Economia

Dazi di Trump mettono in crisi il fronte europeo

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NEW YORK (WSI) – I paesi europei saranno ancora esentati per un mese, fino al primo giugno, dai dazi imposti dal presidente Donald Trump su acciaio e alluminio. A deciderlo la stessa amministrazione statunitense ma il fronte europeo comincia a mostrare segni di tensione.

La decisione americana prolunga l’incertezza del mercato, che già ora sta pesando sulle imprese. L’Unione europea dovrebbe essere esentata in modo pieno e permanente perché queste misure non sono giustificabili con motivi di sicurezza nazionale.

Così la Commissione europea in un comunicato mentre l’associazione delle Camere di commercio tedesche DIHK ha spiegato che la proroga fino alla fine di questo mese dovrebbe permettere alle parti di trovare un accordo di lungo termine. La proroga dà comunque un po’ di tempo all’Ue per decidere il da farsi visto che gli USA vogliono imporre nuove tariffe mentre l’Ue teme lo scoppio di una guerra commerciale.

Il fronte europeo però oggi si mostra meno compatto con la Germania che vorrebbe trattare con Trump, mentre Bruxelles e Parigi sono per la linea dura. Intanto oggi e domani si terranno a Pechino gli incontri tra il gruppo di negoziatori dell’Amministrazione Trump e i rappresentati del governo cinese.  La delegazione statunitense è composta dal Capo dei consiglieri economici del Presidente americano, Larry Kudlow, dal Segretario al Commercio, Wilbur Ross, dal Segretario al Tesoro, Steven Mnuchin e dal rappresentare del commercio USA, Robert Lighthizer che si incontreranno con il vice premier cinese Liu He.

Presente anche Peter Navarro, una delle voci più forti sul commercio nell’amministrazione Trump che insieme a Lighthizer difenderà il punto di vista protezionistico di Trump sul commercio, mentre Mnuchin e Kudlow adottano la linea opposta. Insomma gli Stati Uniti scendono in campo per trattare con la superpotenza cinese con una squadra di negoziatori non molto d’accordo tra loro.

Il terreno di scontro sono i dazi imposti da Trump per un valore di 150 miliardi di dollari su oltre mille prodotti cinesi che, secondo l’inquilino della Casa Bianca, violerebbero i brevetti americani. Dal canto suo Pechino ha risposto con dazi dello stesso valore su prodotti americani tra cui i semi di soia, di cui la Cina è il principale importatore.