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Derivati: due banche nel mirino della finanza, 60 manager indagati

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Roma – Maxi operazione della Guardia di finanza sugli strumenti finanziari derivati con il sequestro di contratti “interest rate swaps” per oltre 220 milioni di euro. Oltre 60 indagati tra dirigenti e responsabili di istituti di credito, banco di Napoli (Gruppo Intesa San Paolo) e Monte dei Paschi di Siena. L’attività è stata svolta dalla tenenza della Gdf di Molfetta, nell’ambito di un’indagine di polizia giudiziaria, coordinata dalla procura della repubblica presso il tribunale di Trani, condotta nei confronti del Banco di Napoli spa (gruppo intesa San Paolo) e del Monte dei paschi di Siena (un solo caso).

I militari delle fiamme gialle hanno sequestrato anche 10 milioni di euro, di cui 4 milioni di euro equivalenti all’ingiusto profitto sinora percepito dagli istituti di credito e circa 6 milioni di euro relativi ai prevedibili futuri flussi derivanti dai contratti in itinere.

Gli strumenti derivati su tassi d’interesse o interest rate swap (irs) sono contratti in cui due parti si accordano di scambiarsi reciprocamente, a scadenze prestabilite, flussi finanziari, periodici o una tantum, il cui ammontare è determinato di volta in volta, applicando i parametri di riferimento previsti dallo schema contrattuale.

Possono essere utilizzati a fini di copertura, per fronteggiare la variabilità dei tassi di interesse sulle operazioni finanziarie, o a fini speculativi, per ottenere profitti economici. Generalmente allo “swap” ricorrono le imprese (ma anche gli enti pubblici) per eliminare l’incertezza di un contratto a tassi variabili. L’impresa (o l’ente) si impegna a pagare un tasso fisso e riceve un tasso variabile. La differenza la paga (o l’incassa) l’impresa.

Tuttavia, la ventilata copertura dall’eventuale rischio rialzo dei tassi di interesse mediante sottoscrizione di contratti su strumenti derivati, proposta a soggetti indebitati (cd. Clientela “corporate”), si rivela spesso un autentico raggiro in cui la società finisce per pagare molto più di quanto non incassi dallo scambio. Generalmente, infatti, le società vengono indotte dalla propria banca a sottoscrivere “contratti derivati” attraverso artifizi consistenti nella mendace rappresentazione di un prodotto finanziario che consentirebbe al debitore di “proteggersi dal rialzo dei tassi”.

Questo è lo scenario disvelato dalle indagini condotte dalle fiamme gialle di molfetta, che hanno interessato oltre 200 imprese operanti nella provincia di Barletta, Andria e Trani, alle quali gli istituti di credito avevano proposto ed in alcuni casi imposto la sottoscrizione di contratti “interest rate swaps”, descrivendoli come innocui prodotti di tipo bancario/assicurativo idonei a proteggere la posizione debitoria dell’azienda dal rischio di rialzo dei tassi di interesse, sottacendo agli ignari sottoscrittori la vera natura speculativa delle operazioni.