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ConsulenTia 2018, Allianz GI: rendimenti Bond saliranno poco

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Una correzione dei mercati azionari dopo un gennaio troppo euforico, in parte dovuto all’approvazione della riforma fiscale di Trump, era da mettere in conto. Una presa di profitto come quella del Fast Crash dei giorni scorsi “ci sta, ma fa impressione che sia partita all’indomani di dati economici assolutamente molto positivi”, come quelli americani del report occupazionale e della produzione industriale. Il balzo della volatilità non fa male ai mercati, ma è probabilmente un esempio di quello che potrebbe succedere nel mercato nel 2018.

Lo ha detto Massimiliano Maxia, Fixed Income Product Specialist Allianz Global Investors in un’intervista concessa a Wall Street Italia in diretta dall’auditorium Parco della Musica a Roma, in occasione di ConsulenTia 2018, evento organizzato da Anasf, sottolineando che i fondamentali economici sono molto buoni con una crescita sincronizzata globale di Europa, Stati Uniti e mercati emergenti. Anche l’economia italiana sta lentamente migliorando e la Bce continua a comprare, offrendo una difesa al mercato. Si parla quindi di un “mercato più complesso”, ma con opportunità di guadagno interessanti, in cui “avere un gestione veramente attiva diventa fondamentale” sia per l’obbligazionario sia per l’azionario.

“I rendimenti obbligazionari saliranno ancora, ma non in maniera troppo importante”. C’è bisogno dunque di una gestione molto attiva: prima qualsiasi cosa compravo performava tutto sommato positivamente, mentre ora è necessario una strategia di investimenti più selettiva. Nell’obbligazionario in questo contesto “avere la componente governativa sarà importante nei portafogli”.

Il mercato ha pensato subito a tassi di interesse più alti, però non siamo in una situazione di pericolo. Il rendimento sui Treasuries decennale non ha ancora toccato il 3%. Nella precedente correzione il rendimento era arrivato al 3,3% e il tasso sui Bund di riferimento è salito oltre l’1,2%. “I rendimenti potranno ancora salire” e “c’è sicuramente molta volatilità rispetto a prima”, perché il mercato è poco abituato a ragionare su certi temi che prima erano di attualità come l’inflazione e il fatto che le politiche monetarie incominciano a essere meno accomodanti, soprattutto negli Stati Uniti.