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DA BERLUSCONI SI’ A BOSSI: BENE LE GABBIE SALARIALI

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(WSI) – E’ giusto “agganciare” i salari al costo della vita sul territorio: Silvio Berlusconi, intervistato da Il Mattino, dice sì alle gabbie salariali, tema caro alla Lega e rilanciato ieri sera proprio da Umberto Bossi a Pontida.

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Il premier, nel suo colloquio con il quotidiano napoletano nel quale anticipa i contenuti piano decennale di rilancio del Sud, afferma: “Quanto alle gabbie salariali tutti condividono l’esigenza di rapportare retribuzione e costo della vita al territorio. Legare i salari ai diversi livelli del costo della vita fra Sud e Nord risponde a criteri di razionalità economica e di giustizia”.

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Sud: gabbie salariali, create nel ’54 durarono 15 anni. Il meccanismo retributivo fu abolito 40 anni fa in Italia

E’ “sempre più evidente”, secondo il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, “che sono Umberto Bossi e la Lega a comandare nel governo. Ed è ancor più evidente che Silio Berlusconi e i suoi alleati sono impegnati a riportare l`Italia indietro di 80 anni”.

“Da parte del presidente del consiglio e del governo – afferma in un comunicato Ferrero – vengono infatti realizzati interventi e proferiti propositi di giorno in giorno sempre più regressivi e reazionari. Dopo le leggi razziali, lo scudo fiscale, le agevolazioni per i ceti più abbienti e gli interessi speculativi, adesso Berlusconi sposa anche l`odiosa proposta delle gabbie salariali: un`idea discriminatoria e retriva, intesa solamente a fomentare la guerra tra poveri e a fossilizzare la secolare sperequazione tra nord e sud del paese”.

Quanto all’Agenzia per il Sud, il premier chiarisce che sarà lui a guidare la Agenzia per il Sud: “Dobbiamo concepire l’intervento straordinario come un grande “New Deal rooseveltiano”, come un “piano Marshall” per il Sud. Negli Stati Uniti gli squilibri territoriali furono rimossi nel periodo del new deal attraverso un’agenzia di livello federale, non dei singoli Stati: la Tennessee Valley Authority fu messa in piedi dal governo di Washington e non dal governatore del Tennessee. Anche nel nostro caso il ruolo di guida non può essere che del premier”.

In ogni caso non sarà una riedizione della vecchia “Cassa”: “No. Pensiamo ad un Istituto molto diverso anche se vorrei ricordare che la prima Cassa per il Mezzogiorno (quella di Gabriele Pescatore, grande giurista e uomo dedito al bene della Nazione che la guidò dal 1955 al 1976) ottenne risultati straordinari: fu cancellata la malaria, furono risanati 500mila ettari di palude, si realizzarono o resero più moderni circa 30mila km di strade, a 12 milioni di persone fu portata l’acqua potabile. Fu un ventennio straordinario cui seguì, purtroppo, un periodo di degenerazione”. Berlusconi lancia un’accusa alla classe dirigente del meridione e sottolinea l’importanza del federalismo fiscale (Leggere l’opinione di Eugenio Scalfari: Perche’ la Lega sta facendo ammuina)

“Tra il 1998 (anno di avvio della ‘nuova programmazione’) e il 2004 è stata conferita al sud una massa di risorse pari a 120 miliardi di euro di spesa pubblica in conto capitale, di cui poco più di 55 miliardi di euro di spesa straordinaria. A fronte di tante risorse, le distanze fra il Centro-Nord e il Sud del paese sono rimaste inalterate; anzi l’economia meridionale è diventata, in questi anni, meno competitiva. evidente la responsabilità delle classi dirigenti meridionali e del cattivo funzionamento del Titolo V della Costituzione. solo con il federalismo fiscale che avremo una effettiva assunzione di responsabilità da parte delle classi dirigenti delle regioni meridionali”.

“Alla nuova Banca del Mezzogiorno, che vorremmo operativa sin dalla ripresa dopo la pausa estiva, sta lavorando – sostiene il premier – il ministro Tremonti, che ha già reso note alcune coordinate dell’iniziativa”. Il governo, come ha detto Tremonti, è convinto del fatto che “le banche che operano nel territorio ma non sono del territorio non bastano” perché “solo un ceto bancario radicato nel territorio ed espressione della classe imprenditoriale locale è in grado di effettuare una politica selettiva del credito” tale da rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno. Il progetto si fonderà sulla rete creditizia delle banche di Credito cooperativo, che nelle regioni del Sud sono presenti con oltre 600 sportelli che nel 2008 hanno raccolto 14,6 miliardi e ne hanno impiegati 10″.

Quanto alla vicenda dei fondi Fas, Berlusconi respinge le accuse: “I fondi non mancano, mancano i progetti in cui impiegare questi fondi. Il governo ha preferito utilizzare per servizi e attività a beneficio di tutto il Paese fondi che sarebbero rimasti ancora a lungo inutilizzati invece di introdurre nuove tasse ed alzare la pressione fiscale. Quanto al rapporto con le Regioni, siamo sempre aperti al dialogo. C’è piuttosto un atteggiamento preconcetto delle Regioni guidate dalla sinistra nei confronti del governo: è accaduto con il Piano Casa, sta accadendo con la riforma della Pubblica Amministrazione e con il piano per il Sud”.

Berlusconi aggiunge: “Conosco imprenditori straordinari che hanno realizzato cose eccellenti al Sud e sono pronti a investire ancora per creare nuovi posti di lavoro. Quello che ci chiedono è un efficiente sistema di infrastrutture, un contrasto efficace alla criminalità organizzata (e non l’antimafia delle chiacchiere e della retorica) e una fiscalità di vantaggio che attiri nuovi investimenti. Sono tre obiettivi che abbiamo fatto nostri”.

I settori su cui punterà il piano? “Infrastrutture, turismo, innovazione. Tutti settori che possono creare un gran numero di posti di lavoro anche per diplomati e laureati”, risponde il premier.

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I salari “devono essere aumentati”, secondo Cesare Damiano: “Altro che le gabbie”, afferma il responsabile Lavoro del Pd. “Il mezzogiorno – afferma Damiano in un comunicato – è oggetto di una nuova campagna di Berlusconi che, dopo aver depredato i Fas, ritorna con annunci di cose che nascono vecchie ed irrealizzabili mentre sarebbe necessario restituire il malloppo.

Ora arriva l`Agenzia, l`altra volta si trattava della cabina di regia e sappiamo tutti come andò a finire. Non parliamo poi del new deal casereccio del cavaliere o delle gabbie salariali, che dimostrano – secondo l’esponente di opposizione – solo la sua totale ignoranza della questione lavoro il Italia. Il punto dal quale si deve partire è che le retribuzioni dei lavoratori italiani sono basse e il governo dovrebbe aprire un tavolo di concertazione per il miglioramento del potere d`acquisto dei salari e delle pensioni.

Questo aiuterebbe i consumi e la ripresa economica. Le differenze salariali tra Nord e Sud – afferma Damiano – già esistono per cui parlare di gabbie è pura propaganda: i dati degli artigiani di Mestre ci dicono che nel Centro-Nord che i salari hanno un valore superiore di quasi il 30%. Le diverse retribuzioni possono avere un significato se premiano competitività, produttività e qualità. Per realizzare questo obiettivo – conclude l’esponente del Pd – basta applicare il modello contrattuale esistente che prevede, con la contrattazione di azienda e di territorio, di legare il salario ai risultati economici delle aziende”.