Economia

Crisi del grano, partita da Odessa la prima nave carica di mais

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Si intravede uno spiraglio di luce nella guerra in corso tra Russia e Ucraina. Stamane è partita dal porto di Odessa una nave carica di 26 mila tonnellate di mais. L’ha annunciato Oleksandr Kubrakov, il ministro delle infrastrutture dell’Ucraina. E’ la prima volta dall’inizio dell’invasione russa che una nave che trasporta grano ucraino ha lasciato il porto di Odessa. La nave Razoni, battente bandiera della Sierra Leone, che trasporta 26.000 tonnellate di mais, è finalmente salpata per il Libano stamane, dopo settimane di negoziati tra Ucraina e Russia, guidati dalla Turchia e dalle Nazioni Unite.

La Russia ha bloccato i porti ucraini dall’inizio della guerra, aggravando una carenza di grano a livello mondiale che ha spinto le Nazioni Unite ad avvertire sul rischio di un’incombente crisi alimentare mondiale. Kubrakov ha dichiarato:

“L’Ucraina, insieme ai nostri partner, ha compiuto oggi un altro passo avanti nella prevenzione della fame nel mondo[….] L’Ucraina ha fatto tutto il possibile per ripristinare i porti”.

Il ministro ha poi affermato che la revoca del blocco avrebbe dato all’economia ucraina 1 miliardo di dollari (820 milioni di sterline) di entrate in valuta estera. Il Cremlino ha dichiarato che la notizia della partenza è “molto positiva”, come riporta la Reuters e il ministero della Difesa turco ha dichiarato che altre navi seguiranno anche se per oggi non è prevista nessun altra partenza.

Le cause della crisi del grano

L’Ucraina è uno dei maggiori produttori di grano al mondo. Circa 20 milioni di tonnellate di grano sono rimasta bloccate nel paese, in attesa di essere esportate, dopo l’inizio dell’invasione della Russia. Il blocco ha causato una carenza di grano a livello mondiale e un aumento dei prezzi, che ha portato alla caresti alcuni Paesi che dipendono dalle importazioni di grano, soprattutto in Medio Oriente e in Africa. David Beasley, il numero uno del Pam (il Programma Alimentare Mondiale dell’Onu) aveva lanciato l’allarme poco tempo fa:

“La metà del grano che noi compriamo arriva dall’Ucraina, e ci permette di nutrire 125 milioni di persone. E quindi è un problema molto grave se non riusciamo a riportare i contadini nei campi, non alcuni contadini, tutti. In modo che possano seminare, spargere i fertilizzanti e mietere. Ed è ugualmente importante riaprire i porti del Mar Nero”.

Ora la notizia della partenza della prima nave. Il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, ha twittato che spera che le esportazioni dall’Ucraina continuino senza interruzioni e problemi:

“Faremo ciò che è necessario a questo scopo. Speriamo che l’accordo porti a un cessate il fuoco e a una pace duratura”.

Kubrakov ha dichiarato che 16 navi cariche sono rimaste bloccate nei porti ucraini dall’inizio dell’invasione russa e che i funzionari prevedono che i porti riacquistino la piena capacità di trasporto nelle prossime settimane. Il centro di coordinamento congiunto delle Nazioni Unite, istituito per facilitare l’accordo, ha dichiarato di aver autorizzato la nave a lasciare il porto e che avrebbe monitorato la nave durante il percorso concordato.

Ma il mondo sta osservando se la Russia si atterrà alla sua parte dell’accordo, dopo l’attacco al porto di Odessa di una settimana fa. Nell’accordo, firmato il 22 luglio scorso a Istanbul, la Russia ha accettato di permettere alle navi di grano di lasciare l’Ucraina e di non attaccarle, né di attaccare i porti ucraini, mentre le spedizioni erano in transito. Ma meno di 24 ore dopo, la veridicità dell’accordo è stata messa in dubbio quando le forze russe hanno colpito il porto di Odessa.

Interrogata dal ministro della Difesa turco, la Russia ha inizialmente negato di essere coinvolta nell’attacco. Ma il giorno successivo ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava di aver colpito una nave ucraina che si trovava nel porto e che trasportava armi occidentali. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha dichiarato di voler evitare “qualsiasi azione che vada contro lo spirito dell’accordo”, aggiungendo che la mancata attuazione dell’accordo sarebbe “svantaggiosa per tutti noi”.

Il segretario agli Esteri del Regno Unito, Liz Truss, in corsa per diventare il nuovo primo ministro britannico dopo le dimissioni di Boris Johnson, ha descritto la spedizione come un primo passo importante e ha accusato la Russia di armare le forniture alimentari globali. In una dichiarazione ha affermato che “l’unico modo in cui Putin può alleviare la crisi della sicurezza alimentare globale è porre fine alla sua brutale invasione dell’Ucraina”.

“Oggi c’è spazio per un cauto ottimismo, ma l’attuazione è ancora piena di rischi”, ha dichiarato Timothy Ash, senior sovereign strategist di Bluebay Asset Management al Guardian. “Penso che dobbiamo ricordare che si tratta ancora di una zona di guerra molto attiva; basta un missile vagante perché le spedizioni si blocchino”.