Società

Crisi demografica, l’allarme UE: a rischio la competitività economica

Il lato negativo della crisi demografica non è solo nella natalità, ma anche nei riflessi e impatti nella competitività. Nel lungo periodo una ridotta o nulla crescita demografica ci esporrebbe nei confronti di economie meglio sviluppate a livello di capitale umano. E questo potrebbe far vacillare la stabilità di interi continenti, Europa inclusa.

Una questione affrontata dalla Commissione Europea, che ha analizzato il trend della natalità europea e i relativi effetti di questa crisi demografica. Con meno lavoratori, l’Europa non sarà più competitivi al pari delle altre superpotenze, alleate e non.

Allarme UE: la crisi demografica ci rende meno competitivi

Nella recente comunicazione della Commissione Europea, è emersa l’urgenza di affrontare quanto prima la crisi demografica che sta colpendo il continente. Perché la situazione non sta affatto migliorando. La popolazione continua ad invecchiare, e l’assenza di un ricambio generazionale tra le file dei lavoratori esporrà l’economia europea ad una cronica e grave carenza di manodopera. La stessa popolazione ne è preoccupata, a giudicare dai risultati dell’indagine dell’Eurobarometro: “ad oggi 7 europei su 10 ritengono che le tendenze demografiche in atto mettano a rischio la prosperità economica e la competitività a lungo termine dell’Unione“.

La crisi demografica esercirà in futuro un profondo effetto nella vita quotidiana degli europei, soprattutto per i lavoratori. Si pensi solo al caso italiano, con una popolazione sempre più anziana a fronte di una bassa natalità. Lo Inps ha stimato che entro il 2050 si andrà incontro ad un quadro critico per i lavoratori, col pareggio della bilancia lavoratori-pensionati. Sul piano economico però i danni potrebbero essere più ravvicinati. Più la popolazione invecchia, e più aumenta la conta dei morti in surplus rispetto ai nati: si aggraverebbe la carenza di manodopera; i bilanci pubblici sarebbero sempre più sotto pressione; gli investimenti e la produttività rimarrebbero minati.

Si rischierebbe di finire alla mercé di superpotenze come la Cina, seppur anche lei colpita da diversi problemi demografici, come ha rimarcato più volte il professor Giuliano Noci. O di essere ancora più dipendenti dei propri alleati, come gli Stati Uniti, ancora non in fase di crisi demografica secondo dati sono del Population Reference Bureau. Al momento il problema non viene risentito in zone “in via di sviluppo”, come il Sud America e l’Africa, che possono contare su su una popolazione giovane, e quindi diventare molto competitivi a livello di manodopera e di ricambio generazione. Un aspetto che rende questi paesi molto ambiti per il futuro delle proprie economie, non a caso l’Africa è da tempo meta di investimenti miliardari da parte della Cina.

La situazione UE: sempre meno figli e sempre più anziani

Andando più nel dettaglio, la crisi demografica europea può essere riassunta con questo dato dell’Eurostat: “si prevede che entro il 2050 nell’UE-27 ci saranno quasi mezzo milione di centenari.“. A livello generale, inoltre, l’età media nell’UE-27 aumenterà di 4,5 anni tra il 2019 e il 2050, per raggiungere 48,2 anni. E a guidare questo invecchiamento demografico saranno le donne, più numerose degli uomini in età più avanzata nella popolazione dell’UE-27. Addirittura nel 2019 la popolazione femminile over 85 era il doppio di quella maschile.

E questo con una natalità sempre più contenuta. Dati ISTAT alla mano, “nel 2001 sono stati registrati 4,4 milioni di nati vivi nell’UE”. Se nel 2008 si è arrivati a 4,7 milioni di bambini nati, 12 anni dopo si è assistito ad un calo del 18%, arrivando così a 4 milioni. Tra i più bassi a registrare il trend delle nascite abbiamo Italia (6,8 nascite ogni 1000 abitanti), Spagna (7,1) e Grecia (7,9). Solo Irlanda e Cipro stanno sopra la media europea del 9,1 per mille, rispettivamente con 11,2 per mille e 11,1 per mille.

Di contro, nel 2001 ci sono stati 4,2 milioni di morti, nel 2020 ben 5,2 milioni: circa il 30% in più, anche se il dato potrebbe risultare “viziato” a causa della pandemia da Covid. Comunque, i dati peggiori sono stati registrati in paesi come la Bulgaria (18,0 decessi per 1 000 abitanti), Lituania (15,6), Romania (15,4), Lettonia (15,2) e Ungheria (14,5). Sempre Irlanda e Cipro hanno i dati migliori, con 6,4 e 7,2 per mille. L’invecchiamento demografico significa che la percentuale di persone in età lavorativa nell’UE sta diminuendo, mentre il numero degli anziani è in aumento; questo modello continuerà nei prossimi due decenni, man mano che la generazione del baby boom del dopoguerra completerà il suo percorso verso la pensione.

Come cambiare rotta e favorire la competitività

La Commissione Europea ha valutato una serie di strategie che possono riportare i paesi UE ad un saldo demografico soddisfacente per la società e per le finanze pubbliche, oltre che per la competitività stessa. Oltre al classico sostegno ai genitori e alle giovani generazioni, si dovrà porre l’accento sull’autonomizzazione delle generazioni più anziane a livello di politiche sul mercato. O addirittura allo sviluppo di economie incentrate proprio sulle generazioni più anziane, le cosiddette silver economy.

Nota a parte anche per la migrazione regolare controllata, che dovrà essere seguita in totale complementarità con la valorizzazione dei talenti interni all’UE. Altro problema è anche il fenomeno della fuga di cervelli, una mobilità dei lavoratori che non è più limitata all’interno dei confini europei, ma si sta espandendo fuori, danneggiando così tutto il continente.

Si trattano di interventi urgenti, ma che potrebbero non essere presi in carico in tempi celeri. Ci sono molte altre problematiche che stanno affrontando proprio ora i paesi UE, soprattutto a livello di competitività di mercato. Si pensi al settore dell’automotive, la cui competitività è messa a dura prova dal successo delle auto elettriche cinesi. Sono sfide che possono pesare sulla questione della competitività tanto quanto l’attuale crisi demografica. Ma più aumentano queste sfide, e più sarà difficile trovare la quadra per tutto questo in tempi brevi.