Economia

Conti correnti, occhio al saldo per evitare segnalazioni

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

L’articolo fa parte di un lungo dossier pubblicato sul numero di gennaio del magazine Wall Street Italia dal titolo The Great Reset relativo al piano di ristrutturazione dell’economia mondiale post Covid.

di Valeria Panigada

Attenzione al saldo del proprio conto corrente. Con l’entrata in vigore delle nuove regole europee sulla gestione delle sofferenze sono cambiati alcuni aspetti del rapporto tra banca e cliente.
Nello specifico, si parla degli addebiti automatici e delle possibili conseguenze per chi va in rosso. Basterà davvero uno sconfinamento di 100 euro per vedersi bloccare i pagamenti ed essere segnalato come cattivo pagatore? Non è così automatico, come si teme, ma il rischio c’è. Facciamo chiarezza.

Conti correnti, soglie da rispettare

Innanzitutto, lo sconfinamento sul conto deve superare due livelli: la “soglia di rilevanza”, pari a 100 euro per i privati (500 euro per le imprese) e la “soglia relativa”, pari all’1% dell’esposizione totale (prima era al 5%). Per esempio, se l’esposizione verso la banca – possono essere mutui e altri finanziamenti – è di 100.000 euro, si può andare in rosso sul conto corrente fino a 1.000 euro senza far suonare il campanello di allarme. Ovviamente se si ha un conto affidato, ovvero se il conto prevede un fido, il problema nasce se si oltrepassa di 100 euro il fido.
Lo sconfinamento deve poi protrarsi per oltre 90 giorni consecutivi, ovvero tre mesi, prima che venga dichiarato il default. Il regolamento Eba (European Banking Authority), scattato lo scorso primo gennaio, ha introdotto criteri più stringenti da quelli finora utilizzati:  la soglia relativa è scesa dal 5 all’1 per cento.
Inoltre ha introdotto degli automatismi per cui le banche devono classificare in stato di default il cliente che non adempia per tre mesi alle proprie obbligazioni, qualora, come detto, l’ammontare dell’inadempimento sia superiore sia a 100 euro sia all’1% del totale dei suoi debiti verso l’istituto.
Le nuove norme comportano anche lo stop alle compensazioni tra diverse linee di credito e raddoppiano la durata dello stato di default che permane, dopo la regolarizzazione dei pagamenti, per 90 giorni; fino allo scorso 31 dicembre, invece, lo stato di default terminava saldando i debiti pregressi.

Cosa succede se si sconfina oltre le soglie per oltre tre mesi?

Per molti italiani, alle prese con le conseguenze economiche subite a causa dell’epidemia da Covid-19, si potrebbe prospettare il rischio di uno stop ai pagamenti di utenze, rate di finanziamenti e spese varie. Ma ancora più grave, si potrebbe essere segnalati alla Centrale rischi come cattivo pagatore, passaggio che si traduce in tre anni di blocco totale nei rapporti con le banche, dai nuovi prestiti alle carte di credito.
“Le centrali di rischio hanno una memoria di dieci anni, quindi se vengo segnalato rimango visibile come cattivo pagatore per dieci anni”, puntualizza l’avvocato Antonio Tanza, presidente di Adusbef, l’associazione a difesa dei consumatori specializzata nel settore finanziario, bancario, assicurativo, postale, delle telecomunicazioni e dei trasporti. Bisogna però precisare che la segnalazione non è automatica. In altre parole, non vi è alcun automatismo tra la classificazione a default (superamento delle soglie) e la segnalazione a sofferenza in Centrale dei rischi. Le banche segnalano un cliente “in sofferenza” solo quando ritengono che abbia gravi difficoltà a restituire il suo debito, dopo aver condotto una valutazione della sua situazione finanziaria complessiva e non basandosi su singoli eventi temporanei.

“È la banca che segnala il cliente alla Centrale dei rischi e quindi è a sua discrezione – aggiunge Tanza –. Ovviamente la banca considererà il patrimonio complessivo del cliente e quindi sarà più disponibile a chiudere un occhio con chi ha una certa disponibilità”. Quindi, non è detto che basti uno sconfinamento per somme anche solo di 100 euro per dar automaticamente luogo a una segnalazione a sofferenza, con il conseguente rischio di compromettere o rendere più oneroso il futuro accesso al credito del cliente presso l’intero sistema bancario.

Insomma, queste nuove regole sui conti correnti non vietano che si possano consentire sconfinamenti: come già ora, le banche, nel rispetto delle proprie policy, possono consentire ai clienti di sconfinare oltre la disponibilità presente sul conto (o, in caso di conto affidato, oltre il limite di fido).
La possibilità di sconfinare non è però un diritto del cliente, ma una facoltà concessa dalla banca, che solitamente applica commissioni. “Se le banche non saranno abbastanza elastiche a gestire questi rapporti e metter in atto questa normativa con intelligenza, sarà una piccola tragedia – commenta il presidente di Adusbef – perché il 70/80 per cento dei conti rischia di scoprirsi e di dare problemi”. Il fenomeno sarà ampio comunque, e riguarderà non solo chi ha acceso dei debiti o dei finanziamenti, ma anche chi non ne ha nessuno ma per una spesa imprevista vìoli le due soglie (assoluta e relativa) per 90 giorni. “L’auspicio è che ci sia un intervento urgente da parte del governo affinché provveda quantomeno a una sospensione temporanea delle nuove regole Eba”. aggiunge Tanza.

Conti correnti, attenzione al saldo

“A creare il problema saranno più facilmente una singola bolletta, soprattutto se viene domiciliata, una rata di finanziamento o una spesa improvvisa ma piccola, come quella di tenuta del conto o i bolli di tenuta conto titoli, che può passare inosservata senza destare troppe preoccupazioni – avverte l’avvocato Tanza  –. Soprattutto perché l’estratto conto di solito viene emesso dalla banca ogni tre mesi (ossia 90 giorni, che equivale proprio al periodo di tolleranza allo sconfinamento) e quindi si rischia di scoprire di essere in rosso e cadere in questo meccanismo quando ormai è troppo tardi”.

Consigli utili

Quali consigli per evitare di vedersi stoppato un pagamento o, peggio, essere segnalato alla Centrale rischi? “Innanzitutto – risponde il presidente di Adusbef – controllate il saldo dei conti correnti ogni mese. Bisogna essere attentissimi non ogni 90 giorni, ma ogni 30, per verificare se sono arrivate delle spese improvvise e se c’è qualche sconfinamento”.
Verificare quindi anche tempi e limiti di spesa delle proprie scadenze. In caso di difficoltà è bene contattare il direttore di banca o il proprio gestore di relazione per allertarlo sulla propria situazione critica e cercare una soluzione. Ma anche qui occhi ben aperti, avverte Tanza: “Purtroppo la banca potrebbe anche approfittare della situazione, incentivando molti più clienti ad aprire un fido e facendo pagare così le relative commissioni. Ci sarà grande fantasia in materia”. È bene quindi anche conoscere il contratto stipulato con la propria banca, verificare le commissioni sugli sconfinamenti e fare bene i propri calcoli.