Società

CAPROTTI SCEGLIE
I SUOI EREDI INDUSTRIALI

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(WSI) –
Il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, non finisce di sorprendere. Dopo i rumor di vendita che ormai da due anni danno la catena di supermercati come la più corteggiata del business della grande distribuzione, l’imprenditore milanese sembra aver deciso di scommettere sui top manager più fidati.

Magari abbandonando il progetto di cessione che, nonostante i ripetuti contatti con colossi stranieri del calibro dell’americana Wal Mart e dell’inglese Tesco, non è mai andato oltre le parole. Fanno così immaginare un cambio di strategia i provvedimenti varati dal consiglio di amministrazione di Esselunga del 12 dicembre: Caprotti ha infatti deciso di avvalersi della possibilità di delegare alcuni poteri ai suoi due vicepresidenti Paolo De Gennis e Giovanni Maggioni che ora potranno anche sottoscrivere in nome e per conto della società tutti gli atti necessari per le operazioni di natura immobiliare.

Tali poteri, si legge nel verbale del cda, comprenderebbero soprattutto «l’acquisto e la vendita di beni immobili, la stipula di convenzioni urbanistiche o la costituzione di diritti reali su beni immobili». Del resto il tesoro in mattoni (stimato attorno ai 600 milioni) è stato preventivamente messo sotto chiave dallo stesso Caprotti nei mesi scorsi scorporando gli 84 supermercati di proprietà in una nuova società denominata La Villata con sede a Milano e capitale sociale di 45 milioni.

L’eredità industriale dell’ultraottantenne Caprotti potrebbe dunque essere lasciata ai manager più fidati, De Gennis in primis, piuttosto che all’erede naturale – ovvero il primogenito Giuseppe – allontanato dalla gestione operativa dell’azienda per aver rivolto troppo le attenzioni all’e-commerce, al biologico e alle tematiche filo ambientaliste. Una riorganizzazione preventiva che, almeno per adesso, non prelude ad una uscita di scena del patron che alla fine del 2006 non ha esitato a investire 300mila euro per comprare due pagine pubblicitarie sui quotidiani nazionali e rispondere per le rime alle Coop e al governo sulla necessità di mantenere in Italia il patrimonio alimentare del gruppo di Pioltello.

Sul fronte dei conti, intanto, Esselunga si prepara a chiudere il 2006 con un bilancio record vicino a 5 miliardi dopo un già ricco 2005 chiuso con un giro d’affari di 4,3 miliardi (più 4,8% rispetto al 2004) e un utile netto di 107,2 milioni grazie alla drastica cura dimagrante sul fronte dei costi e dei prezzi di vendita. Nella sola giornata del 23 dicembre il gruppo milanese della grande distribuzione avrebbe messo a segno un fatturato di 57 milioni di euro.

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