Economia

Case green, direttiva approvata dal Parlamento Ue. Cosa succede adesso?

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Altro semaforo verde importante per l’adozione della direttiva sulle case green dal Parlamento europeo. Dopo la spaccatura del dibattito di lunedì, la Plenaria di Strasburgo ha approvato il testo con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti. Non è l’atto finale, perché manca ancora il trilogo, ossia la fase di negoziati tra Consiglio Ue e Commissione europea per arrivare al testo definitivo.

L’entrata in vigore della direttiva, quindi, non è scontata. E il rinvio allo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035 è il precedente che testimonia come una minoranza di blocco possa fermare l’iter di approvazione. Ma si tratta di un grande passo in avanti sulla strada del nuovo discusso provvedimento, che porterà più efficienza energetica ma anche, per i suoi detrattori, maggiori costi per le ristrutturazioni. E al quale, comunque, manca ancora una gamba: quella dei finanziamenti, sia europei che dei singoli Paesi membri.

Cosa prevede la direttiva sulle case green 

La direttiva infatti prevede la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033 per gli edifici residenziali, con l’obiettivo prioritario di azione sul 15% degli edifici più energivori, che andranno così collocati dai diversi Paesi membri nella classe energetica più bassa, la G. In Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali (sul totale di 12 milioni, secondo l’Istat).

Ma il testo dà indicazioni anche su edifici non residenziali, impianti solari, nuove costruzioni. Già a partire da gennaio del 2026 scatta l’obbligo di realizzare i cosiddetti Zeb (zero emission buildings) per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà di enti pubblici. Negli altri casi, la scadenza è il 2028.

Dal recepimento della direttiva gli impianti solari diventeranno obbligatori in tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali. Poi, entro il 31 dicembre 2026, l’obbligo scatterà su tutti gli edifici pubblici e sugli edifici non residenziali esistenti. E così via, fino al 31 dicembre 2032 quando l’obbligo scatterà per tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti. Gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dovranno raggiungere la classe E dal 2027 e la classe D dal 2030.

Le deroghe

Il testo approvato dal Parlamento Ue prevede una serie di deroghe. I monumenti sarebbero esclusi dalle nuove norme e i singoli Stati possono decidere se escludere anche gli edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, le chiese, i luoghi di culto, gli edifici temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri.

Gli Stati membri possono anche prevedere delle esenzioni per l’edilizia sociale pubblica, dove le ristrutturazioni porterebbero ad aumenti dell’affitto che non verrebbero compensati dai risparmi in bolletta. E, ancora, i Paesi membri potranno chiedere alla Commissione di adattare i target europei per particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica. Con questa clausola si potranno prevedere deroghe fino a un massimo del 22% del totale degli immobili. In Italia si tratta di circa 2,6 milioni di edifici.

La bocciatura dell’Italia alla direttiva sulle case green

Il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Giuseppe Mangialavori, promette battaglia sulla direttiva:

“L’approvazione al Parlamento Europeo della direttiva sulle casa green, sulla falsa riga di quello che è accaduto per le auto, è dovuta al condizionamento dell’estremismo ambientalista e non tiene conto della realtà del patrimonio immobiliare italiano. La riqualificazione di milioni di edifici residenziali avrebbe un costo insostenibile. E chi non procederà a dispendiosi e impegnativi interventi di ristrutturazione, potrebbe vedere il proprio immobile deprezzato e svalutato. Si tratta di una sorta di patrimoniale occulta assolutamente inaccettabile. Giustamente il centrodestra è unito nella contrarietà a queste regole e, con il ministro Pichetto, continuerà a lavorare in tutte le sedi istituzionali per modificare la direttiva”.