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CASINI HA CHIUSO LA CASA DELLE LIBERTA’

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(WSI) –
Comunque si concluda il
balletto degli ordini del
giorno, e qualunque sia
l’esito del voto al Senato, questo
27 marzo sarà ricordato come
una giornata importante. E forse
anche come una svolta che potrebbe
aprire una stagione inedita,
dai caratteri largamente imprevedibili.

Perché oggi si formalizza,
e su un terreno cruciale
come è quello della politica estera,
il venir meno della Casa delle
Libertà, almeno per come la abbiamo
conosciuta sinora. Di qua
Pierferdinando Casini e l’Udc
che daranno il loro voto favorevole
al rifinanziamento delle
missioni militari italiane (leggi:
Afghanistan), anche se fanno sapere
che a parer loro, qualora il
soccorso bianco si rivelasse determinante,
i nostri soldati resterebbero,
ma il governo se ne dovrebbe
andare; di là Silvio Berlusconi,
Gianfranco Fini e Umberto Bossi che, dopo un lungo tergiversare
sempre più frequentemente
interrotto da grida di battaglia,
hanno pensato bene di
rovesciare la scelta appena fatta
alla Camera, optando per un’astensione
che, come ormai sono
stati costretti a imparare anche i
bambini, a Palazzo Madama
equivale a un voto contrario.

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Quando si rompe così platealmente,
quasi a testimoniare di
due concezioni della lotta politica
ormai inconciliabili, fare marcia
indietro è molto difficile, per
non dire impossibile: si attendono
sviluppi. Nel frattempo, nessuno
dei contendenti ha il buon
gusto di sottolineare quella che,
in qualsiasi paese normale, sarebbe
l’evidenza. E cioè che, se
il decreto sarà approvato, sarà
approvato, punto e basta. E che
se invece venisse respinto i nostri
soldati dovrebbero tornare
a casa, punto e basta.

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