e fa parte della scuderia Falchi. Con Anna, passata al ruolo di produttrice, ha realizzato due film, il mediocre “Ce n’è per tutti” e “Due vite per caso”. Entrambi hanno ottenuto finanziamenti pubblici, da parte del ministero dei Beni culturali. Anemone, la sera del 5 novembre 2008 chiama Giancarlo Leone, vicedirettore della Rai, presidente di Rai Fiction. Lo chiama “quel piccolino”. Anna Falchi lo vuole cacciare dalla nuova fiction della televisione pubblica (“dove è entrato grazie all’intervento dello stesso Leone”, scrivono i carabinieri) perché il ragazzo si è rasato i capelli a zero. Leone risolve il problema. E Anemone, naturalmente, risolve a Leone i problemi della ristrutturazione di casa. Naturalmente, accade anche che al povero Vincenzo Mollica del Tg1 venga chiesta una bella intervista a Lorenzo Balducci.

Nella “cricca”, del resto, c’è un posto al sole per tutti. Persino per un tipo come Simone Rossetti. Quello che apparecchia il set per l’incontro di Monica e Bertolaso al Salaria Sport Village. Che risolve il problema di qualche “stellina di qualità” con cui rendere dolci le notti veneziane al Gritti e individua nel “Fenix”, un 3 stelle in viale Gorizia, lo scannatoio per gli appassionati della “Ferratella”. Il 26 settembre Rossetti avverte Anemone di un incontro “importante”: “Sto andando a Formello perché mi vuole incontrare il presidente Lotito (Lazio calcio ndr.)”. “A te?”. “Poi ti spiego. Comunque porta soldi a noi”. “Attento perché quello è un figlio di una mignotta”.