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COME VA IL MERCATO? NE’ SU, NE’ GIU’. E’ PIATTO.

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Come si giudica il mercato azionario americano nella sua globalita’? Si potrebbe dire che, mentre il Dow Jones Industrial Average e’ sceso del 12% dall’inizio dell’anno, il Nasdaq continua a salire guadagnando il 13%.

La domanda – ed anche la risposta – sono meno banali di quanto sembra poiche’ molti investitori sentono il bisogno di un riferimento a cui paragonare l’andamento dei propri portafogli titoli. Cosi’ anche la Federal Reserve, preoccupata che l’ottimo andamento del mercato potrebbe far aumentare le spese dei consumatori.

Una risposta chiara e precisa, tuttavia, esiste ed e’ rappresentata dal Wilshire 5000 Total Market Index, un indice proposto nel 1974 da Dennis A. Tito, chairman e CEO della californiana Wilshire Associates. Secondo l’indice, dal primo gennaio 2000 il mercato e’ rimasto quasi invariato, in perdita dell’1,5%.

Il funzionamento del Wilshire 5000 e’ molto semplice. Questo, infatti, misura il valore totale di mercato di tutte le societa’ quotate sui listini americani – attualmente piu’ di 7000 – da Microsoft e General Electric alle piu’ piccole ed insignificanti.

In questo periodo, l’indice e’ trattato intorno a quota 13600 e, poiche’ ogni punto equivale a circa 1,16 miliardi di dollari in capitalizzazione di mercato, sembra che il valore totale delle societa’ quotate negli Stati Uniti sia superiore ai 15,8 mila miliardi di dollari.

Da questo si deduce perche’ Alan Greenspan, chairman della Federal Reserve, sia cosi’ interessato al Wilshire 5000 e lo tenga sempre presente come misura del mercato. Tuttavia, le societa’ d’investimento ancora non lo considerano molto importante e, nel raro caso in cui venga menzionato, arriva in coda allo storico Dow Jones Industrial Average, al Nasdaq Composite, allo Standard & Poor’s 500 ed al Russel 2000. Questi indici, purtroppo, rappresentano solo una parte del mercato.

L’unico neo – per molti un pregio – del Wilshire 5000 e’ comunque il fatto che questo raccolga al suo interno ogni sorta di titolo. Secondo quanto annunciato da Wilshire Associates, al 31 dicembre scorso l’indice era composto dal 29% di titoli tecnologici, dal 25% di beni di consumo, 14% titoli finanziari, 10% di materiali e servizi, 9% di societa’ pubbliche, 5% di beni strumentali, 5% energetici, 2% beni durevoli, ed infine 1% trasporti.

Naturalmente, qualora un investitore sia esclusivamente interessato al settore tecnologico conviene tenere presente un indice indirizzato a quel settore – il Nasdaq – mentre se si e’ piu’ propensi al mercato delle ‘big-caps’ e’ meglio tenere d’occhio l’indice S&P 500.

Per chi vuole investire su un fondo indicizzato al Wilshire, Vanguard Group offre il piu’ grande con 22 miliardi di dollari in attivita’, mentre T. Rowe Price, Fidelity, Schwab e la stessa Wilshire ne propongono altri.