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Buoni Postali, delusi troppi italiani. Cosa fare per chi li ha ancora in portafoglio

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MILANO (WSI) – Torna calda la questione dei Buoni Postali che hanno deluso molti risparmiatori, rendendo meno di quanto promettevano all’inizio.

Le Poste dicono che il taglio dei tassi durante gli anni è avvenuto a norma di legge, ma l’avvocato Marta Buffoni di Novara contesta che le cose stiano davvero così e ha promosso una serie di cause, ottenendo (per intanto) un primo risultato: tutti quelli che si sono rivolti a lei e si sono visti versare immediatamente egli interessi nella misura richiesta per ordine del Giudice.

«Non è una vittoria definitiva – avverte l’avvocato – adesso bisogna aspettare le sentenze. Certamente si tratta di un passaggio importante verso una concreta tutela dei diritti dei risparmiatori».

Ora si avvicina una data importante perché il 31 dicembre vanno in scadenza i Buoni postali trentennali serie O emessi nel 1984. Marta Buffoni lancia un appello ai titolari di buoni: «Non abbiate fretta di incassare alla scadenza, perché ci sono dieci anni per farlo. Se il conteggio presentato dall’impiegato postale non vi convince, fermatevi e fatevi aiutare da un esperto, per non compromettere definitivamente i vostro diritto a ottenere il rimborso del valore complessivo.».

L’avvocato Buffoni è sovente inviata a parlare dell’argomento. La prossima conferenza per illustrare la questione; è fissata per sabato 25 a Borgosesia (Vercelli) organizzata dalla società di consulenza Utilia.org srl.

Ma in che cosa consiste il problema? Ecco un esempio che spiega tutto: in uno dei casi che l’avvocato ha avuto occasione di esaminare, il cliente era titolare di cinque buoni postali ordinari trentennali da 5 milioni l’uno che hanno raggiunto la scadenza.

Si è presentato a incassarli, sulla base di quello che c’è scritto sugli stessi buoni si aspettava di ricevere circa 90 mila euro, maturati in un trentennio. E invece in Posta gli hanno detto che in base a certe regole, cambiate nel frattempo, ma cambiate a sua totale insaputa, gli vogliono liquidare circa la metà.

Ai buoni postali si rivolgono soprattutto investitori poco esperti: casalinghe, pensionati. Ma nel lungo termine si sono rivelati un investimento molto azzeccato e remunerativo, «purché i patti vengano rispettati», dice l’avvocato Buffoni. Purtroppo da un certo punto in avanti non c’è stata più corrispondenza fra quanto scritto sui buoni e quanto maturava davvero. «I rendimenti sono stati più volte ridotti per legge, nel corso degli anni» dice l’avvocato Buffoni «ma i risparmiatori non sono stati adeguatamente informati sul rischio di riduzione dei tassi collegato all’operazione di investimento».

Riportiamo la risposta scritta delle Poste a questi rilievi: «Poste Italiane, in quanto collocatore di prodotti di terzi, si è limitata ad applicare la variazione dei rendimenti come previsto dal decreto del ministero del Tesoro del 13/6/1986. La modifica del tassi di interesse rispetto a quanto riportato sul retro dei Buoni Postali Fruttiferi è stata disposta dal Ministro del Tesoro di concerto con il Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, e resa nota mediante pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 148 del 28/06/1986».

L’avvocato ritiene che l’obiezione delle Poste (formalmente ineccepibile) secondo cui tutto è stato fatto a termini di legge non impedirà di vedere le proprie difese accolte.

La società Utilia.org srl si propone di sensibilizzare i risparmiatori nella conferenza «Buoni Fruttiferi Postali e rendimenti dimezzati: parliamone» fissata per sabato 25 ottobre, alle 10 del mattino, presso la Sala Congressi del Centro direzionale Lingottino di Borgosesia (Vercelli), in viale Varallo 33.

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