Economia

Dazi auto: una batosta per l’economia tedesca

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Non solo la Cina deve fare i conti con la guerra dei dazi avviata dal presidente Donald Trump. In Europa la più preoccupata è la Germania che fa i conti con le nuove tariffe sulle importazioni di euro minacciata dal presidente.

Secondo l’istituto Ifo  l’impatto delle nuove tariffe a stelle e strisce costerà fino a 5 miliardi di dollari, anche 20 mld dice Unicredit Rsearch. Berlino è un grosso esportatore di auto negli Usa e in base ai dati resi noti dalla Vda (Associazione che rappresenta le case automobilistiche) solo nel 2017 sono state 657mila le auto esportate nella regione per un valore (se si include anche la componentistica) di 31,2 miliardi di euro (contro un import pari a 7,4 miliardi).

E’ stato a fine agosto che il presidente Trump ha iniziato a parlare di dazi auto.

“Metteremo una tassa del 25% su ogni auto che arriverà negli Stati Uniti dall’Unione europea”.

Così il tycoon in un comizio in West Virginia. Una frase forse detta in vista delle elezioni di mid-term ma secondo gli analisti di Swissquote allarmante.

“Se si trasformasse in azione, sarebbe una batosta per l’economia tedesca, nonostante un agosto molto soddisfacente in cui si era comportata bene riuscendo a superare la debolezza manifestatasi nel primo semestre. Tutto grazie al miglioramento dei servizi e dell’industria manifatturiera anche se l’inflazione è rimasta sotto il 2%”.

Così dicono Peter Rosenstreich, head of market strategy, e Vincent Mivelaz, analista di Swissquote. Ma è in generale in tutta Europa che i dazi di Trump spaventano come puntualizza Esther M Baroudy, portfolio manager global equities di State Street Global Advisors.

“Ovunque vengano applicati i dazi, le transazioni diventeranno più costose e probabilmente ci sarà un rallentamento dei volumi commerciali. In Europa, un’area in cui le esportazioni e le spese in conto capitale sono relativamente elevate, questo potrebbe tradursi in un nuovo rallentamento dell’economia che, a sua volta, potrebbe rivelarsi difficile da gestire per via di un quadro politico frammentario, una già fragile ripresa economica e un elevato tasso di disoccupazione in molti Paesi. La Germania potrebbe subire fortemente l’impatto di tali misure, visto che le esportazioni rappresentano quasi il 47% del Pil“.