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CAMBI: ROACH (MORGAN STANLEY), IL DOLLARO RESTERA’ ANCORA DEBOLE

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Di fronte alla forte debolezza manifestata negli ultimi sei anni e, in particolare, negli ultimi otto mesi, il dollaro potrà vivere un periodo di ripresa, nel prossimo futuro, prima di tornare a calare e mantenersi sostanzialmente debole. A sostenerlo è l’economista e presidente di Morgan Stanley Asia, Stephen Roach.

“Il dollaro – ha osservato nel corso di una conferenza stampa a margine del workshop Ambrosetti – è debole e in discesa da sei anni, tuttavia esistono due elementi che lo possono sostenere. Il primo è che la debolezza economica degli Stati Uniti sia diffusa, il secondo è che in fase di recessione i risparmi delle famiglie america tornino a crescere” facendo diminuire il disavanzo e, quindi, facendo diminuire “la pressione” sul biglietto verde (vedi quotazioni del dollaro in tempo reale). “Non sono mai stato un sostenitore del dollaro forte – ha proseguito Roach – ma devo ammettere che negli ultimi otto mesi” ha raggiunto livelli estremamente bassi. Guardando al prossimo futuro, ha concluso, “é probabile che la tendenza si inverta” quanto meno per un breve periodo: “penso che il dollaro si riprenderà e poi tornerà a calare”.

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Guardando alla situazione economica internazionale, Roach ha poi aggiunto che “non sono abbastanza intelligente da poter prevedere se il peggio della crisi è stato superato. Se anche fosse – ha aggiunto – ci sono ancora effetti collaterali che sentiremo nel prossimo futuro”. In particolare, ha sottineato indicando cinque punti, “lo scoppio della bolla del credito e immobiliare degli Stati Uniti la quale, conseguentemente, avrà i suoi effetti anche in Asia e in Europa”.

Poi, ha proseguito, “il ciclo globale in calo” farà sentire i suoi effetti “negativi” sul settore finanziario e del credito e, ancora, “la frenata nella crescita globale” si farà sentire anche sulla “richiesta di commodities” che subirà “un indebolimento”. In ultima istanza, gli effetti collaterali, secondo Roach, si faranno sentire anche sul fronte politico poiché “la risposta della politica sarà quella di una crescita del protezionismo in particolare di una nuova ondata protezionistica negli Stati Uniti.