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Come è cambiato il risparmio gestito? L’analisi di Banca d’Italia

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Come sono cambiate le abitudini di investimento dei risparmiatori italiani nel corso del 2022? Ma soprattutto in che modo è cambiato il loro approccio con il risparmio gestito? A scattare una fotografia di questo universo particolarmente complesso è la Banca d’Italia, che ha messo in evidenza che, lo scorso anno, è diminuita la durata finanziaria dei fondi italiani nel portafoglio obbligazionario (sono passati da 5,8 a 4,7 anni). Va un po’ meglio ai fondi europei, la cui durata media è di 6,4 anni. I risparmiatori, in questo modo, mostrano una più contenuta esposizione al rischio di tasso di interesse.

All’interno dell’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, pubblicato dalla banca d’Italia, nella parte dedicata al risparmio gestito si legge che, nel corso del quarto trimestre 2022, la raccolta netta dei fondi comuni aperti italiani è risultata positiva.

Risparmio gestito: una fotografia

A scattare una fotografia completa dell’andamento del risparmio gestito in Italia ci ha pensato la Banca d’Italia. Stando ai dati, la raccolta risulta essere marginalmente positiva per 200 milioni di euro. Sono stati registrati afflussi verso i fondi azionari e obbligazionari per 6,8 miliardi e 2 miliardi di euro rispettivamente e dei deflussi da quelli flessibili e bilanciati per 6,3 miliardi e 1,6 miliardi di euro. Nel corso dell’ultimo trimestre del 2022, i fondi che hanno rispettato i criteri di sostenibilità, almeno sotto il profilo ambientale, sociale e di governo societario, hanno registrato una raccolta positiva per 5,2 miliardi di euro. Nel periodo compreso tra settembre e febbraio, il grado di liquidità è calato, passando da un 8,3% ad un 4,9%.

Secondo gli esperti della Banca d’Italia questa contrazione potrebbe essere riconducibile al rialzo dei tassi d’interesse e all’aumento dell’inflazione, che potrebbero indurre i risparmiatori a ridurre le disponibilità liquide. Nello stesso periodo non sarebbero state registrate delle variazioni di rilievo nelle linee di credito disponibili e nell’indebitamento.

Continuando nella sua analisi del risparmio gestito, la Banca d’Italia ha messo in evidenza che nel periodo compreso tra il mese di agosto e quello di gennaio, “la quota di fondi italiani vulnerabili a richieste di rimborso particolarmente elevate è rimasta invariata, mentre la percentuale dei fondi vulnerabili al rischio di liquidità generato dalle variazioni dei margini di garanzia è scesa (dal 3,6 al 2,3%), principalmente per effetto della riduzione dell’esposizione in derivati. Nel corso del 2022 i fondi italiani hanno diminuito la durata finanziaria media del portafoglio obbligazionario (da 5,8 a 4,7 anni), che risulta più bassa di quella media dei fondi europei (6,4 anni), mostrando pertanto una più contenuta esposizione al rischio di tasso di interesse; hanno inoltre ridotto la loro esposizione verso i titoli di Stato domestici (per 1,7 miliardi) e acquistato titoli sovrani stranieri (6 miliardi)”.

Diminuita, inoltre, l’esposizione nei confronti delle obbligazioni societarie high yield. Salita anche la quota dei titoli societari caratterizzati da rating BBB.

I piani di risparmio individuali

L’analisi della Banca d’Italia si è soffermata, inoltre, sul patrimonio dei piani individuali di risparmio (PIR) alternativi: in questo caso il patrimonio si è ridotto, passando da 1,7 a 1,4 miliardi nel 2022. A causare questo calo è stata la dinamica negativa dei prezzi dell’attività finanziaria, benché sia stata registrata una raccolta positiva pari a circa 250 milioni di euro. Risultano essere limitati i rischi per la stabilità finanziaria, che derivano dall’attività dei FIS: costituiscono il 10% del patrimonio netto complessivo dei fondi, che vengono gestiti da dei gruppi italiani.

Aumentato del 7,1% il patrimonio dei fondi immobiliari degli italiani: nel 2022 è arrivato a quota 114 miliardi di euro. Gli investitori nei fondi istituiti nel 2022 sono principalmente operatori dell’area dell’euro.