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Calcio marcio, Buffon: “E’ come Piazzale Loreto”

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Roma – Il suo avvocato aveva preannunciato che aveva voglia di parlare, ma l’ex bomber della nazionale, principale accusato dell’inchiesta sul calcio scommesse, ha invece negato tutto precisando di aver rifiutato una proposta illecita. “Io uno scommettitore? Non e’ vero, avro’ giocato al massimo una volta 300/400 euro, in tabaccheria”.

Beppe Signori arriva in procura a Cremona a piedi, con un passo che non e’ quello dell’attaccante che fu: invece di dribblare i cronisti entra da una porta laterale e li evita. Ed infatti davanti al Gip Guido Salvini – quello che ha indagato per decenni sulle trame oscure dietro la strage di Piazza Fontana – si difende soltanto. Come una provinciale di fronte ad una grande. Negando tutto in meno di novanta minuti, anche “l’inverosimile” dice chi ha sentito l’interrogatorio.

Era iniziata presto la giornata dell’ex capitano di Lazio e Bologna: un incontro con gli avvocati nella sua casa di Bologna per limare gli ultimi dettagli della difesa e trovare il modo di convincere il giudice che lui non e’ il “leader indiscusso” dei bolognesi, uno dei gruppi della ‘cricca’ del pallone che manipolava le partite di B e Lega Pro e tentava – spesso maldestramente, quasi sempre millantando – di condizionare anche quelle di A.

Poi via verso Cremona, per affrontare molto piu’ di una finale. “Io non c’entro nulla” ha detto Signori, giacca blu e camicia bianca senza cravatta, appena si e’ seduto davanti al giudice. Un’affermazione seguita da altre identiche: “Non ho fatto nulla, non ho mai scommesso, non ho mai partecipato a riunioni per manipolare le partite, non conosco Erodiani e Bellavista, non ho mai visto gli assegni che avete sequestrato”.

Soprattutto, ha aggiunto il suo avvocato Silvio Caroli al termine dell’interrogatorio, quando gli fu proposto di finanziare il ‘biscotto’ di Inter-Lecce “da lui venne immediatamente un secco no”. Parole e spiegazioni che non hanno affatto soddisfatto gli inquirenti, sempre piu’ convinti dopo gli interrogatori dei due commercialisti Giannone e Bruni (i titolari dello studio dove secondo l’accusa avvenivano le riunioni per preparare le combine) che sia proprio attorno a Beppe che ruotava il giro bolognese.

E d’altronde le parole che Bruni mette a verbale sono piuttosto chiare: “posso dire in sintesi che per Inter-Lecce, dopo il mancato risultato di Atalanta-Piacenza, alla fine la situazione economica era la seguente: vennero puntati su Singapore 20mila euro dell’assegno di 110mila di Erodiani, l’intero assegno di Bellavista per 60mila euro e l’intero assegno di Paoloni per 30mila”. E poi aggiunge: “Signori aveva cura di non farsi vedere con noi – si legge nel verbale – in realta’ gli assegni non si mossero dallo studio o per qualche giorno dalle mani di Signori. Ma Signori aveva garantito con i suoi referenti per Singapore di avere gli assegni in mano e questo gli bastava”.

Dichiarazioni che chiamano in causa l’ex giocatore ben piu’ di quanto facciano gli atti investigativi. Ma non solo: Bruni aggiunge anche che “Signori comincio’ ad essere pressato dagli asiatici” che avevano perso i soldi su Inter-Lecce, e “ci disse che c’era il rischio che quelli di Singapore ci venissero a dare una lezione”. Ed era sempre lui, stando al racconto del commercialista, che teneva i rapporti con l’uomo che faceva da intermediario con gli asiatici, un italiano su cui si starebbero facendo accertamenti.

Ad aggravare ulteriormente la posizione dell’ex capitano di Bologna e Lazio c’e’ poi il foglio con le ‘condizioni’ per le scommesse trovato a casa sua, un elenco chiaro di quanto chiedono gli ‘asiatici’ per accettare le scommesse dei bolognesi: “la quota non deve subire variazioni, serve un assegno di 125mila euro a garanzia che deve essere dato il venerdi’, gli assegni per le puntate over devono essere dati entro il 75-80esimo” della partita.

Quando il giudice glielo ha mostrato, Signori non ha potuto negare l’evidenza, e cioe’ che era stato proprio lui a scriverlo. “Ma era un promemoria – si e’ giustificato – che mi ha dettato Bellavista”. L’ennesima mossa in difesa di chi e’ nato attaccante.

Per Paolo Rossi si stanno metteno i nomi in pasto alla stampa e ai media in generale con troppa facilita’. “Conosco bene certi meccanismi, ho pagato per due anni in prima persona. Sono ferite che non si rimarginano e bisogna stare molto attenti quando si fanno nomi e accuse”. Lo ha detto ai microfoni di Sky Paolo Rossi, campione del mondo nel 1992, commentando le ultime vicende legate al calcio scommesse con dichiarazioni che tirano in ballo ogni giorno nomi nuovi di calciatori che poi risultano estranei. “Ci vuole prudenza – ha aggiunto – c’e’ troppa fretta a gettare in pasto nomi.

In tutta questa storia, sino ad oggi, si sta parlando solo di sensazioni. Ci vogliono invece prove serie. Per arrivare a fare certe cose ci vuole l’accordo di tutta la squadra ed e’ molto difficile”. Perche’ succede tutto questo? “Non so, – ha aggiunto – io non ho mai scommesso. Credo faccia parte della formazione e cultura del singolo. Il mio invito e’ alla prudenza, le cose vanno chiarite in fretta e bene. Ci sono campionati da avviare, calendari da fare. Tifosi e squadre secondo me, possono stare tranquilli”.

La procura di Napoli cerca di smorzare i toni: “Non e’ una Calciopoli bis. Stiamo indagando sull’influenza dei sistemi delle scommesse sulle partite, in particolare su quelle partite che negli ultimi minuti cambiano risultato. Questi sono i dati di fatto e dobbiamo capire il perche’. Certo e’ che per modificare i risultati di gare, c’e’ bisogno di un sistema complesso che puo’ passare dagli allenatori ai calciatori o agli arbitri”. Cosi’ il procuratore Giovandomenico Lepore a chi gli ha chiesto se ci sono novita’ sul fronte del fascicolo aperto per frode sportiva dalla procura di Napoli.