Economia

Case green, primo via libera alla direttiva Ue. Quale impatto per l’Italia?

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L’Italia nelle scorse settimane era in attesa della decisione europea in merito alla direttiva sulle case green, dal momento che quest’ultima avrà un impatto su circa due terzi del patrimonio immobiliare totale italiano, pari a 9 milioni di edifici, e i ministri erano al lavoro per controbattere con misure che ne mitigassero l’effetto.

Dopo il compromesso definito nei giorni scorsi, oggi è arrivato l’ok della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento europeo: 49 i voti favorevoli, 18 i contrari e 6 gli astenuti. Gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo “E” entro il 2030 e “D” entro il 2033, con l’obiettivo di ridurre sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo finale di energia nel settore edile dell’Unione Europea. Il testo dovrebbe approdare al voto in plenaria durante la sessione di marzo e quindi andare al negoziato con le altre istituzioni europee.

Ogni Paese membro avrà ampio margine di flessibilità sulle misure da adottare per raggiungere l’obiettivo, perché i patrimoni immobiliari dei 27 Stati interessati dalla direttiva hanno enormi differenze, anche per ragioni di latitudine e di storia. Per non parlare della stessa definizione di “classe D” che non è ancora univoca su tutta l’Unione.

Il costo delle case green in Italia

In particolare, l’Italia ha peculiarità uniche tra cui, come sottolineato dal commento a caldo del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il fatto che l’85% degli italiani è proprietario di una casa, e ne uscirebbe perciò fortemente penalizzata dal momento che, secondo le stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane, pari a 11 milioni, sarebbe in classe energetica inferiore alla “D”. I lavori fatti sotto la spinta del Superbonus hanno riguardato solo 290.000 unità abitative l’anno e, a questo ritmo, gli sforzi non sarebbero sufficienti nel tempo richiesto. Secondo le proiezioni di MutuiOnline.it, bisognerebbe infatti ristrutturare circa 27 milioni di abitazioni residenziali al ritmo di 7.400 al giorno entro il 2033. Stimando una spesa per famiglia (e quindi per abitazione) di 20 mila euro, il costo complessivo di questa manovra sarebbe di 540 miliardi di euro, pari a circa 20 manovre finanziarie.

Non è menzionato il divieto di vendita o affitto e le possibili sanzioni per chi non rispetta le normative verranno lasciate a discrezione dei singoli Governi, ma di sicuro si andrà incontro a una perdita notevole di valore degli immobili che non rientrano nelle classi energetiche virtuose e all’aumento esponenziale dei prezzi delle case di nuova costruzione.

L’impatto sul mercato dei mutui green

Per questo nel 2018 sono stati lanciati a livello europeo, con il progetto Energy Efficient Mortgages Pilot Scheme, i mutui green, dei finanziamenti bancari destinati all’acquisto o alla ristrutturazione di case ecosostenibili. Questi mutui prevedono condizioni favorevoli per chi vuole investire in soluzioni abitative a basso impatto ambientale, che utilizzino ad esempio fonti rinnovabili per il riscaldamento o l’uso di materiali ecocompatibili per la costruzione.

Secondo i dati di MutuiOnline.it, le erogazioni di mutui green sono aumentate di più di 3 volte (sul totale del mix) dal 2021 al 2022, dimostrando un forte interesse dei consumatori per queste tipologie di mutuo, anche grazie a tassi mediamente più bassi rispetto a quelli dei mutui standard. Nella maggior parte dei casi le banche offrono infatti uno sconto di 10 punti base sul costo del mutuo. Anche gli importi medi richiesti per i mutui verdi sono sensibilmente più alti rispetto a quelli dei mutui standard (170.367 € vs 129.149 €) e sono richiesti soprattutto da giovani, con il 61,6% delle richieste provenienti da under 36 rispetto al 34,9% dei mutui standard.

Ci si dovrebbe aspettare un’ulteriore spinta di questa tipologia di mutui con l’approvazione della direttiva Ue, ma non sono immuni dall’aumento dei tassi della Bce dell’ultimo anno: se a gennaio 2022 il costo medio di un mutuo green a tasso fisso da 140 mila euro a 20 anni per un immobile da 200 mila euro era dell’1,2% (pari a una rata da 658€), oggi per la stessa richiesta si spenderebbero 821 € al mese, con un tasso del 3,6%: un aumento del 25%. Un simile aumento si vede anche nei tassi variabili che sono passati da una media di 0,47% a 2,93%, facendo rincarare le rate del 26%. L’ultimo rialzo della Bce porterà ad un ulteriore aumento potenziale del costo del 5%.

La buona notizia è che l’Italia vanta un grado di innovazione invidiabile nelle tecnologie per il risparmio energetico, tanto da conquistare il nono posto nella classifica pubblicata dallo U.S. Green Building Council (USGBC) dei 10 migliori Paesi al mondo per edifici certificati sostenibili nel 2022. Competenze tecniche che potrebbero essere utilizzate per accelerare sulle case green e che potrebbero essere “rivendute” all’estero come servizio distintivo ad alto valore aggiunto.