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BRUSCO DIETROFRONT DELL’EURO. LA ‘COLPA’ E’ ANCORA DELLA GRECIA

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(WSI) – Come ci si attendeva, la giornata di ieri è stata caratterizzata da un buon appetito per il rischio, con le borse che hanno chiuso in territorio positivo – fa eccezione l’Asia, che risultata essere in negativo di circa un punto percentuale sul Nikkei.

Abbiamo assistito ad una bella inversione del dollaro americano nei confronti della moneta unica e durante la sessione asiatica è partita un’accelerazione di questo movimento a causa del fatto che alcuni funzionari greci hanno dichiarato di non essere poi così fiduciosi di poter ottenere degli aiuti durante il prossimo summit (previsto per il 25 marzo)e potrebbe così profilarsi la possibilità di doversi rivolgere al Fondo Monetario Internazionale durante il lungo week end di Pasqua.

Il movimento cui abbiamo assistito va ad individuare un’area molto importante (come vedremo nella sezione dedicata all’analisi tecnica).

Altro movimento degno di entrare nei fatti di cronaca è stato quello fatto vedere dalle sterline alle 10.30 di ieri mattina. Ad un primo sguardo verrebbe da dire: “bhe, escono dati brutti sul mercato del lavoro e il pound sale??” Ad una più attenta analisi invece, si possono intuire le motivazioni alla base della salita cui abbiamo assistito.

Infatti, sebbene i jobless claims, anziché essere allineati con le aspettative di mercato che volevano un +6.000 unità, abbiano fatto registrare un brutto -32.300 unità (la peggior discesa da più di dieci anni a questa parte, precisamente dal 1997), il vero market mover sono state le minute della Bank of England.

Leggendo lo statement vediamo infatti come la decisione sui tassi sia stata presa all’unanimità, così come il pensiero di non voler cambiare il piano di acquisto dei bond (Quantitative Easing) e di mantenerlo così a 200 miliardi di sterline. I commenti si sono focalizzati sulle potenziali pressioni inflattive.

E’ stato sottolineato che se i prezzi dell’energia ed i rapporti di cambio dovessero continuare a contribuire a tali pressioni, il tasso di inflazione, già su livelli alti, non potrebbe mantenere questa tendenza per lungo tempo (unacceptable – inaccettabile). Questo è stato interpretato dal mercato come un chiaro segno di pressioni hawkish da parte dell’Istituto Centrale.

Dal punto di vista dei dati macroeconomici previsti per oggi, segnaliamo soltanto il CPI americano, atteso a 2.3% su base annua contro il precedente 2.6% ed il Philadelphia Fed per il mese di marzo che rispetto al precedente 17.6 è atteso a 18, non una grande variazione.

Passiamo all’analisi tecnica dove reputiamo piuttosto interessante la prova di rottura mostrata ieri a rialzo sull’eurodollaro.

Questo non tanto perché i prezzi abbiano raggiunto una resistenza 25 punti più in alto rispetto alla precedente (1.3815), ma invece perché il mercato ha dato prova di considerare la zona molto importante, data la profonda discesa a cui a abbiamo successivamente assistito.

Per le prossime ore il cambio si troverà ad affrontare un primo livello di supporto, suggerito dalla trendline in salita dai primi di marzo e dal precedente minimo relativo. Stiamo parlando dell’area di 1.3640 e se anche questa dovesse essere oltrepassata, il triplo minimo di inizio mese a 1.3535, potrebbe essere un buon punto d’arrivo.

Molto preciso il livello di USdChf di supporto evidenziato ieri. I prezzi in discesa si sono infatti fermati al 50% di ritracciamento del movimento rialzista compreso fra 1.0130 e 1.0895.

1.0510 continua a rimanere il “baluardo” della tenuta della tendenza rialzista ed un suo superamento a ribasso condurrebbe al successivo 1.0420. Attenzione nel breve alla resistenza di 1.0640.

Continua la discesa della moneta unica, contro il franco svizzero: non potrebbe essere altrimenti date le premesse di debolezza dei due cambi principali che lo compongono.

I prezzi sono giunti oltre il supporto di riferimento di un anno fa esatto, 1.4580, continuando il proprio percorso ribassista che sembra puntare a 1.43 (il minimo toccato ad ottobre 2008 sulla scia dei problemi finanziari globali scatenati dal fallimento Lehman).

Il dollaro, contro lo yen, si muove da due settimane all’interno di un range di meno una figura e mezza. Perché si abbandoni questa lateralità i due livelli da oltrepassare sono suggeriti dal minimo di 89.60, del 9 marzo, e dal massimo di 91.05, del 12 marzo.

Resta valida l’idea rialzista sul cambio AudUsd, anche se manca davvero poco al raggiungimento di quell’obbiettivo indicato più volte a 0.9320. Il supporto a questa idea si trova davvero lontano ora, in area 0.9050, abbassando troppo il risk/reward di un posizionamento a favore di Australia.

Il petrolio si trova molto vicino al massimo dell’ultimo anno e mezzo ed il cambio UsdCad sembra attendere una definitiva rottura per approfittare e raggiungere almeno la parità.

Ricordiamo che ora la resistenza ad un’eventuale risalita del cambio si trova sul precedente supporto fondamentale di 1.02 figura.

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