Società

COSI’ TREMONTI POTREBBE MANDARE IN PENSIONE FAZIO

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

L’obiettivo è dichiarato. Il come è tutto da vedere. Giulio Tremonti ormai lo va dicendo in giro, e con chiarezza, che vuole sbarazzarsi di Antonio Fazio. Il Governatore lo sa e ha deciso di sfidarlo, apertamente. Come ieri all’assemblea dell’Abi, l’associazione delle banche italiane.

A fianco di Tremonti – come su altre questioni – c’è il premier Silvio Berlusconi ma non le altre cariche istituzionali, a cominciare da quella che sta sul Colle, al di là dell’ antica scarsa simpatia reciproca tra Carlo Azeglio Ciampi e Fazio. Una partita delicatissima ma che ormai è cominciata.

Tremonti e Berlusconi sanno – non da oggi – che Fazio rappresenta, per entrambi, un possibile competitore in grado di coagulare un consenso ampio trasversale tra i due schieramenti di centro destra e centro sinistra, con il supporto di buona parte del mondo cattolico e certamente di quella parte che ha politicamente maggiore peso. E con Fazio, questa volta, sembrerebbe esserci anche An.

Ieri Fazio ha detto che ci vuole un’altra politica economica, diversa da quella impostata, appunto, da Tremonti. Un intervento sulla scia delle ultime Considerazioni, ma decisamente più netto nei toni, ancorché apparentemente ammorbidito dalle tipiche espressioni linguistiche cui ricorre il Governatore: «L’assorbimento di liquidità attraverso l’acquisizione di entrate straordinarie, pari, sinora a circa 8 miliardi di euro, lo 0,6% del prodotto interno lordo, si è reso necessario per evitare allo squilibrio di bilancio di approssimare la soglia del 3%».

Fazio ha detto che con i condoni fiscali si è evitato di sforare il target principale del Patto di Maastricht, che indica il tetto del rapporto deficit/pil al 3%, ma si sono drenate risorse, peraltro in una fase negativa del ciclo. E non si può dire che il ministro dell’Economia, infastidito dai troppi consigli, abbia replicato con argomenti forti: «Questo paese non ha preso nessun avvertimento dalla Ue nel 2001, non ne ha presi nel 2002 e vi assicuro che nonostante i gufi, non li prenderà nemmeno nel 2003».

Certo, ha aggiunto che con la prossima Finanziaria («che sarà più di semina che di raccolta») ci saranno «passaggi difficili sia sul piano politico che sociale». Ma questo non sembra corrispondere al: «E’ urgente, necessario procedere con chiarezza di obiettivi e di strumenti, con determinazione, con sicurezza», scandito poco prima dal Governatore della Banca d’Italia. Né può essere ritenuta una risposta la minaccia di sottrarre, privatizzandolo, il servizio di tesoreria ora svolto, per effetto di una convenzione, dalla Banca centrale.

Nella guerra tra Fazio e Tremonti gira anche un proiettile al quale in pochi – per ora – sembrano attribuire capacità esplosiva. Comunque conviene raccontarlo. Secondo alcune voci – non confermate a Via XX settembre – il ministro avrebbe anche pensato di pensionare (nel vero senso della parola) il Governatore. L’idea – stando alle voci – si concretizzerebbe in una norma da inserire, ad esempio, nel disegno di legge per la riforma delle Authority per fissare a cinque anni il mandato del Governatore e a 65 l’età massima per l’esercizio della carica. Vincoli ora non previsti. Come non è prevista alcuna separazione tra l’attività di vigilanza e quella antitrust.

Fazio è del 1936 e quando ha compiuto i 65 anni non ha presentato le dimissioni di rito, come fecero nel passato lo stesso Ciampi o Guido Carli. Fazio non ha rispettato la tradizione delle dimissioni di rito nemmeno nel suo decennale che, al contrario, ha celebrato con un’intervista all’Ansa apparsa più come un programma di legislatura che come un bilancio di fine attività. Tremonti non ha affatto gradito né l’una, né l’altra innovazione.

Ma Fazio – stando ai rumors – avrebbe anche già risposto, preventivamente, alla possibile mossa di Tremonti sul terreno pensionistico. Un messaggio per ricordandogli che per le pensioni della Banca d’Italia vale il principio dell’interna corporis. Nei giorni scorsi, infatti, il segretario generale di Via Nazionale Cesare Augusto Giussani ha presentato ai sindacati dell’istituto la proposta del Governatore e degli altri membri del Direttorio di portare, anche se su base volontaria, l’età della quiescenza per i dipendenti della Banca fino a 68 anni. Non si sa mai, verrebbe da aggiungere. Ieri Fazio e Tremonti non si sono nemmeno salutati ma oggi saranno a colazione insieme.

Copyright © Il Riformista per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved