Economia

Costruire sviluppo invece di cercarlo

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

La costruzione della recente metropolitana di Napoli ha avuto alterne vicende. In particolare il cantiere della stazione di Piazza della Borsa è rimasto aperto per molto più tempo del previsto. Si dice che un anziano signore abitante della zona, evidentemente stufo del disagio causato dai lavori e dalle continue previsioni sbagliate di apertura della stazione, un giorno si sia presentato presso il cantiere chiedendo del responsabile. Al capo cantiere l’arzillo signore pare abbia chiesto: “Scusate ma ‘sta metropolitana la state facendo o la state cercando?”

I recenti dati sulla occupazione USA, così come quelli del nostro paese, sono un’ ulteriore doccia fredda sulle speranze di una “ripresa”, un segnale di incertezza sulla uscita della crisi. Eppure di cose, dal 2008 in poi, ne sono state fatte: miliardi di euro e dollari gettati nel mercato con manovre di quantitative easing, acquisti di titoli da parte degli istituti centrali, sgravi fiscali, flessibilità sul lavoro, incentivi vari fino, recentemente, ad arrivare a parlare dell’ultima ratio delle misure di stimolo, i soldi a tutti “gettati dal elicottero”.

Arrivati a questo punto è evidente che chi avrebbe dovuto fare qualcosa per rilanciare lo sviluppo, quest’ultimo lo abbia “cercato” più che “costruito” confermando il dubbio sulla gestione dell’economia, così ben enunciato dal signore napoletano a proposito della metropolitana. Perché, arrivati a questo punto, è chiaro che una nuova economia va costruita e non semplicemente cercata.

Tali interrogativi iniziano a sollevarsi un po’ dovunque. Un recente articolo apparso sul New York Times, a firma del prof. Justin Wolfers dell’università del Michigan, pone apertamente la questione: “se l’economia è malata, i politici sono ben lontani dall’essere preparati“.

A indicare ancor di più tali incapacità, dei politici ma anche degli economisti che li consigliano, afferma: “una buona gestione dell’economia non si concentra sui successi di oggi ma piuttosto sulla possibilità dei fallimenti di domani.Da questo punto di vista siamo in pericolo.

La constatazione di questi fatti porta però a far emergere un dubbio ancora più profondo, dove forse si annida la vera causa del problema: e se le conoscenze utilizzate per affrontare tale problema non fossero quelle adeguate?

Che l’attuale economia, intesa come disciplina che studia i fenomeni economici, non sia adeguata fu un tema già sollevato nel lontano 2008 da parte della regina Elisabetta che, in occasione di una sua visita alla London Business School of Economics, chiese come mai gli economisti, che studiano la materia, non erano riusciti a prevedere la crisi che stava arrivando. Le risposte (tardive) non poterono far altro che confermare l’inadeguatezza della “scienza” economica causata da vari fattori: dalla spinta verso una modellizzazione matematica di macro fenomeni (basata su presupposti irreali) ad un abbandono dello studio della dimensione sociale e storica (che pure determinano le condizioni economiche).

Ciononostante si va avanti per la stessa strada e, come un vecchio adagio ci ricorda, se continuiamo a fare le stesse cose non possiamo aspettarci risultati differenti.

Lo sviluppo economico, come le metropolitane, non va cercato ma costruito, dal basso. L’azione di ogni singola impresa, agente primario dell’economia, è importante come la picconata di ogni singolo operaio in un cantiere: essa può andare nella direzione giusta (contribuire alla costruzione) o sbagliata (perpetuare, nel caso dell’economia, una sterile sopravvivenza del singolo destinata allo spegnimento suo e di chi gli sta intorno a causa del mancato/ritardato sviluppo). Dunque o l’economia si decide ad accogliere questa prospettiva, della quale già si occupa la Corporate Strategy, oppure è meglio lasciar perdere gli economisti, e rivolgersi a chi ne sa di quella Corporate Strategy che da sempre ha al centro dei suoi studi il “comportamento” delle aziende.

E’ certamente una opzione radicale ma, come diceva il signore a Napoli, questo sviluppo lo stiamo facendo o lo stiamo cercando?