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Burocrazia: in Italia costa due punti di Pil l’anno

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ROMA (WSI) – La burocrazia non guarda in faccia a nessuno. Piccole o grandi che siano, le aziende italiane, oltre alla crisi, devono far fronte a questa tassa neanche più tanto occulta, valutata dalla Cgia di Mestre in 31 miliardi di euro l’anno, 26,5 secondo la presidenza del consiglio dei ministri che nel suo dossier sulla semplificazione amministrativa alla fine del 2012, ha sottolineato come «l’eccesso di costi della regolazione rappresenta una delle cause principali dello svantaggio competitivo dell’Italia». Nel nostro paese il tempo medio per ottenere un permesso di costruzione è di 231 giorni, con un costo che può arrivare fino a 64 mila e 700 euro. In Germania bastano 97 giorni, 99 se il costruttore vive a Londra, 182 se si trova a Madrid dove però il costo medio per avere il via libera a costruire precipita a 12 mila euro, ben 52 mila e 700 euro in meno dell’Italia.

Non è un caso se la Banca mondiale ci ha piazzato all’84esimo posto per facilità di fare impresa, 103esimo, su un totale di 185 paesi, sulla facilità di ottenere i permessi edilizi. Senza contare il fardello della pressione fiscale: il livello di tassazione da noi continua ad essere il più alto dell’Unione europea. «È insostenibile» ha commentato il presidente del consiglio Enrico Letta, che ha poi annunciato, in occasione della legge di Stabilità, il taglio della pressione fiscale che scenderà dal 44,3% al 43,7% del Pil. Peccato che ci vorranno tre anni perchè l’obiettivo è stato fissato per il 2016.

«Al sistema delle piccole e medie imprese che costituisce il 99,9% del totale delle aziende presenti in Italia, la burocrazia costa, in termini assoluti, quasi 31 miliardi di euro all’anno — ha spiegato nel dettaglio Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre —. Per ciascuna di queste Pmi si stima che il peso economico medio sia di circa 7.000 euro». «Non ne possiamo più» il grido d’allarme di Giuseppe Caggiano, imprenditore di Carugo, sei mila abitanti in provincia di Como, che ha minacciato di trasferire la sua ditta in Svizzera e ha poi convinto alcuni suoi colleghi a listare a lutto le aziende della zona.

A lutto contro la burocrazia, le tasse e la mortalità delle pmi. Secondo l’osservatorio Cerved, ben 45 mila aziende hanno chiuso i battenti in Italia nella prima metà del 2013, con un incremento del 9,3% rispetto al 2012. E le procedure aperte per fallimento sono arrivate a 7 mila, record di tutto il decennio. L’edilizia il comparto con la maggiore incidenza del fenomeno: il rapporto tra il numero di chiusure di società di capitale (al netto delle ‘scatole vuote’) e il numero di società operative con attivo patrimoniale maggiore di zero, si è attestato al 3% tra le imprese che operano nelle costruzioni, contro il 2,8% dell’industria e del 2,6% nei servizi.

A soffrire di più, a causa della crisi e della mancanza di liquidità, sono i piccoli ma la burocrazia schiaccia pure i colossi da 20 mila dipendenti e 6,8 miliardi di giro d’affari. Come Esselunga: sempre restio al clamore di tv e giornali, il fondatore Bernardo Caprotti quando non ne può più, prende e scrive. Come ha fatto per il cantiere di Galluzzo, a sud di Firenze, per cui ha inviato una lettera al Corriere. L’acquisto dell’area di oltre 18 mila metri quadrati risale al 1971. Oggi, dopo 42 anni, il supermercato non ha ancora aperto. Perché se è difficile fare impresa in un contesto normale, a un chilometro dalla Certosa diventa ancora più complicato: «15 anni per ottenere il cambio di destinazione d’uso del terreno — fanno sapere dal gruppo della grande distribuzione — 3 anni per l’approvazione del piano guida, 4 anni per il piano urbanistico esecutivo e altri 3 per il permesso di costruire». In totale un quarto di secolo.

E non è finita qui. L’apertura dell’Esselunga Galluzzo è prevista nel 2014 ma ora di traverso ci si è messo il by-pass, 3,5 chilometri di strada realizzati da Autostrade per l’Italia che permetteranno al traffico della Firenze-Siena di saltare il quartiere per entrare in città. Il comune ha subordinato l’inaugurazione del supermercato all’apertura del by-pass. Peccato che l’inaugurazione dell’accordo viario era prevista nel 2008.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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