Brexit ed emergenza Covid stanno mettendo sotto pressione il mercato del lavoro in Gran Bretagna. Secondo le ultime stime dell’Ufficio Nazionale di Statistica i posti vacanti nel Regno Unito sono saliti a un livello record di 953 mila, evidenziando una crescita di 168 mila unità rispetto all’inizio della pandemia.
Brexit, i settori con i posti di lavoro vacanti
Una situazione dovuta in gran parte ai nuovi limiti di circolazione e di lavoro introdotti per i cittadini Ue a seguito della Brexit. Si è così creato una mancanza di lavoratori senza precedenti in settori come logistica, commercio, ristorazione, edilizia e agricoltura. Settori in gran parte coperti da lavoratori provenienti da paesi dell’Unione europea. Si parla di quasi 85mila posti disponibili nel settore della logistica e altri 31mila nella vendita al dettaglio. Anche il settore della ristorazione è uno dei più penalizzati con 70mila posti vacanti tra cui 42mila per la mansione di chef.
Si stima che, ad oggi, sono circa 1,3 milioni di lavoratori non britannici ad aver lasciato il Regno Unito dalla fine del 2019. Molti sono tornati nel loro paese di origine durante l’emergenza pandemica. I controlli in corso sui viaggi e il rischio per la salute pubblica continuano a scoraggiare alcuni lavoratori stranieri a rientrare nel Regno Unito.
A pesare sul mercato del lavoro contribuisce anche la cosiddetta pingdemic, termine che deriva dal verbo inglese ‘to ping’, che letteralmente vuol dire ‘tintinnare’, ma che ha assunto il significato di essere segnalato dall’app dell’NHS, il servizio sanitario nazionale britannico. L’app avvisa quando c’è stato un contatto ravvicinato per un certo tempo (almeno 15 minuti) a una persona risultata positiva al Covid. In caso di segnalazione, occorre isolarsi per 10 giorni ed essere sicuri, tramite test, di essere negativi prima di uscire.
Questi avvisi stanno costringendo molti lavoratori a mettersi in isolamento dopo aver avuto contatti con soggetti positivi al coronavirus e aver ricevuto la segnalazione dall’app.
Per tamponare la situazione alcune aziende che operano nella ristorazione, nei servizi sociali e nel commercio hanno, addirittura, previsto un bonus di assunzione. Pub e ristoranti hanno lanciato un’altra iniziativa introducendo una politica di arrotondamento degli stipendi grazie alla maggiorazione del cosiddetto “service charge”, l’importo aggiunto al conto e destinato al dipendente.
Alla lunga questa situazione potrebbe causare un innalzamento dei prezzi per beni e servizi, in quanto la carenza di personale li costringerà a offrire salari elevati per attirare nuovi lavoratori.