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Come le agenzie di spionaggio manipolano i social media

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New York – I social media usati dai servizi segreti occidentali non solo come raccolta di informazioni ma anche per fini propagandistici e per creare identita’ fittizie a favore di operazioni segrete.

In uno studio condotto dal Mediterranean Council for Intelligence Studies (MCIS), intitolato “L’avanguardia nella raccolta gratuita di informazioni dell’intelligence strategica”, viene spiegato come Facebook, Twitter, YouTube e una moltitudine di altre piattaforme social – SlideShare, Quora, Glassdoor, YouTube, Flickr – sono sempre più viste dalle agenzie di spionaggio come preziosi canali di acquisizione di informazioni.

Quello che l’inchiesta omette, tuttavia, è l’utilizzo dei social media da parte delle agenzie di spionaggio per altri scopi. E il fatto che le tecnologie di oggi offrono ai governi nuovi modi per monitorare e spiare i movimenti di protesta.

L’analisi ci porta a credere che i social media siano soltanto uno strumento per la raccolta di nomi e numeri, mentre in realtà una serie di altri rapporti hanno dimostrato come essi siano usati per la propaganda, anche con la creazione di identità fittizie a favore di operazioni segrete.

Pratiche discusse in “Army of Fake Social Media Friends to Promote Propaganda” (l’Armata di finti amici sui social media per promuovere propaganda), in “Social Media: Air Force ordered software to manage army of Fake Virtual People”, (Social media: l’aeronautica militare ha ordinato un software per gestire l’armata di falsi profili virtuali”) e in “Pentagon Seeks to Manipulate Social Media for Propaganda Purposes”, (“Il Pentagono prova a manipolare i Social media a scopo di Propaganda”), pubblicate su Global Research nel 2011.

Il report di MCIS si fonda in parte sulla struttura della Primavera araba che presumibilmente “spinse il Governo statunitense a sviluppare linee guida per raccogliere informazioni dai social network”. Escludendo il fatto che il governo statunitense fornisca “addestramento degli attivisti” stranieri per destabilizzare il loro paese d’origine.

Questa tattica è descritta invece in maniera dettagliata nell’ultimo articolo dell’editorialista Tony Cartalucci, “Egypt: US-funded Agitators on Trial: US “Democracy Promotion” = Foreign-funded Sedition”.

Dalla Nato durante la guerra civile in Libia – per farsi propaganda e individuare obiettivi sensibili – a Israele nei territori Palestinesi – per disturbare e interrompere l’operazione di aiuti umanitari della nave internazionale Air Flotilla – le agenzie segrete delle forze occidentali hanno utilizzato i siti di social network per inflitrarsi e reperire informazioni preziose di intelligence, ma anche per trovare target da attaccare in nome della “promozione” della democrazia.

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