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Cade un tabù. Dirigenti Wall Street smobilizzano titoli delle loro banche

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ROMA (WSI) – Prima era un vero e proprio tabù. Tant’è che era nata una pratica, battezzata “giuramento di sangue”, con cui per esempio Sandy Weill di Citigroup aveva dovuto giurare di non vendere le azioni del colosso che gestiva fino al mantenimento della sua carica.

Ora, come riporta il Financial Times, le cose sono cambiate. Un’analisi del quotidiano britannico che si è focalizzata sulle vendite di azioni da parte degli insider delle sei principali banche americane, conferma come diversi dirigenti, dalla crisi del 2008, abbiano venduto pacchetti azionari del valore di milioni di dollari ogni anno.

Alcuni smobilizzi sono avvenuti a valori azionari inferiori al “valore di libro”, misurazione di quanto di una società resterebbe nelle mani degli azionisti, se venisse liquidata. Titoli scambiati al di sotto di questo livello di sono sottovalutati dal mercato oppure eccedono il valore degli asset.

Il primato tra i dirigenti che hanno venduto maggiori azioni spetta a Mike Sherwood, co-responsabile della divisione internazionale di Goldman Sachs, che ha smobilizzato azioni per un valore superiore ai $50 milioni.

Il secondo maggiore seller è stato John Stumpf, amministratore delegato di Wells Fargo, che ha venduto azioni della sua banca per $38,1 milioni.

I motivi alla base sono stati spesso di natura personale. “Sia in passato che nel presente, le ragioni personali sono state spesso citate come ragioni per cercare liquidità”. Tra queste, “il divorzio”.

In realtà, anche la precedente generazione di banchieri non si è mai distinta per detenere azioni nel lungo termine. Ken Lewis e Dick Fuld, per esempio, hanno venduto azioni per un valore di decine di milioni di dollari di Bank of America e Lehman Brothers, in vista della crisi. Fuld è stato presidente e amministratore delegato di Lehman, mentre Lewis presidente di Bank of America.

Molti banchieri hanno sofferto tra l’altro gli episodi di crac che hanno visto protagonisti appunto Lehman Brothers, ma anche Bear Stearns e Merrill Lynch, istituti in cui i dipendenti che avevano puntato sui titoli azionari per aumentare la loro ricchezza hanno alla fine perso la maggior parte del loro patrimonio.

Tra gli altri nomi di chi ha venduto: Colm Kelleher di Morgan Stanley, ($6,9 milioni); Jamie Forese di Citi ($3,5 milioni) e Daniel Pinto di JP Morgan ($21,6 milioni dal 2009). I tre sono responsabili delle divisioni di investment banking nei tre colossi di Wall Street.

L’amministratore delegato di una delle cinque banche principali banche Usa ha detto che non venderebbe mai il titolo al di sotto del valore di libro, in quanto un atteggiamento del genere mostrerebbe mancanza di fiducia verso la società. L’AD ha anche sottolineato che i suoi colleghi non sono obbligati a seguire il suo esempio, anche se ha ammesso di “essere dispiaciuto” per coloro che avevano venduto e perso l’occasione del successivo rally.

In ogni caso Lucian Bebchuk, direttore del programma di corporate governance presso la Harvard Law School afferma che ci dovrebbero essere comunque limitazioni all’ammontare di azioni che ogni anno possono essere vendute dai dirigenti.

“Quando i dirigenti bancari hanno la libertà di smobilizzare gli incentivi azionari a essi donati come parte dei loro compensi, e quando ci si aspetta che i dirigenti possano utilizzare in modo significativo la loro libertà per vendere gli incentivi in azioni, gli accordi sulle paghe producono incentivi distorti ad assumere rischi eccessivi – ha detto – Se si vuole promuovere incentivi con una propensione al rischio desiderabile, è necessario impedire ai manager bancari di vendere una frazione significativa delle loro partecipazioni in qualsiasi anno”.

Ci sono comunque alcune eccezioni.

Jamie Dimon “non ha venduto una singola azione tra le azioni ordinarie di JP Morgan Chase”, stando a quanto ha detto la stessa banca nell’ultimo meeting con gli azionisti.

James Gorman di Morgan Stanley è addirittura acquirente netto di azioni della sua banca, e ha speso $2,1 milioni nell’agosto del 2011, quando forti erano i dubbi sulla capacità di sopravvivenza dell’istituto.

Mike Corbat, numero uno di Citigroup e Brian Moynihan, capo di Bank of America, non hanno venduto, almeno fino a quanto sono stati amministratori delegati. (Lna)

Fonte: Financial Times: Top US bank executives abandon share sale taboo