Economia

Stretta sulle case: stop alle vendite se non sono “green”. Consumatori sul piede di guerra

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In vista nuova stretta della Ue sulle case che non sono a norma secondo i consumi energetici. Indiscrezioni stampa fanno sapere che la Commissione europea sta mettendo a punto nuove norme, in base alle quali, dal 2030 in poi, prima di poter vendere un immobile, il proprietario potrebbe essere chiamato a interventi di riqualificazione energetica, proporzionati allo stato di partenza dell’abitazione e alla classe di efficienza energetica che può raggiungere.

La norma farebbe parte della nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici attesa per il 14 dicembre. Nel pacchetto ci saranno anche provvedimenti sul metano, sulla ‘decarbonizzazione’ del settore del gas e per promuovere tecnologie e pratiche per aumentare l’assorbimento della CO2 da parte dei suoli agricoli e dell’industria.

Stretta sulle case, cosa prevede

Il pacchetto potrebbe subire modifiche anche sostanziali prima dell’adozione da parte del collegio dei commissari. Tuttavia, secondo quanto è stato confermato all’ANSA da fonti di Bruxelles dopo le anticipazioni de Il Messaggero, la Commissione vuole aggiornare la direttiva Ue del 2018 sugli edifici con obiettivi più ambiziosi per le case nuove, che dal 2030 dovrebbero essere a zero emissioni. Per gli edifici storici la portata del rinnovo obbligatorio della classe energetica dovrà essere proporzionata e fattibile rispetto alla classe di partenza dell’immobile.

Se confermato, l’intervento dell’esecutivo comunitario stabilirà dunque uno standard minimo di prestazione energetica per gli edifici in tutta l’Ue, richiedendo ai Ventisette di rinnovare milioni di case, uffici ed edifici commerciali. Secondo quanto scrive il Sole 24 Ore, agli Stati membri verrebbe richiesto di assicurare che dal 2027 gli edifici pubblici appartengano alla classe F e dal 2030 dovranno salire di una altro gradino alla classe E. Gli edifici residenziali, case e appartamenti, dovranno rientrare almeno nella classe F da gennaio 2030 e salire alla classe E dal 2033.

Il numero di edifici interessati varierà da Paese a Paese: in Italia, circa un terzo degli edifici residenziali ha il livello G, contro solo il 4% dei Paesi Bassi.

Oltre alle regole, la nuova direttiva sull’efficienza energetica punterà a rimuovere gli ostacoli più comuni alla riqualificazione e indicherà nuovi strumenti per facilitare le ristrutturazioni da parte dei proprietari. In questo contesto si sta pensando di utilizzare la leva del credito e si sta valutando anche la possibilità di incentivare gli interventi delle societa’ elettriche ed energetiche in quanto capaci di assumersi il rischio del finanziamento iniziale e di ripagare gli investimenti con i risparmi sull’energia.

Le reazioni

Decisamente contraria all’iniziativa della Commissione Ue la Confedilizia, dalla quale è giunto un secco ‘no’ all’ipotesi di legare la vendita degli immobili a determinati standard energetici, “una misura che lederebbe i diritti dei proprietari” sottolinea in una nota il presidente dell’organizzazione Giorgio Spaziani Testa.

Altrettanto netta l’opposizione giunta dall’Unione nazionale consumatori Unc.

“Al di là del fatto che non si capisce e non sappiamo quello che vuole fare la Commissione Ue, sia chiaro fin da ora che faremo le barricate contro qualunque norma che impedisca la libera vendita di una casa solo perché ha una bassa classe energetica” ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione. 

Negativo anche il parere di Codacons.

L’obbligo di rinnovo energetico prima della vendita per edifici e abitazioni è una idea ridicola che non potrebbe essere applicata in Italia. Non esiste alcun nesso tra il diritto di vendita di una proprietà privata e l’obbligo di efficientamento energetico che l’Ue vorrebbe mettere in capo ai proprietari di case” spiega il presidente Carlo Rienzi. “Un simile provvedimento, infatti, creerebbe un evidente squilibrio a danno di chi possiede una abitazione, e porterebbe ad un rialzo ingiustificato dei prezzi delle case e bloccherebbe quasi del tutto il mercato immobiliare. Senza contare che una misura così ridicola e palesemente ingiusta, verrebbe immediatamente bloccata dalla Corte Costituzionale e non potrebbe quindi essere attuata nel nostro paese”conclude Rienzi.