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CI SARANNO ALTRI DEFAULT IN STILE ARGENTINA

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L’Argentina e’ una nazione ricca e si riprendera’ molto prima di quanto ritiene la maggior parte delle persone. Chi non ha aderito all’offerta di concambio non necessariamente ha perso i propri soldi. Ad affermarlo e’ Edgardo Khafif, gestore del First Eagle Emerging Nations Debt Fund.

Il fondo di Khafif, cui partecipa come research analist Sibel Karantay, e’ specializzato in debito sovrano dei Paesi emergenti. A partire dal 1998, data della sua introduzione, il First Eagle Emerging Nations Debt ha realizzato in media rendimenti dell’11.47% all’anno. La performance e’ simile a quella del JP Morgan EMBI, l’indice benchmark della categoria, che ha realizzato rendimenti dell’11.44%. Ecco l’intervista a Wall Street Italia.

Wall Street Italia: Il suo fondo e’ specializzato sul debito sovrano dei Paesi emergenti. Qual e’, a suo giudizio, l’attuale situazione di quest’area del mercato?

Edgardo Khafif: I fondamentali sono molto robusti. E la situazione esterna, caratterizzata da bassi tassi d’interesse, bassa avversione al rischio, prezzi elevati delle commodities ed alta liquidita’, ha spinto gli spread sui bond dei mercati emergenti ai massimi storici.

Il mercato del debito sovrano dei Paesi emergenti e la base degli investitori continuano a crescere a un passo sostenuto. Da inizio anno le emissioni ammontanto a circa $15 miliardi di Eurobond, una cifra di tutto rispetto.

WSI: Dalla data della sua introduzione il fondo ha realizzato un’ottima performance. Puo’ spiegare qual e’ la strategia? In che modo sceglie gli investimenti?

EK: L’obiettivo del fondo e’ raggiungere rendimenti di lungo termine (aggiustati al livello di rischio) superiori alla media investendo opportunamente nel debito sovrano dei Paesi emergenti. Il fondo acquista solo bond denominati in dollari, tenendo un portafoglio diversificato composto da numerosi Paesi. Facciamo inoltre uso di opzioni “covered call”, che consentono di accrescere i rendimenti e fornire una certa protezione dai rischi di ribasso.

Il team di gestione effettua un’analisi fondamentale, valutando gli sviluppi economici e politici dei Paesi emergenti, l’affidabilita’ di chi emette il debito, il flusso di capitali e i livelli di “yield” e “spread”. Inoltre, il team utilizza ricerche di broker, mantiene relazioni con altri gestori, viaggia spesso in questi Paesi e tiene incontri con investitori privati, consulenti e i funzionari dei governi locali.

WSI: Quali sono i Paesi che state attualmente sovrapesando?

EK: Al momento siamo esposti soprattutto su Brasile, Venezuela, Colombia, Ecuador, Turchia, Russia, Argentina e Filippine.

WSI: A proposito dell’Argentina, qual e’ la situazione del Paese? Ha qualche possibilita’ di riprendersi, dopo il recente tracolllo?

EK: L’Argentina e’ una nazione ricca e si riprendera’ molto prima di quanto ritiene la maggior parte delle persone. L’economia reale sta progredendo a un tasso particolarmente sostenuto. Nel 2004 la crescita del Pil e’ stata di circa l’8%. Il Paese gode di un duplice surplus (primario e commerciale).

I valori immobiliari sono balzati a livelli anche piu’ elevati di quelli precedenti la crisi: un fatto che mostra la fiducia che gli stessi argentini ripongono nel Paese. Il successo dello swap sul debito, inoltre, portera’ ad un ulteriore aumento della fiducia degli investitori, a un irrobustimento dei fondamentali, a investimenti diretti esteri e a un’espansione dei crediti e dei mutui. Il tutto potrebbe condurre l’economia argentina a un livello di attivita’ senza precedenti.

WSI: Si’ ma tornando allo swap, sono ben 300 mila gli italiani che non hanno aderito all’offerta e hanno ancora vecchie obbligazioni argentine. Cosa accadra’ a questi investitori? Crede che abbiano perso il loro denaro?

EK: Con una partecipazione del 76%, l’attuale swap e’ stato un successo sotto tutti i punti di vista. Nel mercato secondario i bond hanno guadagnato 3-4 punti arrivando fino a quota 38 (erano a 33 al momento dello scambio). Cio’ dimostra che l’offerta e’ stata abbastanza generosa e che ha perfino lasciato la possibilita’ di realizzare un profitto.

Personalmente escludo che gli investitori che non hanno aderito all’offerta abbiano perso il denaro. A mio giudizio il Governo argentino, come parte di un accordo con il FMI, riaprira’ lo swap per includere coloro che hanno ancora vecchie obbligazioni. La riapertura sara’ probabilmente l’offerta finale del Governo.

Gli investitori dovrebbero percio’ aderirvi. Sarebbe piu’ opportuno per loro iniziare a raccogliere i pagamenti delle cedole piuttosto che combattere in tribunale: quest’ultima scelta potrebbe comportare di dover attendere diversi anni prima che si giunga a un accordo. Non c’e’ nessuna garanzia, inoltre, che tale acordo alla fine favorira’ gli investitori.

WSI: Nell’ottica di un investitore italiano, quali sono i Paesi in cui e’ piu’ opportuno investire?

EK: Un investitore italiano che voglia generare rendimenti elevati nel mercato del debito sovrano dei Paesi emergenti dovrebbe puntare su un portafoglio ben diversificato. Tale portafoglio dovrebbe avere posizioni su varie regioni del mondo, incluse America Latina, Europa dell’Est, Medio Oriente, Africa e Asia. Paesi come Brasile, Venezuela, Colombia, Ecuador, Turchia, Russia e Filippine sono tra quelli che offrono le migliori opportunita’.

WSI: Crede che potremmo assistere a situazioni simili ai gravi default che abbiamo visto in Russia e Argentina, nei prossimi 1-2 anni? Come puo’ un investitore evitare rischi del genere?

EK: Si, ritengo probabile che incontreremo altre situazioni simili. Al fine di minimizzare le perdite da default, il consiglio e’ di investire in un portafoglio interamente diversificato, con numerosi crediti in molte regioni.

Avere un’esposizione su diversi crediti, con una correlazione bassa e in alcuni casi negativa dell’uno nei confronti degli altri, e’ una stretegia necessaria per proteggersi da perdite significative. La lezione che abbiamo imparato negli ultimi 10 anni e’ di diversificare i Paesi.

WSI: Cosa accadra’ al debito sovrano dei Paesi emergenti quando la Federal Reserve alzera’ di nuovo i tassi d’interesse?

EK: La Fed dovrebbe continuare ad alzare i tassi a un passo “moderato”, il che avra’ probabilmente un effetto negativo sui mercati emergenti. Tuttavia il mercato ha gia’ scontato uno scenario di tassi in aumento, per cui l’impatto non sara’ particolrmente significativo (almeno nel 2005). La base degli investitori ha inoltre un piu’ lungo orizzonte temporale rispetto al passato.

Infine c’e anche da considerare la liquidita’ del dollaro americano, uno degli elementi piu’ importanti nel successo dei mercaati emergenti. La liquidita’ non dipende solo dalla Fed ma anche dalle Banche Centrali asiatiche, che creano una percentuale significativa della liquidita’ in dollari. Fino a quando i Paesi asiatici non rivaluteranno le proprie monete, escludo che il debito sovrano dei Paesi emergenti possa registrare una significativa correzione.


Investment adviser del First Eagle Emerging Nations Debt Fund e’ Arnhold and S. Bleichroeder Advisers, societa’ che gestisce attivita’ per circa $26 miliardi. Chi desideri maggiori informazioni puo’ scrivere a WSI

* Americo Pietropaolo e’ analista finanziario di Wall Street Italia