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CROLLO DI BORSA, SI PARLA DI UN INTERVENTO FED

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Con lo S&P 500 sceso sotto quota 800 al livello del maggio ’97 e J.P. Morgan Chase e Citigroup colpite da un calo in borsa senza precedenti, a New York si parla con insistenza di un taglio di emergenza dei tassi da parte della Banca Centrale Usa.

I rumors su un possibile intervento straordinario della Fed presieduta da Alan Greenspan (una riunione o di una conference call tra i governatori) sono stati alimentati negli ambienti delle banche d’affari di New York da almeno cinque fattori:

1) il fatto che i piu’ importanti indici della borsa Usa siano scesi nelle ultime settimane ai minimi degli ultimi 5 anni.

2) il fatto che ci siano ancora forti preoccupazioni sulla ripresa dell’economia degli Stati Uniti, e i timori che il sistema finanziario non sia in grado di reggere i cali in borsa di queste settimane senza influenzare negativamente il consumo e la capacita’ di spesa degli americani.

3) il crollo al Nyse nella seduta di martedi’ dei due piu’ grandi gruppi bancari degli Stati Uniti Citigroup (C – Nyse) (-18,6%) e J.P. Morgan (JPM)(-22,1%) coinvolti fino al collo nello scandalo dei bilanci truccati (inoltre si rumoreggia abbiano posizioni in titoli derivati non piu’ facilmente sostenibili).

4) il forte rialzo, sempre nella seduta di martedi’, dei Titoli del Tesoro Usa, saliti a New York a livelli record, con il rendimento del T-Bond a 2 anni al nuovo minimo storico di 2,24% (gli acquisti di Treasuries sono proseguiti anche nell’After Hours).

  • Tasso sui Treasury a 5 anni (FVX – CBOE)
  • Tasso sui Treasury a 10 anni (TNX – CBOE)

5) il fatto che l’indice della volatilità VIX (detto l’indice della paura) martedi’ sia schizzato in chiusura ai massimi assoluti degli ultimi 15 anni.

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Di un intervento della Fed si e’ parlato, non a caso, anche dopo un’altra ondata di pesanti critiche nei confronti del ministro del Tesoro Usa Paul O’Neal, che – per la prima volta da quando la crisi a Wall Street si e’ aggravata – ha incontrato oggi a New York un gruppo di banchieri d’affari e di market strategist, per valutare i danni del crollo in borsa.

A New York O’Neal viene giudicato il peggior ministro del Tesoro Usa degli ultimi 20 anni, e certamente non adatto a gestire una situazione di turbolenza sui mercati come l’attuale.

Gli osservatori piu’ attenti fanno presente tuttavia che una manovra di emergenza della Fed, nel senso di allentamento ulteriore della politica monetaria (i Fed Funds, cioe’ i tassi a breve, sono attualmente al minimo degli ultimi 40 anni, a quota 1,75%) potrebbe essere attuata soltanto in caso di una crisi finanziaria di proporzioni drammatiche, preceduta cioe’ da qualche crack bancario o dal crash dei prezzi a Wall Street causato da panic selling.

Cio’ che accadde per esempio nel 1998 quando, a seguito della dichiarazione di insolvenza della Russia, le speculazioni dell’hedge fund Long Term Capital costrinsero la Fed ad intervenire con una potente immissione di liquidita’ sul mercato.

Circa il forte rialzo dei titoli del Tesoro Usa, e’ da attribuire al fatto che gli investitori cercano oggi piu’ che mai di minimizzare i rischi; e i bond americani sono tuttora il miglior strumento nei periodi di massima turbolenza come l’attuale (il T-Bond a 5 anni ha fatto segnare un prezzo di 103 e 27/32, in rialzo di 9/32, con rendimento al 3,50%; il T-Bond a 10 anni ha fatto segnare un prezzo di 103 e 16/32, rialzo di 7/32, con rendimento del 4,42%).

A New York si dice che le maturita’ a breve scadenza hanno ancora potenziale di crescita (nonostante l’offerta prevista per mercoledi’ di ben $27 miliardi); il che porterebbe i rendimenti a livelli inferiori.

Infine gli investitori hanno a che fare con un inaridimento preoccupante del mercato delle emissioni obbligazionarie delle aziende, con i commercial paper in seria difficolta’ a trovare assorbimento. Soltanto qualche mese fa l’appetito per simili strumenti era forte.