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COME INVESTONO PAPERINO E GASTONE IN TEMPI DI CRISI

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(WSI) – Il 9 marzo di quest’anno Paperino e Gastone si sono recati in banca per fare il punto sul loro portafoglio titoli. Paperino, con il senso di responsabilità di chi ha una famiglia da mantenere, ha messo tutto in T-Bill trimestrali. Gastone ha comprato un clone dell’indice S&P 500.

Dal 9 marzo a oggi (da 666 di indice a 999) Gastone ha guadagnato 30 punti base al giorno (in media, naturalmente). In tutto ne ha guadagnati 5000 (ovvero il 50 per cento). Paperino, dal canto suo, ha guadagnato in tutto 6 punti base e mezzo (lo 0.065 per cento) e non osiamo immaginare quale sia il rendimento effettivo dopo avere pagato commissioni e spese per i due rinnovi dei trimestrali.

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Ai tassi attuali Paperino raggiungerà la performance di Gastone nel 2393. I trimestrali rendono infatti 13 punti base all’anno e occorrono quindi 384 anni per produrre 5000 punti base (non abbiamo conteggiato gli interessi composti, che saranno comunque meno delle spese e commissioni per i 1536 rinnovi, quattro all’anno).

E’ comunque difficile prevedere con precisione dove sarà l’S&P 500 nel 2393. Del resto, 384 anni sono tanti, sono il tempo passato dal 1625 ad oggi. Significativamente, fu esattamente nel 1625 che nella punta sud di Manhattan fu fondata Nieuw Amsterdam. Per difenderla da Irochesi e Lenope 28 anni più tardi fu edificata una palizzata nell’attuale Wall Street. Paperino sa fare di conto. E’ imbarazzato, preoccupato, un po’ invidioso e teme il giudizio dei nipoti. Ragazzi, dice loro, non può andare avanti così.

Fare il 50 per cento quando ci sono ancora 300mila nuovi disoccupati al mese, quando centinaia di banche devono ancora fallire (stime del Fdic) e con consumi e investimenti stagnanti (vanno bene solo scorte ed esportazioni) è quasi immorale.

Paperino legge molto, ritaglia articoli e interviste e riporta ai nipoti che il programma che incentiva gli acquisti di case scade il primo dicembre e che in generale l’effetto di stimolo del pacchetto fiscale di febbraio sta toccando il punto più alto e che, insomma, da qui in avanti stimolerà sempre di meno fino ad avere addirittura un effetto negativo dalla fine dell’anno prossimo.

Non bisogna poi parlare a Paperino del Cash for Clunkers. E’ finito, è finito, basta, influenzerà le statistiche ancora per un mese o due, ma la domanda è già tornata ai livelli che hanno preceduto questa follia. Paperino è particolarmente infuriato con il Cash for Clunkers perché il suo catorcio non è stato ammesso al programma perché risale agli anni Trenta ed è quindi considerata auto storica. Il Cash for Clunkers si è fermato infatti alle auto prodotte nel 1984. Anche in Germania, del resto, gli incentivi alla rottamazione, che vanno avanti da molti mesi e hanno fatto miracoli, stanno per finire.

Questa mattina Paperino ha trovato grande conforto nella nota giornaliera di Goldman Sachs. L’ha stampata subito, l’ha ingrandita e l’ha appesa alla bacheca all’ingresso. C’è un paragone con la ripresa da scorte del 2002. Il mercato dette vita a un bear market rally che però finì addirittura prima del picco della produzione. In altre parole, i dati positivi a un certo punto cessarono di avere effetto sull’azionario, che anzi prese a scendere fino alla grande svolta della primavera 2003.

Gastone, dal canto suo, non è molto preoccupato, ma ha cominciato a seguire con più attenzione il quadro macro. Non è iperottimista come Bruce Kasman e tutti quelli di JP Morgan e sa che i paesi che hanno accelerato di più negli ultimi quattro-cinque mesi, Cina e Asia in generale, ora stanno crescendo più lentamente. Pensa però che in Europa e in America ci sia ancora parecchia spinta propulsiva da ricostituzione di scorte. Non bastano certo un paio di mesi di produzione più forte per compensare lo svuotamento dei magazzini da ottobre a giugno.

Gastone, che ha cambiato la sua seconda macchina a condizioni favolose grazie agli incentivi, è rimasto colpito dalle stime dei concessionari sulla domanda strutturale, salita secondo loro dai 9 milioni annui dell’inverno e primavera scorsi ai 10.5 attuali (cui vanno aggiunti una tantum i 700mila veicoli del Cash for Clunkers) e destinata a portarsi a 11 l’anno prossimo e a risalire gradualmente a 13-14 entro il 2013. Stime, si dirà, e per di più con l’autorevolezza dei venditori di auto. Intanto, però, i loro piazzali sono vuoti, mentre i compratori, anche dopo la fine degli incentivi, non sono calati.

Paperino ha girato a Gastone la nota di Goldman Sachs con qualche confusa annotazione, tipo per voi è finita, ora scende tutto, vedrai. Gastone l’ha letta fino in fondo, ha apprezzato l’osservazione che le valutazioni azionarie, pur non essendo particolarmente basse, non sono elevate come erano ancora all’inizio del 2002 e ancora di più quella che la crescita della produzione, a livello globale, resterà molto buona almeno per due tre mesi ancora e che comunque manterrà segno positivo anche più avanti.

Per scrupolo Gastone ha anche preso la carta di credito e ha speso 5 dollari per farsi mandare dal NBER l’ultimo paper di Martin Feldstein. Gastone lo considera il più autorevole tra i pessimisti, più dei nuovonormalisti di Pimco (sempre interessanti, ma un po’ concettuali), più di Roubini (negli ultimi tempi erratico) e più dell’orsismo oltranzista di un Rosenberg (che comunque indica in 800 e non più in 600 un livello corretto per l’S&P 500) o di un Albert Edwards.

Ebbene Feldstein, pur senza mai cadere nell’ottimismo, esclude con decisione uno scenario da Grande Depressione, la possibilità cioè che dopo la ripresa in corso si riprecipiti in un drammatico circolo vizioso. Feldstein si mantiene molto critico su un’exit strategy fiscale basata su un aumento delle tasse, ma si tratta di un ragionamento a medio termine.

Alla fine Gastone decide che finché i dati macro si manterranno buoni come sono adesso non cambierà molto della sua strategia. Certo, è settembre, il mercato ha le sue tradizioni e superstizioni e per qualche settimana spirerà un leggero vento contrario. Gastone venderà qualche call e si ripromette di utilizzare il ricavato per comprare call su prezzi d’esercizio più bassi nel caso il mercato voglia scendere sul serio. Continua infatti a pensare che sia possibile entro fine anno vedere nuovi massimi, anche se non spettacolari. Su quei massimi si ripromette di alleggerire con più impegno.

Al momento il 2010 non si prospetta in nessun modo come un anno funesto. Ci sarà crescita, anche se più lenta di quella che vediamo in questo momento. Se ci si riavvicinerà pericolosamente alla crescita zero si rimetterà mano agli stimoli, più monetari che fiscali. Non saranno stimoli enormi, ma saranno comunque preziosi e molto probabilmente sufficienti a evitare ricadute.
I mercati penseranno però al peggio, almeno per qualche momento, e per questo sarà bene avere a disposizione una riserva di liquidità (da creare a fine anno) per rientrare a livelli più bassi.

Quanto a Paperino, Gastone gli dà un consiglio. Comprati almeno dei bond bancari (garantiti ufficialmente o implicitamente) e dei corporate di buona qualità. Certo, i tassi dei tuoi T-Bill saliranno, ma resteranno comunque estremamente bassi ancora a lungo. Oggi tutti parlano di exit strategy, ma lo fanno soprattutto per rassicurare i mercati e potere in realtà mantenere i tassi bassi. Non aspettare il 2393.

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*Questo documento e’ stato preparato da Alessandro Fugnoli, strategist di Abaxbank ed e’ rivolto esclusivamente ad investitori istituzionali ovvero ad operatori qualificati, così come definiti nell’art. 31 del Regolamento Consob n° 11522 del 1° luglio 1998 e successive modifiche ed integrazioni. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.