Economia

Brexit, quanto è costata alla Gran Bretagna?

Quanto è costata la Brexit, in termini economici, alle famiglie del Regno Unito? Quando sono andate a fare la spesa hanno dovuto pagare qualcosa come 7 miliardi di sterline per coprire i costi aggiuntivi delle barriere commerciali sulle importazioni di cibo dall’Unione europea. A mettere in luce questi maggiori costi sostenuti è stata una ricerca portata a termine dalla London School of Economics (LSE).

L’analisi ha stimato che le barriere commerciali hanno ostacolato le importazioni del Regno Unito portando a far aumentare, mediamente, la spesa per gli alimentari di 250 sterline. Il costo del cibo, infatti, è aumentato in maniera vertiginosa: dal 2019 è cresciuto del 25%. Nel caso in cui le restrizioni commerciali innescate dal post Brexit non fossero state in vigore, gli aumenti sarebbero stati solo del 17%, quasi un terzo in meno.

Brexit, un prezzo salato per le famiglie

La Brexit è costata parecchio alle famiglie britanniche, che sono arrivate a dover spendere qualcosa come 6,95 miliardi di sterline in più. Il rapporto della London School of Economics ha messo in evidenza che tra dicembre 2019 e marzo 2023 i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati quasi del 25%. In assenza di Brexit questa cifra sarebbe inferiore dell’8%.

L’anno scorso, il centro per le prestazioni economiche della London School of Economics ha messo in evidenza che con l’uscita dall’Unione europea i costi degli alimentari sono aumentati, mediamente, di 250 sterline nell’arco dei primi due anni fino alla fine del 2021, per un costo di 5,8 miliardi di sterline.

Il Regno Unito ha il più alto tasso di inflazione legata agli alimentari nel mondo industrializzato. Negli ultimi dati dell’Office for National Statistics, la misura dell’inflazione dell’indice dei prezzi al consumo è scesa all’8,7% ad aprile dal 10,1% di marzo, ma l’inflazione alimentare nell’ultimo anno è rimasta elevata al 19%.

Le barriere commerciali

Con la Brexit sono state introdotte delle vere e proprie barriere commerciali, che richiedono dei documenti aggiuntivi per convalidare le merci e dei controlli veterinari sul bestiame. Nikhil Datta, uno degli autori del rapporto, ritiene che sia possibile che i costi del cibo continuino a salire vertiginosamente:

“Alla frontiera non sono stati istituiti tutti gli uffici ed i servizi necessari. Non vengono effettuati, ad esempio, tutti i controlli veterinari. Nel momento in cui questi controlli e queste verifiche dovessero essere attivate, non è detto che ci siano dei nuovi adeguamenti dei prezzi. Le aziende, infatti, hanno già tenuto conto di questi costi aggiuntivi”.

Il Fondo monetario internazionale ha esortato il governo del Regno Unito ad abbassare le barriere non tariffarie al commercio per ridurre l’inflazione. Richard Davies, professore dell’università di Bristol, ha spiegato:

Uscendo dall’Ue, il Regno Unito ha scambiato una relazione commerciale profonda con pochi ostacoli al commercio con una in cui è necessaria un’ampia gamma di controlli, moduli e passaggi prima che le merci possano attraversare il confine. Le imprese hanno dovuto affrontare costi più elevati, che hanno scaricato in gran parte sui consumatori. I guadagni per le imprese nazionali sono superiori alle perdite per i consumatori nazionali, di oltre 1 miliardo di sterline”.