Economia

Case: sulla stretta energetica, Bruxelles fa parziale dietrofront

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Parziale dietrofront della Commissione europea sull’efficienza energetica delle case in Europa. Nelle proposta di direttiva avanzata ieri, sparisce il divieto di affittare e vendere gli immobili più inefficienti dal punto di vista energetico se non ristrutturati entro certe date.

Emerge dunque un atteggiamento più soft rispetto alle indicazioni circolate i giorni scorsi, già confermato nelle dichiarazioni del vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, che ha chiarito:

“Bruxelles non vi dirà di non vendere o affittare la vostra casa se non è ristrutturata, nessun burocrate confischerà la vostra casa se non è ristrutturata, il patrimonio culturale e le case estive possono essere esentate, la nostra proposta non contiene alcun divieto di vendita o affitto per edifici che saranno classificati nella classe G, per quel 15% di edifici a peggiore efficienza energetica”.

La retromarcia fa tirare un sospiro di sollievo ad una grossa fetta di proprietari. Secondo i dati disponibili sul sito dell’Enea dei quasi 2 miloni di attestati di prestazione energetica depositati nella banca dati Siape, per quanto riguarda la abtazioni principali il 36,1% era inquadrato in fascia G. Ancora più marcata la quota per quanto riguarda la seconde case, dove la fascia G vale il 51,7% degli edifici.

Case, i pilastri della direttiva sulla stretta energetica

Ma veniamo ai pilastri dalla proposta di direttiva, adottata ieri dalla Commissione (che dovrà essere recepita nei rispettivi ordinamenti dagli Stati membri). Tutto parte dalla constatazione che il mattone sia responsabile di circa il 40% del consumo energetico dell’Unione e del 36% delle emissioni di gas serra legate all’utilizzo di energia.

L’obiettivo dichiarato è quello di voler rendere, a partire dal 2030, a emissioni zero tutti i nuovi edifici  (già a partire dal 2027 quelli pubblici). Allo stesso gli Stati membri dovranno individuare il 15% del parco edifici (ad eccezione di quelli classificati come storici) con più criticità e promuovere al contempo, politiche per la loro riqualificazione energetica.

Ciò significa che gli edifici devono consumare poca energia, essere alimentati il più possibile da fonti rinnovabili, non emettere direttamente emissioni di carbonio da combustibili fossili e devono indicare le loro emissioni dell’intero ciclo di vita sul loro certificato di prestazione energetica.

Per questo motivo, si legge nel documento Ue “entro il 2025, tutti i certificati devono essere basati su una scala armonizzata da A a G” e “i piani nazionali di ristrutturazione degli edifici saranno pienamente integrati nei piani nazionali per l’energia e il clima”.