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“Cessioni volontarie e simmetriche di sovranità”. Monti e Napolitano rivelano piano ‘poteri forti’

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Roma – “Per molti la perfezione della democrazia è il referendum, ma se nel 1950 la dichiarazione Schuman sui rapporti tra Fancia e Germania, a pochi anni dalla guerra, fosse stata sottoposta a referendum, sarebbe stata bocciata”. Lo ha sottolineato il premier Mario Monti, nel suo intervento in Campidoglio alla presentazione del libro “Per l’Europa” di Guy Verhofstadt e Daniel Cohn-Bendit.

Un modo per ribadire che “vanno fatti passi avanti verso cessioni volontarie e simmetriche di sovranità” da parte dei Paesi europei, anche se “sono difficile da spiegare” e rischiano di creare “reazioni di rigetto” nell’opinione pubblica. Anche per questo Monti ribadisce la sua proposta di un Consiglio Europeo straordinario, da tenersi a Roma, per discutere del futuro dell’integrazione europea e di come evitare sentimenti euroscettici nell’opinione pubblica: “Tra i 27 capi di Stato e di governo, 26 sono politici. Eppure discutiamo di moplti dettagli tecnici, mentre si trascurano gli aspetti più politici”.

Al premier Monti ha fatto eco subito dopo l’altra pedina dei ‘poteri forti’ e delle lobby europee di lobby burocariche non elette, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Dall’euro “non si torna indietro, quindi non resta che andare avanti con i provvedimenti necessari, compresi gli ulteriori trasferimenti di sovranità per consolidare l’unione economica e monetaria”. Lo ha ribadito il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlando al teatro della Zarzuela a Madrid dove ha ricevuto il premio ‘Nueva economia forum’.

“Abbiamo messo a tacere le voci che irresponsabilmente profetizzavano la fatale implosione dell’euro”, ha rivendicato il Capo dello Stato secondo il quale “non s può discettare a cuor leggero sulle disastrose ricadute a catena di una disintegrazione dell’euro, sull’intero sistema economico e mondiale. Perchè, non facciamoci illusioni: non ci sarebbero nè vinti nè vincitori, solo economie prostrate, tensioni commerciali acute, fenomeni di impoverimento e fortissimi disagi sociali, una recessione mondiale il cui spettro non può non suscitare timori a Londra, New York e Shanghai”.

[ARTICLEIMAGE] L’Europa ha bisogno di una Unione politica che passa anche attraverso una riforma dei Trattati perciò Giorgio Napolitano accoglie con favore il “levarsi di forti voci favorevoli ad avanzare nel processo di integrazione, a compiere quell’ulteriore salto che le circostanze impedirono al momento di concludere il negoziato per il Trattato di Lisbona”.

Il Presidente della Repubblica ne parla a Madrid dove ha ricevuto il premio ‘Nueva economia forum’ all’indomani del seminario dell’Aspen Institute in cui i ministri dell’Economia Grilli e Schaueble hanno discusso della road map per la riforma delle istituzioni Ue.

“Il tema va affrontato coraggiosamente – ha spiegato il Capo dello Stato – non si tratta di mettere mano ex abrupto a una revisione organica dei Trattati. In termini istituzionali occorre procedere per stadi, distinguendo tra innovazioni attuabili sullabase del Trattato di Lisbona , emendamenti circoscritti al Trattato che possono essere introdotti anche con procedure di revisione semplificata, e quindi riforma organica dei Trattati che abbracci ilm nodo delle competenze e passi attraverso la convocazione di una nuova Convenzione”.

Napolitano ricorda che “è quel che il presidente della commissione europea, Josè Manuel Barroso, ha chiamato ‘un patto decisivo per l’Europa’. Parte integrante di esso deve considerarsi il rilancio della politica estera e di sicurezza comune”.

Mentre manifestazioni sempre più frequenti invadono la capitale spagnola, intensificandosi man mano che la crisi continua a peggiorare, il governo di Madrid sta pensando di ‘rimodulare’ la libertà di riunione e manifestazione. Lo riportano oggi diversi media spagnoli. “Troppe” manifestazioni, ha accusato Ana Botella, sindaco di Madrid nonché moglie dell’ex premier José Maria Aznar: e Cristina Cifuentes, la delegata del governo centrale di Mariano Rajoy – del post-franchista Partido Popular – ha spiegato che la legge in materia di libertà di riunione e manifestazione è “molto ampia e permissiva”, secondo quanto riferisce El Pais nella sua edizione elettronica.

Da qui l’idea di “modulare” la legge per “razionalizzare l’uso dello spazio pubblico”, come ha precisato Cifuentes. Secondo la destra al governo, non ci sarebbe bisogno di cambiare la costituzione – cosa non alla portata della maggioranza attuale – ma basterebbe modificare la ‘Legge Organica’ (legge-quadro) che regola questi diritti. L’obiettivo, si è affrettata a precisare la delegata, non sarebbe “ridurre” il diritto, ma ampliare i margini di manovra delle amministrazioni per modificare i percorsi e orari. La differenza, almeno negli effetti concreti, non sarà chiara a tutti.