Economia

Cina in frenata: nel 2019 Pil a +6,1%, mai così “male” da oltre trent’anni

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Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti e la domanda interna debole hanno pesato, e anche molto, sull’andamento dell’economia cinese, che si è lasciata alla spalle un 2019 con una crescita del Pil del +6,1%, mai così basso negli ultimi 30 anni. Lo mostrano dati diffusi oggi dall’Istituto nazionale di statistica della Cina. Il dato centra le attese degli analisti e rientra nell’obiettivo ufficiale di Pechino del 6,0-6,5%.

La pubblicazione del dato sul Pil arriva all’indomani della firma della tregua commerciale tra Usa e Cina. Che ha messo la parola fine ad una guerra combattuta a colpi di dazi durata per quasi due anni. Nonostante siano ancora  numerosi i nodi da sciogliere, l’intesa dovrebbe, almeno in linea teorica, riportare il sereno tra le imprese che investono nella seconda economia mondiale.

“Le incertezze incontrate dalle imprese stanno diminuendo insieme ai progressi nelle negoziazioni commerciali USA-Cina da dicembre”, ha dichiarato Chaoping Zhu, strategist presso JP Morgan Asset Management alla CNBC. “Sebbene il governo degli Stati Uniti abbiano mantenuto la maggior parte delle tariffe sui prodotti cinesi, la firma dell’accordo commerciale di fase uno rappresenta un segnale che il peggio è alle spalle”, ha aggiunto Zhu.

Consumi e produzione in frenata

Segnali di debolezza sono arrivati oggi anche dalle vendite vendite al dettaglio che, sempre nel 2019, hanno rallentato la crescita all’8% dal precedente 9% – a segnalazione di un raffreddamento della domanda interna – mentre la produzione industriale ha subito una flessione, passando dal 5,7% dal 6,2% del 2018.

Le stime per il 2020

Tom Rafferty, principale economista cinese presso The Economist Intelligence Unit, si aspetta che la crescita della Cina rimarrà intorno al 6% anche nel 2020 pur in presenza di nuovi stimoli da parte della banca centrale.

“Mentre le imprese e gli investitori possono permettersi di tirare un sospiro di sollievo, vediamo ancora rischi per la Cina, data la natura fragile della tregua commerciale e i persistenti rischi sui mercato finanziari”, ha aggiunto Rafferty.