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Credit Suisse, ora gli obbligazionisti fanno causa all’Authority svizzera

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La vicenda Credit Suisse finisce dritta in tribunale. Un gruppo di investitori che detiene circa 4,5 miliardi di franchi svizzeri in obbligazioni ha infatti citato in giudizio l’Authority elvetica (FINMA) in seguito all’azzeramento dei bond AT1 (Additional Tier1). Lo studio legale Quinn Emanuel Urquhart & Sullivan, che rappresenta gli obbligazionisti, ha affermato che la mossa rappresenta il primo passo nella battaglia per chiedere un risarcimento ai clienti i cui beni sono stati espropriati durante l’acquisizione di Credit Suisse da parte della rivale UBS.

Ora tocca ai giudici

Questa é la prima causa legale di pubblico dominio relativa alla decisione dell’Authority svizzera di privare gli investitori di circa 18 miliardi di dollari di debito AT1 (Additional Tier 1) di Credit Suisse. Ricordiamo che il regolatore svizzero FINMA (Autorità di vigilanza sui mercati finanziari), ha emesso l’ordine di svalutazione durante le trattative di salvataggio. Ricordiamo che circa un mese fa l’UBS ha acquistato Credit Suisse per circa 3 miliardi dollari, in un salvataggio di alto profilo orchestrato dal governo elvetico e la Swiss National Bank.

Secondo alcuni degli avvocati intercettati dal Financial Times, si tratta di una delle più grandi controversie tra obbligazionisti che abbia coinvolto uno Stato sovrano. E che probabilmente impegnerà i tribunali elvetici in un processo pluriennale.

Le ragioni degli obbligazionisti di Credit Suisse

Gli obbligazionisti accusano la Finma di incostituzionalità e di non aver agito “in buona fede” e in modo “proporzionato” quando lo scorso 19 marzo ha ordinato a Credit Suisse di azzerare i 17 miliardi di dollari di debito subordinato AT1. Gli investitori non sostengono che l’azione dell’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari sia andata oltre la sua autorità legale né che l’ordinanza di emergenza del governo sia stata emanata senza la dovuta autorità. Lo studio legale Quinn Emanuel avrebbe infatti suggerito loro come mettere in discussione il diritto costituzionale del governo svizzero di evocare poteri di emergenza fosse “una strategia legale poco saggia”, scrive il FT.

Insomma, il crac di Credit Suisse, che si era “chiuso” con il rimborso ai soli azionisti e la fusione con UBS non è ancora destinato ad andare in archivio. Prima bisognerà capire cosa decreteranno i giudici elvetici: una sentenza che creerà un precedente importante, forse unico per il settore finanziario, ma importantissimo per chi opera principalmente nel segmento dei bond.