Società

De Mattei (CNR): la prevalenza del cretino, ennesima vergogna italiana

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Ha la capacità di emergere dalla palude mediatica con lo scatto del giullare o la tragicità del pazzo. Ogni volta le spara piu’ grosse. Ma poiche’ e’ nell’ambiente scientifico, le idiozie del “cristiano” Roberto De Mattei, vicepresidente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricehce) vanno respinte e non sono piu’ tollerabili da chi ancora tiene alla credibilita’ del paese: siamo quasi allo stesso livello delle barzellette dell’ Innominabile. Su questa ennesima vergogna nazionale pubblichiamo un intervento di Massimo Mantellini e uno di Fabio Marcelli. Buona pasqua laica a tutti.

Il contenuto di questo scritto, tratto dal blog di Massimo Mantellini manteblog, esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Sono due le ragione per cui, anche a Pasqua, continuiamo a parlare delle sciocchezze cristologiche di Roberto De Mattei. La prima, quella più evidente: De Mattei ogni volta alza l’asticella e le spara più grosse. Prima c’è stato lo tsounami, poi il terremoto di Messina infine la distruzione di Varsavia, rasa al suolo per volontà divina a causa del numero eccessivo di aborti che si praticavano da quelle parti. Magari in futuro De Mattei scenderà dall’infinitamente grande, dalle enormi tragedie dell’umanità che tutti conosciamo, all’infinitamente piccolo, per esempio occupandosi, dalle frequenze di Radio Maria, del piccolo infortunio domestico della signora Cesira, casalinga in Codigoro, che nel 1975 si distorse la caviglia sinistra scendendo le scale dopo aver esclamato “porcozio” per via di un goal negato alla Spal. (Il goal c’era ma Dio come l’arbitro era distratto e la punì lo stesso n.d.a.)

La seconda ragione, che riguarda invece l’etica della comunicazione in questo Paese, è quello della prevalenza del cretino nella camera di eco mediatica. Da molti anni a questa parte esiste una evidente selezione verso il basso dei contributi che i media scelgono di rendere pubblici. Il cretino è notiziabile. Un numero molto alto di personaggi che sono diventati pubblici e a noi familiari, che vengono usualmente interpellati dai media per esprimere giudizi e punti di vista sulle vicende più varie, possono annoverare fra i propri talenti quasi esclusivamente la capacità di emergere dalla palude mediatica con lo scatto del giullare o la tragicità del pazzo. La ripetizione sui media di quel talento comunicativo ha confezionato per loro una carriera, in alcuni casi anche discretamente luminosa e non si intravede alcun ravvedimento da parte dell’ambiente mediatico, nei confronti della grande responsabilità di dare continua e ripetuta voce al nulla. Il cretino non solo è notiziabile ma piace alla gente e questo evidentemente basta.

In un paese normale un personaggio come De Mattei sarebbe subito scivolato fuori dalla scena, rapidamente allontanato con imbarazzo dalle cariche pubbliche che ricopre, o al più ospitato come predicatore infervorato sulle pagine di Cronaca Vera. Da noi partecipa a pieno titolo ad una ampia discussione teologica sui grandi giornali, viaggia con il microfono sotto il mento nell’attesa della sua prossima esternazione da sottoporre poi a storici della Chiesa e teologi per un sano contraddittorio. Perfino il Papa nella sua piccola e inedita recita pasquale andata in onda ieri sera in TV, ha risposto ad una domanda di una bimba giapponese di sette anni sulle ragioni divine dello tsounami. Con grande delusione di tutti noi il Santo Padre è stato al riguardo vago ed evasivo. Non c’è insomma partita: nell’arena mediatica paesana De Mattei batte Ratzinger 3 a 0. E quando qualcuno timidamente chiede “ma le responsabiltà dei media?” si vede intorno un sacco di gente che fischietta e guarda altrove.

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Prima di Talete e dopo De Mattei

di Fabio Marcelli – Il Fatto Quotidiano

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Nel loro libro Il grande disegno (Mondadori, 2011), Stephen Hawking e Leonard Mlodinow affermano che “nei tempi antichi, l’ignoranza dei comportamenti della natura induceva i popoli ad inventare dei che presiedessero a ogni aspetto della vita umana… Ma con Talete di Mileto (c. 624- c. 546 a. C.), all’incirca 2600 anni fa, le cose cominciarono a cambiare. Sorse l’idea che la natura si attenesse a principi coerenti che potevano essere decifrati. E così ebbe inizio il lungo processo nel corso del quale all’idea del regno degli dei si sostituì la concezione di un universo governato da leggi di natura, e creato secondo un progetto che un giorno potremmo essere in grado di comprendere” (p. 15).

Invece, secondo il professor Roberto De Mattei, il recente terremoto in Giappone, come pure quello di Messina e la fine dell’Impero Romano, per non parlare della distruzione di Varsavia durante la Seconda guerra mondiale, sono dovute al risentimento divino per la corruzione umana. Un’opinione come tante altre, si sarebbe tentati di dire. Senonché, il professor De Mattei è vicepresidente del principale ente scientifico italiano, il Consiglio nazionale delle ricerche, carica cui è approdato, non già per effetto dei suoi discutibili meriti scientifici, ma in virtù dei suoi rapporti politici con la destra. E per tali prese di posizione ne è stata chiesta la rimozione, con una petizione che ho personalmente firmato anche nella mia qualità di ricercatore Cnr.

Il Cnr è sottoposto a un attacco senza precedenti da parte del presente governo, in termini di riduzione di finanziamenti e soffocamento dell’autonomia, letteralmente stracciata dal recente regolamento imposto dalla ministra Gelmini. Anche prese di posizione come quella di De Mattei, hanno quindi una loro logica. Che ce ne facciamo della conoscenza scientifica, volta ad esempio a prevenire i terremoti e a contrastare guerra e razzismo, se questi fenomeni rispondono in realtà a una razionalità trascendente? Mentre la ricerca boccheggia e migliaia di precari senza futuro sono costretti a emigrare, bigotti oscurantisti e ministre bungabunga ballano una lugubre, paradossale e davvero oscena danza sulle macerie di quello che fu un grande e prestigioso ente di ricerca italiano…

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