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Criptovalute, la Svizzera le include nelle normative antiriciclaggio

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Finanza decentralizzata sì o no? Questo è il dilemma e intanto le criptovalute continuano a essere al centro del dibattito pubblico e politico a causa del relativo mercato estremamente volatile e opaco, data la non trasparenza degli scambi e degli assetti proprietari, i ricorrenti episodi di crisi degli operatori del settore (Celsius, Terra e Tornado Cash per citarne alcune) e le quotidiane truffe.

In un contesto così poco limpido e preoccupante, l’unica via d’uscita è il raggiungimento di una regolamentazione. Ma come? Una sfida non facile se si considerano i vari interessi in gioco, fra cui stabilità finanziaria, sovranità monetaria, cybersecurity, misure per la prevenzione dei fenomeni di riciclaggio e tutela della riservatezza.

Tra l’altro, sotto il profilo dei rischi per la stabilità finanziaria, va sottolineato come le perdite sugli investimenti in criptovalute non comportino come sola conseguenza diretta il rischio di un default sui prestiti che li hanno finanziati, ma inneschino un pericoloso circuito vizioso che si traduce nella liquidazione di altri investimenti, contribuendo in questo modo a generare un clima di depressione generale delle aspettative e una conseguente contrazione della domanda aggregata, che può contagiare tutto il mercato finanziario.

Gli approcci alle criptovalute di Occidente e Cina

In Cina, ad esempio, si è adottata una soluzione drastica: le criptovalute sono state messe al bando e sostituite da una moneta digitale di stato, l’e-RMB o renminbi digitale.

In Occidente invece, il lancio di una moneta digitale di stato si scontra con l’esigenza di non alterare troppo traumaticamente i rapporti caratterizzanti il sistema bancario tradizionale. Per questo si è deciso temporaneamente di lasciare spazio all’innovazione regolamentata.

In questo senso a livello di Unione Europea è già stato presentato e ampiamente discusso il Digital Finance Package, una serie di proposte di legge finalizzate a sostenere il sistema finanziario nell’adozione delle nuove tecnologie digitali sulla base del principio  “same activity, same risks, same rules”. Il pacchetto si compone di tre proposte di regolamento finalizzate a promuovere la sicurezza informatica dei sistemi finanziari (DORA), la creazione di un ambiente di prova per l’adozione della Distributed Ledger Technology (Pilot regime) e la definizione di regole uniformi e coerenti in materia di crypto (Market in Crypto Asset Regulation, o MiCA).

Il problema di fondo resta quello della definizione della natura giuridica delle criptovalute, che permetterebbe di individuare l’autorità regolamentare competente.

Svizzera, locomotiva europea della regolamentazione DeFi

La posizione più avanzata a livello europeo sul piano normativo resta quella della Svizzera, dove l’autorità di regolamentazione finanziaria (Finma) ha introdotto fin dal 2018 alcune linee guida distinguendo fra asset token (assimilabili ai titoli finanziari), payment token (assimilabili a mezzi di pagamento elettronici) e utility token (assimilabili a voucher che danno accesso a servizi specifici).

Inoltre, la Finma ha incluso le criptovalute nelle sue normative antiriciclaggio. In particolare, da gennaio 2023 i cittadini svizzeri dovranno confermare la propria identità quando effettueranno trasferimenti crittografici di oltre 1000 franchi svizzeri. Questo perché evidentemente i rischi e recenti casi di abuso superano i benefici dei criptoasset.