Disco verde dall’Ue al finanziamento di RepowerEU, il piano che consente ai singoli Paesi di avere nuovi fondi da aggiungere ai loro Pnrr per far fronte al caro bollette e diminuire allo stesso tempo la dipendenza dalla Russia. Per l’Italia, secondo quanto dichiarato di recente a Milano dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, dovrebbe valere circa 9 miliardi. Il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni ha dichiarato in proposito:
“Con questo accordo facciamo un altro passo avanti verso il disaccoppiamento del nostro sistema energetico dalla Russia, da cui l’Europa è stata troppo a lungo dipendente. In sinergia con lo strumento per la ripresa e la resilienza e con altri fondi dell’Ue, RePower EU sbloccherà ulteriori risorse per aiutare i nostri Stati membri a rafforzare la loro sicurezza energetica. Mentre quest’anno buio volge al termine e l’aggressione di Putin continua senza sosta, rimaniamo uniti nella nostra solidarietà con l’Ucraina, e risoluti nella nostra determinazione a salvaguardare la sovranità europea”.
Cosa prevede l’intesa Ue sulle bollette
L’intesa raggiunta nella notte tra il 13 e il 14 dicembre scorsi tra Consiglio, Parlamento e Commissione Ue consente tra l’altro di recuperare fino al 10% dei fondi strutturali 20142020 non ancora spesi per destinarli ad aiuti diretti a imprese e pmi alle prese con il caro energia. Per l’Italia la cifra stanziata dovrebbe essere di circa 4 miliardi.
Altre risorse per complessivi 20 miliardi di euro, provenienti dal mercato della Co2 Ue-Ets, saranno messe a disposizione dei Paesi per accelerare la realizzazione di progetti destinati a potenziare le fonti rinnovabili, a velocizzare la transizione energetica e a ridurre la dipendenza dalle fonti fossili provenienti dalla Russia. Il testo concordato sarà ora sottoposto all’approvazione del Consiglio Ue e del Parlamento europeo prima di essere sottoposto alla procedura formale di adozione.
Gli Stati avranno tempo 30 giorni dall’entrata in vigore del regolamento del RePowerEU, prevista a gennaio, per dichiarare se intendono usare gli oltre 200 miliardi di euro in prestiti ancora non assegnati del Recovery per finanziare progetti energetici. Una volta scaduto il termine, i prestiti non richiesti saranno messi a disposizione degli altri Stati. “I fondi non resteranno inutilizzati, ma dobbiamo assicurare prevedibilità all’accesso”, ha precisato il relatore Siegfried Muresan.