Società

DEMOCRAZIA DIGITALE

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*Mario Adinolfi e’ il direttore di Media Quotidiano e fondatore del movimento Democrazia Diretta. Il contenuto di questo articolo esprime esclusivamente il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Non esiste, anche negli ambiti della comunicazione o comunque della fruizione culturale, la nascita di qualcosa che non emerga da un bisogno in qualche modo diffuso. La mia attività di giornalista, di blogger, di produttore di contenuti webtelevisivi e interattivi è dunque strettamente collegata ad una domanda già esistente. Certo, un gruppo di persone in questo momento in Italia sta costituendo un’esperienza in qualche modo pionieristica, per la prima volta pienamente cross-media: intersechiamo la classica forma della parola scritta attraverso il blog, la rielaboriamo in forma parlata (in particolare le mie interviste nella trasmissione
Contro Adinolfi hanno un ritmo volutamente radiofonico), la associamo alle immagini e la trasformiamo in televisione.

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Consegniamo la fruizione di questo prodotto alle pagine elettroniche dei blog e al segnale digitale della televisione via satellite. In qualche modo, così, andiamo oltre la domanda di contenuti pur esistente (e non trascurabile in termini di pubblico): inventiamo strade nuove. E, sì, contribuiamo a creare un pubblico più attento alle dinamiche di fruizione del prodotto culturale e informativo. Siamo andati oltre la semplice modalità-diario del prodotto comunicativo chiamato blog.

Da quasi dieci anni, prima negli Stati Uniti e poi via via in Europa e in Italia, quella dei blog è diventata una mania. Nata dalla crasi delle parole “web” e “log” (traducibili con la formula “diario on line”), la definizione di blog caratterizza ormai decine di milioni di siti web nel mondo. Solo in Italia esistono centomila persone che quotidianamente aggiornano le proprie personali pagine elettroniche. I blogger sono in realtà allergici alle definizioni stringenti. Io ritengo che sia possibile affermare che un blog è semplicemente un sito personale caratterizzato da grande fruibilità, continua produzione di nuovi contenuti e elevato indice di interattività con i lettori.

Esistono in Italia dei blog che vanno per la maggiore (penso ai blog di Luca Sofri o di Christian Rocca che sono privi della caratteristica principale di un blog: non sono interattivi. Non permettono ai lettori, infatti, di lasciare commenti ai “post” (o articoli) degli autori. Sofri e Rocca rappresentano la preistoria del blog in Italia, così come Roberto D’Agostino e il suo celeberrimo Dagospia non può essere rubricato sotto la categoria dei blog, ma è uno splendido sito di informazione.

Sistematizzando la questione della definizione di blog e della sua diffusione ormai ad un livello, se non di massa, quantitativamente assai rilevante, possiamo notare che ora questa modalità totalmente innovativa di comunicare si sta spingendo verso nuove frontiere: ai blog di semplici parole si sono aggiunti prima i blog ricchi di immagini, poi la blogradio, ora siamo già al tempo della blogtv (con la sperimentazione più interessante d’Europa:
Nessuno TV di Bruno Pellegrini, che trasmette i contenuti dei videoblogger su un canale televisivo via satellite).

Serve, tutto questo? Lo si diceva all’inizio: nulla nasce dal nulla. C’è una domanda diffusa di comunicazione “diversa”, di fruizione culturale che veramente renda la persona protagonista. Il blog, da questo punto di vista, è la nuova frontiera. Il blog come luogo cross media (intersecante, dunque, allo stesso tempo la parola scritta, la radio e la tv) diventa un potenziale punto d’arrivo perché chiunque può essere soggetto e oggetto di informazione, di comunicazione, di cultura.

Questo tema ha evidentemente immediate ricadute politiche e interroga a fondo le nuove generazioni. Le facoltà di Scienze della comunicazione brulicano di centinaia di migliaia di studenti che sono, tutti e ciascuno, potenziali produttori di contenuti. Immaginate cosa significherebbe un’assunzione di consapevolezza collettiva e generazionale che porti ciascuno a diventare antenna mediatica e produttore di informazione? Sarebbe una rivoluzione comunicativa e sarebbe il presupposto di una vera rivoluzione politica, capace di immettere nel circuito della democrazia partecipata una generazione che ne è attualmente ai margini.

Questa è la sfida che, attraverso le pagine elettroniche dei blog, sta prendendo forma anche in Italia. Questo groviglio di post, commenti, videoblogging, messaggerie istantanee, produzioni webtelevisive pionieristiche, blogradio sono in realtà un’unica grande rete in grado di avvolgere il tempo che verrà. Chi sarà in grado di capirne per primo le potenzialità, anche politicamente, avrà vinto.

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