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COSA ASPETTARSI LA SETTIMANA PROSSIMA

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Nell’ultima settimana, pur restando costante l’elevata volatilità intraday, hanno iniziato a manifestarsi con maggiore evidenza i primi segnali di pessimismo sul mercato. Gli indici sono stati in balia di 1200 trimestrali americane e ancora una volta a operare è stato soprattutto il retail. Quello che colpisce è la mancanza di quelle prese di beneficio sostanziose che si sarebbero potute immaginare dopo la sbornia immotivata delle precedenti settimane. In realtà il fatto che venerdì ci fosse un importante data di scadenza opzioni, dopo che dalla precedente il mercato era stato soggetto a grossi sbalzi (che avevano spostato molto le posizioni dei grossi investitori dagli strike price), può spiegare questa “artificiale” tenuta delle borse. Dalla prossima settimana, complice anche la prima batteria di dati macroeconomici negativi e le previsioni poco incoraggianti che sono giunte da molti titoli della tecnologia, il mercato dovrebbe ridimensionare la propria dinamica. L’unica costante immancabile nelle sedute sarà la volatilità, legata soprattutto e sempre alle incertezze sul fronte politico (anche perché difficilmente vi sarà un forte ritorno di volumi sul mercato).

Dopo aver smaltito l’effetto opzioni sotto i riflettori la prossima settimana ci saranno tutti i titoli che hanno continuato a sovraperformare anche rispetto al pur bizzarro mercato la scorsa ottava, ma soprattutto i più ciclici. Tra i late cyclical i più a rischio sono i telefonici, specie quelli italiani. I bancari saranno divisi nella loro dinamica dal doppio driver della BCE da una parte e della speculazione dall’altra. Per i titoli del risparmio gestito bisogna tenere soprattutto l’eccesso di entusiasmo con il quale sono stati accolti alcuni dati di bilancio, ma soprattutto la stretta correlazione con la dinamica di mercato, che ne potrebbe negativamente sovra-impattare i movimenti in caso di rientro degli indici. Gli energetici hanno sofferto a vario titolo di forti penalizzazioni in settimana, con particolare riguardo a quelli petroliferi. La loro valenza difensiva potrebbe essere il tema in grado di guidare le ricoperture dopo le recenti vendite forzate. Nei media l’attenzione va soprattutto a Mediaset, il titolo che ha subito le variazioni più consistenti nella passata settimana.

La notizia sull’UMTS francese ha continuato a dare slancio al settore tlc che era già risultato recuperare in modo molto “tirato”. Inoltre l’approvazione del piano Olivetti all’assemblea del 13 ottobre ha dato una spinta in più alla filiera Olimpia. Se nel medio periodo un investimento su Telecom e Tim può risultare strategico, i recenti guadagni sono stati accumulati con troppa fretta e in modo troppo consistente. Telecom si trova praticamente esposta a un possibile downside senza supporto tecnico prima dei €7.78; mentre Tim, dopo aver inutilmente cercato di forzare e consolidare la resistenza dei €6.05, rischia un possibile arretramento nello scenario peggiore fino ai €5.33. Ma a rischio è soprattutto Pirelli: vero è che la società aveva recuperato meno, sia a causa dell’effetto holding che del profit warning della Nexas, ma le sole speculazioni (ritornate puntualmente in borsa) su possibili accorciamenti della catena di controllo non possono essere un supporto stabile delle quotazioni e aprono il rischio di un rientro anche rapido. Del resto il titolo è ormai lontano dai principali target delle case di investimento e, dopo aver senza successo tentato di portarsi sopra la soglia tecnica degli €1.8, rischia di tornare fino al supporto degli €1.4 (per altro maggiormente in linea con il sul NAV).

Tra i titoli tecnologici sarà interessante valutare come il mercato metabolizzerà le indicazioni che in settimana sono venute da società come STM, Nokia, Intel, Texas Instruments. Con StM che, nonostante il recupero, non è riuscita a sfondare la soglia dei €32.45 si apre un rischio di ulteriore rientro anche per le quotazioni di Finmeccanica. Il titolo ha provato due volte a forzare la resistenza di €0.9064 senza riuscirci e ora ha spazio di profit taking da €0.9429 a €0.8151; anche se va segnalata una tendenza del titolo a prove di decoupling sulla controllata StM grazie al driver da una parte del ripreso interesse per l’investimento i Aerospazio&Difesa e dall’altra per le speculazioni su un possibile cambio al vertice.

I titoli finanziari, oltre a risentire negativamente (per l’impatto sulla forbice) di un eventuale intervento di politica monetaria da parte della BCE, vanno seguiti in questa fase con attenzione specie in relazione alle speculazioni su possibili riassetti che interesserebbero le realtà maggiori. Ripresa la fase delle alleanze il più importante obiettivo è San Paolo Imi, che sembra agire in forte accelerazione nelle trattative con Cardine. Non a caso il titolo risulta anche quello con uno dei bilanci peggiori in settimana, in controtendenza con la chiusura dell’indice settoriale. Il primo impatto di una possibile aggregazione con il polo emiliano-veneto sarebbe diluitivo in termini di EPS e solo nel medio periodo (quindi troppo lontano per essere incorporato nei prezzi) si manifesterebbero i miglioramenti sinergici. Ma molta attenzione anche all’accoppiata BNL-MPS, il cui avvicinamento sembra allontanarsi dalla possibilità di un passaggio attraverso Generali. Da questi movimenti speculativi legati a riassetti di alleanze sembra beneficiare Mediobanca, in primo piano soprattutto in vista della riunione di fine mese (29 ottobre) nella quale si discuterà sia il bilancio che, soprattutto, del rinnovo dei vertici. Le manovre che si stanno configurando lascerebbero isolata la Banca di Roma e questo potrebbe peggiorare le breve la situazione, anche alla luce della riduzione delle stime del piano triennale.

Dal lato dei titoli del risparmio gestito più che mai si consiglia cautela intorno alla Bipop, anche perché in settimana si sono continuate a vedere mani forti lavorare sul titolo e questo lascia particolarmente esposto a rischio il piccolo risparmiatore. Eccessiva è sembrata anche l’euforia con la quale sono stati festeggiati i dati di Mediolanum, specie se si considera che in questa fase di mercato la società trasferisce la raccolta su forme di investimento a minore valore aggiunto.

I nuovi minimi del petrolio hanno penalizzato fortemente i titoli energetici legati al brent, anche se la cosa davvero strana nel MIB30 è stata la sottoperformance sull’indice settoriale di Saipem, che in realtà ha con il petrolio una correlazione sfalsata di mesi e quindi dovrebbe vedere risultati in crescita da ora in avanti. Una parziale giustificazione potrebbe essere lo switch operato dai grandi investitori dai titoli dell’impiantistica a quelli della raffinazione (leggi Erg…): tuttavia Saipem conserva più che mai dopo i recenti ribassi tutta la propria valenza difensiva. Essendosi portato bruscamente in prossimità del supporto a €4.87 potrebbe esservi spazio per un rimbalzo (anche guidato da ricoperture) fino alla resistenza dei €5.3. Qualche spazio di recupero dovrebbe averlo anche l’Eni, fortemente venduta specie sul finire della settimana. Il titolo ha testato con forza il supporto dei €13.33, la cui tenuta sarà determinante per creare la base di un rimbalzo.

Diverso il discorso per l’Enel, penalizzata in prima battuta per l’operazione Camuzzi. A parte considerazioni di natura economica (sembra troppo alto il prezzo pagato, anche se la differenza la farà il valore di cessione dell’ulteriore 60% della società), il vero timore del mercato è di veder sfumare quel maxi dividendo che ha fatto a lungo da driver alla quotazione. Se questa ipotesi dovesse trovare conferma il downside potrebbe accentuarsi. Per altro il 24 ottobre è attesa la sentenza del Tar sulla cessione della quarta genco e il titolo potrebbe reagire alla notizia almeno nel breve. Ancora difficile la situazione dell’Aem, che non riesce a consolidare la soglia dei €2 e che in settimana è stata oggetto di downgrade che ne fissano il prezzo obiettivo su valori molto inferiori alle quotazioni attuali (fino a €1.6). Per il 26 ottobre è stata convocata l’assemblea del gruppo.

Tra i titoli tradizionali la Fiat si segnala ancora come investimento a rischio. Anche se i valori sui quali quota attualmente possono essere compatibili con una parziale sottovalutazione (specie alla luce del fatto che la società si sta spostando sempre più verso il meno ciclico settore dei servizi), la dinamica del comparto auto continuerà nel breve a pesare sui risultati. Per di più la comunicazione di fine settimana degli effetti della cassa integrazione non aiuta il sentiment sul titolo. L’appuntamento più importante in questo caso è per la fine del mese, con l’assemblea del 31 ottobre in cui non solo si approveranno i conti ma saranno anche stimati gli effetti del rallentamento post-11 settembre sulla società. Il titolo per altro si trova imprigionato in un ampio canale di trading range (€19.19-€16.56) che offre ben poca protezione in ottica di speculazione a breve.

Dal punto di vista delle trimestrali, dopo i 1200 bilanci rilasciati questa settimana, anche la prossima vedrà una pari sequenza di dati. Questa volta è però inferiore il numero di società di rilievo (considerate leading indicator dal mercato) che comunicheranno l’evoluzione nel terzo trimestre. Tra i tecnologici di maggior rilievo per il comparto pc martedì sarà la volta di Compaq, mentre per i titoli internet l’appuntamento è con Amazon sempre martedì. Altre importanti società di rilievo saranno tra i titoli tradizionali DuPont, Volvo, EastmanKodak (mercoledì) e Goodyear (giovedì); per le tlc AT&TG (martedì); negli energetici Philips Petroleum (mercoledì) e ChevronTexaco (giovedì); nei finanziari America Express e Moody’s (lunedì); nei tecnologici Sonera, Vitesse Semiconductor (lunedì), Lucent, Agere (martedì), BroadVision, Chartered Semiconductor (mercoledì), Level 3Com e Sony (giovedì). Ancora una volta più che il dato relativo al terzo trimestre (di difficile valutazione vista la sequenza di proft warning che ha preceduto questa stagione di trimestrali) l’importante sarà monitorare l’outlook delle società per il futuro e la loro visibilità sugli utili del 2002.

Qualche preoccupazione in più inizia a emergere dagli indicatori macroeconomici, specie quelli di fiducia (tracollo dell’Indice Fed di Philadelphia in Usa e dell’Ifo in Germania). Ancora una volta il massimo dell’attenzione andrà per i dati americani. La settimana si aprirà con il Leading Indicator del mese di settembre, atteso in calo per il secondo mese successivo, a dimostrazione di un previsto peggioramento nel breve-medio periodo. Giovedì sarà diffuso il dato sui sussidi di disoccupazione (trend in peggioramento dopo i dati di questa settimana) e soprattutto quello sugli ordinativi di beni durevoli (in questo caso si consiglia di guardare al dato netto della componete Difesa). La settimana si chiuderà con il dato di venerdì: la rilevazione definitiva della Fiducia dell’Università del Michigan (inizialmente il dato era stato superiore alle attese). In Europa l’attenzione sarà catalizzata dalla riunione della BCE del 25 ottobre; dopo che nei giorni scorsi sono giunte indicazioni vaghe e contrastanti sulla politica monetaria. Il mercato continua a scontare u taglio dei tassi per un totale di 50 punti base da qui alla fine dell’anno; ma una indicazione rilevante la si ricaverà dai dati preliminari di inflazione per il mese di ottobre in Germania lunedì e in Italia martedì. La conferma di un sostanziale trend al rientro è fondamentale per garantire l’operatività in senso espansivo della BCE. Diversi gli indicatori diffusi in Italia la prossima settimana oltre al CPI: ordini e vendite all’industria per il mese di agosto lunedì e la bilancia commerciale venerdì.

*Donatella Principe è responsabile della ricerca economica presso il centro studi del Gruppo
Banca Popolare di Vicenza.