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C’è qualcuno che aiuta la moneta unica? Mistero sul recente recupero

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(WSI) – Iniziamo con una scena che forse è comune stamattina: il trader si sveglia, al posto degli occhi ha ancora solo due righe, con qualche passo affannoso si avvicina allo schermo, lo guarda… e mentre lo sta guardando cade il mento e la bocca si spalanca.

Il trader si stropiccia gli occhi, incredulo: l’euro può essere davvero sopra 1,2600?

Siamo veramente in un momento particolare: ieri in sole 2 ore, l’euro è salito di 250 pips da 1,2340 a 1,2598.

Siccome non c’erano notizie macro in uscita o dichiarazioni particolari da banchieri centrali, questa mossa probabilmente è un intervento tacito della SNB, di nuovo, piuttosto che una trafila di stop loss su posizioni corte.

Quest’ultimo movimento dell’euro toglierà un po’ di pressione dalla BCE perché qualcuno ha fatto già il suo lavoro.

Ovviamente il silenzio regna sovrano: nessuno sa chi è stato e questo crea dubbi nel mercato, che non sa interpretare le notizie e quindi sta fermo.

Analizziamo la price action da vicino: EurChf e EurUsd hanno iniziato a salire entrambe attorno alle ore 19 ieri, con un salto di 100 pip sull’eurchf in 2 minuti, e 78 pip sull’euro.

La reazione dell’euro è arrivata su punti tecnici e quindi non possiamo escludere che sia almeno in parte dovuto alla copertura di posizioni short. Ma una reazione congiunta su EurUsd e EurChf non può essere casuale.

Si stima infatti che la SNB abbia investito intorno al 20% del PIL su interventi ufficiali quest’anno. A livello di dati macro invece, sono stati pubblicati solamente i prezzi alla produzione della Germania ieri, che hanno mostrato un incremento delle pressioni inflazionistiche, il mese scorso.

Un dato ben atteso: con l’euro in ritirata, importiamo tutta l’inflazione che deriva dal dover pagare in dollari le materie prime come il petrolio e altri combustibili. Un’inflazione importata, quindi, non generata.

Sul fronte USA, la performance del greenback è stata mista ma non ci sono dubbi che si tratta di avversione al rischio. Il UsdJpy è sceso del 2% (ed il UsdJpy è la valuta che meglio esprime la view dei trader sul Usd), il Dow Jones è sceso di 376 punti mentre il VIX è salito al massimo da 13 mesi a questa parte.

Mentre accadeva tutto questo, i jobless claims sono usciti peggiori del previsto a 471k: ricordiamo che un recupero nel mercato del lavoro inizia ad avere conferme quando i Jobless scendono sotto il muro dei 400k. Passando sul fronte commodity block, Cad, Aud e Nzd hanno perso terreno contro il biglietto verde sulla scia dei timori che la crisi europea potrebbe minare la crescita e il recupero globale.

Il prezzo del petrolio è sceso al minimo da 7 mesi a questa parte. I dati macro canadesi forse hanno sorpreso in positivo ma nessuno li ha presi in considerazione: il panico, come sappiamo, è molto più forte come sentimento e soprattutto quando c’è incertezza e panico, le banche centrali stanno ferme. Possibile che la BoC non alzi i tassi così presto come previsto? Oggi a livello di dati macro arrivano dati europei, inglesi e canadesi.

Concludiamo la settimana, dal punto di vista tecnico, incominciando dal movimento positivo che ha interessato l’eurodollaro. Dopo aver toccato un minimo a 1.2145, minimo degli ultimi quattro anni visto tre giorni fa, abbiamo assistito ad una ripresa di 500 punti che ha riportato il livello dei prezzi al di sopra di 1.26.

Un grafico giornaliero può aiutarci a meglio comprendere cosa attendersi nelle prossime ore. È evidente che la tendenza di fondo sia ancora pesantemente a favore del dollaro, che ha spazio di indebolimento temporaneo sino all’importante livello di 1.31 figura (livello indicato dalla linea discendente che congiunge i massimi decrescenti, racchiudendo la discesa del cambio da dicembre, confermato staticamente da un minimo del 28 aprile e da un massimo del 10 maggio): oltre questo ultimo “baluardo” potremmo considerare la ripresa della moneta unica qualcosa davvero di “più forte” con obiettivi a 1.33, 1.3660 ed il più ambizioso 1.40 figura (questi sono dati rispettivamente dal 38.2-50-61.8% di ritracciamento della tendenza di discesa dal doppio massimo di 1.5140 al minimo di tre giorni fa).

Come livello al di sotto del quale potremmo assistere nuovamente ad una ripresa della forza del dollaro nell’immediato, vediamo 1.2440, triplo massimo degli ultimi due giorni di trading.

Successivamente al movimento laterale mantenuto da alcuni giorni, alla fine il UsdJpy ha ripreso a muoversi: in questo caso verso il basso, andando fra ieri e questa notte a creare un buon livello di supporto prossimo ad 89 figura (grazie alla coincidenza di due minimi).

Ora i prezzi si sono risollevati di un centinaio di punti dai minimi, ma oltre a quello visto nella notte crediamo possa essere utile tenere a mente il supporto giornaliero in area 88.50. Solamente un ritorno dei prezzi al di sopra di 90.80-91 figura, suggerirebbe di accantonare temporaneamente la visione ribassista, a favore invece di una ripresa del dollaro con primo obiettivo a 93.50.

Vediamo ora il cable, che ha mostrato un interessantissimo continuo test del livello di supporto a 1.4250 (per ben 4 volte) prima di risalire di 200 punti. Ora ritroviamo come resistenza un altrettanto interessante livello, 1.4470-1.45, dove si sono concentrati una lunga serie di massimi orari negli ultimi quattro giorni di scambi. Attenzione, evidentemente, al superamento di quest’ultimo che potrebbe essere in grado di catapultare il cambio al successivo punto di resistenza di 1.4750.

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