Economia

Buoni fruttiferi postali: scadenza e prescrizione. A cosa stare attenti

Ha destato scalpore la notizia di un 50 enne di Ceccano (Frosinone) che ha scoperto in una parete di casa buoni fruttiferi postali del nonno del valore di 1 miliardo di lire. Peccato che oramai fossero scaduti, per cui non ha potuto entrare in possesso del tesoretto. I buoni fruttiferi postali sono un investimento senza tempo e sul quale i risparmiatori hanno sempre puntato per gestire i propri risparmi. Nel corso degli anni, però, non sono mancate denunce di irregolarità nel momento in cui i diretti interessati avevano intenzione di riscuotere i titoli, soprattutto quelli rilasciati tra metà anni ‘80 e metà anni ‘90.

Sono varie le associazioni di consumatori che stanno sollecitando una vera e propria sanatoria per questo tipo di titoli, anche alla luce dei pronunciamenti delle varie autorità, che sono state chiamate in causa per dirimere i vari problemi. La domanda, a questo punto, però è una: come si devono comportare i risparmiatori che hanno in casa dei buoni fruttiferi postali? Cosa fare in caso di scadenza o prescrizione? Scopriamolo insieme.

La prescrizione dei buoni fruttiferi postali

Come tutti gli altri titoli di Stato, i buoni fruttiferi non possono essere rimborsati dopo dieci anni dalla loro scadenza. I risparmiatori perdono il diritto ad ottenere il rimborso perché arriva la prescrizione: un vero e proprio istituto giuridico, che è disciplinato attraverso l’articolo 2946 del Codice Civile.

Ma cos’è, in estrema sintesi, la prescrizione? Con questo termine ci si riferisce al tempo stabilito dalla legge entro il quale il risparmiatore ha la possibilità di richiedere il rimborso del capitale investito e degli interessi maturati.

Entrando un po’ più nello specifico a regolamentare la prescrizione dei buoni fruttiferi postali è l’articolo 6-ter del Decreto Legge n. 269, che è stato convertito nella Legge n. 326/2003. Per quanto riguarda i buoni fruttiferi postali, dopo dieci anni dalla loro scadenza, i diritti dei titolari si prescrivono: capitale ed interessi non possono più essere richiesti. A determinare il modo attraverso il quale vengono gestiti i buoni fruttiferi postali con la prescrizione è la loro data di emissione:

  • i titoli emessi fino al 13 aprile 2001 confluiscono direttamente nelle casse dello Stato;
  • i titoli emessi a partire dal 14 aprile 2001 rientrano direttamente nel Fondo per indennizzare i risparmiatori delle vittime di frodi finanziarie.

Per quanto riguarda la prescrizione, è necessario effettuare una distinzione tra i buoni fruttiferi emessi in forma cartacea e quelli dematerializzati. Questi ultimi non possono cadere in prescrizione, perché sono rimborsati automaticamente alla loro scadenza. L’importo viene accreditato direttamente sul conto corrente dell’intestatario.

La scadenza dei titoli

Che cosa si intende per scadenza dei buoni fruttiferi postali? La scadenza, in estrema sintesi, indica la data oltre la quale il titolo non produce degli interessi: diventa, quindi, infruttifero. A partire da questa data il risparmiatore ha la possibilità di richiedere il rimborso direttamente presso un ufficio postale.

Nella maggior parte dei casi la scadenza è indicata sul retro del foglio e all’interno del foglio informativo. Dagli anni 2000, molti risparmiatori che hanno deciso di investire nei buoni fruttiferi postali, hanno trovato la dicitura generica “a termine”, che ha causato un po’ di confusione. Attraverso il decreto ministeriale del 19 dicembre 200 sono stati introdotti due diversi tipi di prodotti:

  • i buoni ordinari della serie A1 con durata ventennale;
  • i buoni a termine della serie AA1 con scadenza limitata a pochi anni, indicata dalla dicitura “a termine” sul buono.

In molti casi i risparmiatori non si sono accorti di aver acquistato dei prodotti con una scadenza limitata e non si sono recati alle poste per incassarli. Successivamente si sono visti respingere la richiesta perché erano passati più di dieci anni. Nel periodo compreso tra il 2020 ed il 2021 qualcosa come 367 mila buoni fruttiferi postali sono caduti in prescrizione. Complessivamente i risparmiatori hanno perso qualcosa come 404 milioni di euro. Questo è il motivo per il quale, nel corso del mese di ottobre 2022, l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM) ha deciso di aprire un’indagine su alcune pratiche commerciali scorrette attivate da parte di Poste italiane.

Quali differenze ci sono tra la prescrizione e la scadenza

Per non incappare in errori di valutazione, che possono mettere a rischio i risparmi di una vita, è importante comprendere quale sia la differenza tra la scadenza e la prescrizione.

La scadenza indica il termine oltre il quale il titolo non produce più interessi, facendolo diventare di fatto infruttifero, la prescrizione determina il momento nel quale non è più possibile esercitare il proprio diritto ad ottenere il rimborso. Quando si parla di buoni fruttiferi postali, quest’ultimo termine arriva dopo dieci rispetto alla scadenza.

I tempi della prescrizione sono fissi, mentre la scadenza varia a seconda del titolo acquistato dal risparmiatore. Per quanto riguarda i buoni ordinari, che sono stati emessi fino al 27 dicembre 2000 la scadenza è dopo 30 anni. Quelli emessi successivamente hanno una vita più breve: 20 anni.