Economia

Credit Suisse accetta il prestito della Banca Nazionale Svizzera. Cosa sta succedendo

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Credit Suisse ha accettato il prestito da 50 miliardi di franchi svizzeri messo a disposizione dalla Banca Nazionale Svizzera (BNS). Questa iniezione di liquidità servirà a rafforzare il gruppo bancario, che nella giornata di ieri è letteralmente crollato in borsa.

La decisione della banca segue di poche ore, l’annuncio effettuato dalla BNS, che nel corso della serata di mercoledì si era resa disponibile ad un intervento immediato, garantendo al colosso bancario un’iniezione di liquidità, attraverso un prestito.

Credit Suisse inoltre, ha comunicato al pubblico di voler provvedere ad effettuare una serie di riacquisti di debiti per un valore complessivo pari a tre miliardi di franchi. A fare il punto della situazione ci ha pensato direttamente Ulrich Körner, amministratore delegato del gruppo bancario, il quale ha spiegato che “queste misure sono una mossa decisiva per rafforzare il Credit Suisse, mentre continuiamo la nostra trasformazione strategica per fornire valore ai nostri clienti”.

Arriva il prestito per il Credit Suisse

Fin da subito, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari e la Banca centrale Svizzera hanno dato la propria disponibilità a fornire delle linee di credito all’istituto bancario, che in questo momento è realmente in crisi. Nel corso della notte tra mercoledì e giovedì, Credit Suisse, a sua volta, ha dato la disponibilità a prendere in prestito dalla BNS fino a 50 miliardi di franchi svizzeri, che corrispondo a circa 54 miliardi di dollari.

A far precipitare la situazione del Credit Suisse e a mettere in agitazione gli investitori è stata una ferma presa di posizione del principale azionista, la Saudi National Bank, che ieri ha detto all’agenzia Bloomberg di non aver intenzione di fornire ulteriore liquidità all’istituto. A seguito di questa presa di posizione, i titoli della banca elvetica sono arrivati a perdere fino al 30%, per poi risalire e chiudere la seduta di ieri in calo del 24%. Dopo la notizia dell’intervento della Banca Nazionale Svizzera, Credit Suisse è rimbalzata alla Borsa di Zurigo (+22,5%) dopo un crollo del 40% in avvio di seduta

Ricordiamo che la Saudi National Bank detiene, oggi come oggi, una quota di maggioranza nel Credit Suisse: il 9,8%. Complessivamente, comunque, gli arabi arrivano a detenere quasi il 20% del capitale della società attraverso le quote di Qatar Holding (5,03%) e Olayan Group (4,93%).

Le preoccupazioni

La ferma e decisa presa di posizione del principale azionista è stata un duro colpo al cuore degli investitori, che in questo momento sono particolarmente preoccupati dal rischio contagio, dopo il fallimento della statunitense Silicon Valley Bank. Neil Wilson, analista di Finalto, commentando le tensioni sui mercati ha sottolineato che sembra che ci siano sempre più investitori preoccupati. Wilson ha proseguito che nel caso in cui il Credit Suisse dovesse affrontare dei problemi esistenziali “ci troveremmo di fronte a qualcosa di tutta un’altra dimensione. È davvero troppo importante per lasciarla andare”.

A differenza di SVB, Credit Suisse è una delle 30 banche al mondo considerate troppo grandi per fallire, il che le impone regole più severe per poter resistere allo shock in caso di difficoltà.

Luigi De Bellis, co-head dell’ Ufficio studi di Equita, ha chiosato:

La quantità di liquidità richiesta è consistente se rapportata al livello di liquidità dichiarato dalla banca al 14 marzo (LCR = 150%) e all’ammontare complessivo dei depositi (233 miliardi di CHF) ed è ragionevolmente finalizzata a garantire i clienti sulla capacità dell’istituto di onorare i propri impegni, evitando una crisi di liquidità che potrebbe manifestarsi in caso di deflussi dei depositi. 

Riteniamo che l’iniezione di liquidità può essere una misura di supporto nel breve termine, ma difficilmente possa essere sufficiente a garantire una soluzione ai problemi della banca (fiducia del mercato sulla strategia/brand, ristrutturazione complessa) su cui sono necessarie misure più incisive. Non ci sono dubbi che il settore bancario italiano/EU sia più solido e capitalizzato rispetto al passato. Tuttavia, il rischio principale che vediamo con l’aumento dei timori di instabilità finanziaria è che venga colpito uno dei principali canali di trasmissione dell’economia ossia i prestiti bancari, con un deterioramento della volontà di concedere credito (sia in Europa, che in Usa)”.

Per l’analista Jérémie Boudinet, head of investment grade credit di La Française AM, Credit Suisse è uno dei pochi istituti di credito realmente a rischio di contagio dopo il fallimento di SVB, proprio per le sue fragilità ormai non più recenti.

Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente all’Università Bocconi di Milano, nel nostro speciale di oggi dedicato a Credit Suisse ha affermato che a suo avviso “non ci sarà il fallimento della banca, ma potrebbe esserci uno spezzatino“. Allo speciale, condotto da Aleksandra Georgieva, hanno partecipato anche Leopoldo Gasbarro, direttore di WSI, e Giulio Visigalli, analista del nostro centro studi. Rivedi il nostro speciale dedicato a Credit Suisse.