GINEVRA (WSI) – L’attacco alla Banca Svizzera Italiana è stato un attacco alla piazza ticinese, che qualcuno evidentemente vuole eliminare o comunque indebolire. Ne è convinto l’economista Sergio Rossi. Secondo il professore dell’Università di Friburgo se la BSI fosse stata di Zurigo o Ginevra, le due capitali finanziarie della Svizzera, molto probabilmente le autorità di controllo dei mercati sarebbero stata molto più clementi nei suoi confronti.
La BSI è stata costretta a chiudere battenti per uno scandalo di riciclaggio di denaro. Gli scandali sugli episodi di truffa hanno spinto la FINMA, la Consob svizzera, a stabilire la fine delle attività dell’istituto ticinese entro un anno di tempo. Nello specifico, la banca più antica del Canton Ticino è rea di aver violato le disposizioni in materia di riciclaggio di denaro. La banca della Svizzera italiana sarà rilevata dal fondo Efg International.
Il presidente dei banchieri svizzeri ha però negato le accuse e smontato la teoria dei “due pesi due misure”. In un’intervista concessa al Giornale del Popolo Claude-Alain Margelisch dell’Associazione svizzera dei banchieri rileva come non vi sia una “volontà deliberata da parte dell’autorità di sorveglianza nei confronti del Cantone o della Svizzera”.
Secondo Margelisch ciò che è successo nel caso della BSI “è un intervento che da una parte fa capo alle autorità di Singapore e di conseguenza da parte della FINMA, la quale purtroppo ha dovuto constatare come l’istituto non ha seguito gli obblighi legali che doveva porre in atto ed è questa dunque la ragione per la quale è stata sanzionata”.
Si rischia scandalo planetario
Proprio il coinvolgimento di diverse banche e non solo la BSI negli affari con la piazza di Singapore, una tendenza che non è circoscritta al Ticino o alla Svizzera, fa temere per la stabilità del settore bancario lo scoppio di uno scandalo planetario.
Tornando alla BSI, l’ordine di cessare le attività – ha osservato sempre Margelisch – non è stato un attacco al Ticino, a detta del presidente dei banchieri svizzeri. “È comunque chiaro (e questo è stato detto nella motivazione del provvedimento) che vi è un certo numero di banche coinvolte“.
“La FINMA ha chiaramente spiegato che i rischi di corruzione e di inquinamento sono oggi aumentati e per questo occorre esaminare attentamente la situazione. Ma lo si fa per l’insieme degli istituti elvetici e ovviamente non certo per quanti si trovano in Ticino, ma per il rispetto delle norme stesse e dei regolamenti”.