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CRESCITA FERMA, DA BERNANKE STOP AI TASSI

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La Fed cambia fronte e dalla lotta alla recessione passa alla difesa del dollaro. Questo nel momento in cui l’arresto della crescita economica potrebbe trovare la sua conferma nei primi dati dell’anno. L’attenzione dei mercati è concentrata su mercoledì 30 aprile quando la Fed, almeno nella previsione generale, taglierà di nuovo i Fed funds di un quarto di punto riducendoli al 2%. Ma ci si attende anche che il suo presidente Ben Bernanke segnali che questo è l’ultimo e che siamo alla fine di questo ciclo di riduzione dei tassi.

Il cambiamento di rotta non è dovuto ad un miglioramento della congiuntura economica, anzi, ma piuttosto al fatto che che in tutto il mondo c’é una fiammata di inflazione dovuta alla crescita dei prezzi del petrolio e dei prodotti alimentari, che stanno anche provocando rivolte nei paesi più poveri, unite all’indebolimento del dollaro. “L’intenzione della Fed di fare una pausa nel suo ciclo di taglio dei tassi rientra in uno sforzo internazionale per stabilizzare il valore del dollaro alla luce del deterioramento dei prezzi alimentari mondiali”, spiega Ashraf Laidi della Cmc Markets Us. Solo poche ore prima dell’annuncio della decisione del Federal Open Market Committee della Fed, il Dipartimento del Commercio pubblicare la prima lettura del pil del primo trimestre dell’anno, dato che dovrebbe confermare l’arrivo della recessione.

L’attesa è per una crescita zero, se non inferiore. Ma anche un numero lievemente positivo “non deve essere letto come un segnale di ottimismo per l’economia, la tendenza è chiaramente al ribasso”, dice Meny Grauman della Cibc World Markets. Le previsioni più ottimistiche parlano di una crescita dello 0,4%, che in ogni caso sarebbe la più bassa da ciqnue anni a questa parte.

Molti analisti si aspettano una recessione di fatto dovuta alla concatenazione di quattro o cinque trimestri con una crescita intorno allo zero. Il primo segno di una recessione è la perdita di posti di lavoro e il dato che verrà diffuso venerdì 2 maggio dovrebbe confermarlo. Le previsioni sono per una perdita intorno ai 78.000 posti. “Il dato sull’occupazione sarà quello che determinerà se siamo in recessione o meno e quello che sarà pubblicato lo mostrerà chiaramente”, prevede James O’Sullivan della Ubs Securities LLC.