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Credit Suisse, al via fusione con Ubs. Operazione da 3 miliardi di franchi

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Dopo 5 giorni di contatti frenetici Ubs ha messo a punto un piano di salvataggio per il Credit Suisse che è stato approvato dalle autorità di vigilanza elvetiche nel pomeriggio di domenica.

L’accordo, fortemente voluto dal governo di Berna, è arrivato al termine di un fine settimana all’insegna di negoziati serrati per trovare una soluzione prima della riapertura dei mercati, ed evitare così il rischio di un effetto contagio nel settore bancario già provato dal fallimento della banca californiana Svb. Nei giorni scorsi il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, aveva rassicurato i mercati precisando che l’esposizione delle banche europee rispetto a Credit Suisse è piuttosto limitata.

In base ai termini dell’operazione, gli azionisti di Credit Suisse riceveranno 1 azione Ubs ogni 22,48 azioni Credit Suisse detenute, pari a 0,76 franchi per azione (venerdì aveva chiuso gli scambi a 1,86 franchi) per un corrispettivo totale di 3 miliardi di franchi. L’operazione non è soggetta all’approvazione degli azionisti.

Salvi i correntisti ma fortemente penalizzati sia gli azionisti di Credit Suisse (-68% la flessione del valore del titolo rispetto alle quotazioni dello scorso lunedì) sia gli obbligazioni visto che l’operazione prevede una “svalutazione completa” dei bond Tier 1 emessi per un ammontare di 17 miliardi di dollari.

“Abbiamo strutturato un’operazione che preserverà il valore rimasto nel business limitando al contempo la nostra esposizione. L’acquisizione delle capacità di Credit Suisse nei settori Wealth, Asset Management e Swiss Universal Banking rafforzerà la strategia di UBS volta a far crescere le sue attività a basso assorbimento di capitale” ha dichiarato il presidente di Ubs, Colm Kelleher.

Ubs otterrà fino a 100 miliardi di franchi svizzeri di liquidità dalla Banca centrale svizzera, oltre a garanzie per 9 miliardi dal governo svizzero per far fronte a eventuali perdite di Credit Suisse. Per Ubs si tratta di rassicurazioni importanti visto che, per come è stato strutturato l’accordo non ha alcuna possibilità di fare un passo indietro, neanche a fronte di un’eventuale opposizione dell’Antitrust.

Ubs stima che la transazione potrà accresce l’Eps entro il 2027 e che la banca rimane capitalizzata ben al di sopra del suo obiettivo del 13%. La combinazione delle due società genererà un tasso annuo di riduzione dei costi di oltre 8 miliardi di dollari entro il 2027. La fusione dovrebbe essere completata entro la fine del 2023.

Per quanto riguarda la governance Colm Kelleher sarà presidente e Ralph Hamers, attuale Ceo di Ubs, sarà Ceo della nuova entità.

Secondo quanto precisato da un comunicato di Ubs l’integrazione tra i due istituti creerà una realtà con oltre 5.000 miliardi di dollari di asset. Rafforzerà ulteriormente la posizione di Ubs quale principale gestore patrimoniale globale, con oltre 3400 miliardi di asset investiti su base combinata. Le attività combinate consentiranno di diventare un asset manager leader in Europa, con un patrimonio investito di oltre 1.500 miliardi di dollari.

Soddisfazione per l’accordo trovato è giunta dalle principali autorità internazionali.  “Accolgo con favore l’azione rapida e le decisioni prese dalle autorità svizzere. Sono strumentali per ripristinare condizioni di mercato ordinate e garantire la stabilità finanziaria” ha chiarito il presidente della Bce Christine Lagarde.

“Il settore bancario dell’area dell’euro è resiliente, con solide posizioni patrimoniali e di liquidità. In ogni caso, siamo  attrezzati per fornire liquidità al sistema finanziario dell’area euro, se necessario, e per preservare l’agevole trasmissione della politica monetaria” ha sottolineato la Lagarde.