ROMA (WSI) – Giuliano Amato, che di regolamenti per l’uscita di un paese membro dall’Ue se ne intende, ha invitato il governo britannico a non far scattare l’articolo 50 del trattato di Lisbona che farebbe da apripista all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, come richiesto dai cittadini nel referendum indetto dall’esecutivo per bluffare elettori e autorità europee e poi svoltosi il 23 giugno.
Il ragionamento dell’ex premier italiano, tristemente famoso per il prelievo forzoso imposto nel 1992, è dunque che su certi argomenti non bisognerebbe ascoltare il parere del popolo e agire nell’interesse a lungo termine della nazione. Secondo il politico di stampo moderato l’articolo, peraltro voluto ai suoi tempi proprio da Londra, “non è concepito per essere usato”.
Il colmo è che la clausola di uscita, inserita per accontentare il Regno Unito, era stata concepita proprio da Amato, che quindi è il padre di quella norma. “La mia intenzione era che ci fosse una valvola di sicurezza, ma che non fosse mai usata”, ha spiegato. “È come avere un estintore che non dovrebbe mai essere utilizzato. Invece è scoppiato un incendio”.
La speranza di Amato è che il nuovo governo trovi la forza e il cavillo legale per tornare sulle scelte dei suoi cittadini. Il referendum nel Regno Unito non è vincolante e può essere indetto solo dalle autorità. “Più comprenderanno che stanno perdendo, più ci sarà una possibilità che nel 2020 qualcuno farà qualcosa”, ha dichiarato parlando delle prossime elezioni politiche che dovrebbero tenersi nel 2020.
Verso elezioni anticipate
Alla luce degli ultimi sondaggi Londra e il suo governo potrebbero non aspettare così tanto tempo prima di chiamare gli elettori alle urne. La neo premier Theresa May può infatti contare su una popolarità sempre più crescente. Il vantaggio del suo partito, i Tories, sui principali rivali del partito Laburista è cresciuto a 16 punti percentuali, un dato che sta rilanciando le voci sulla possibilità che la premier convochi a breve elezioni anticipate.
Secondo il nuovo sondaggio ICM; se si votasse domani i conservatori britannici avrebbero una maggioranza parlamentare ampliata di ben 102 seggi. I laburisti, invece, perderebbero 44 seggi, scendendo a quota 188.
May, che in queste ore si trova a Roma e parlerà a fianco del presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi dopo un incontro in tarda mattinata, ha assicurato di non volere elezioni anticipate, quindi al momento si tratta di pure teorie, come peraltro fa notare anche The Independent. Un voto molto prima della fine della legislatura in calendario tra quattro anni aggiungerebbe ulteriore incertezza a un clima politico ed economico già fortemente condizionato dell’esito sul referendum che ha sancito la Brexit.
Ma tra i deputati Tory, argomenta il quotidiano, ci si interroga sempre più seriamente sulla “tentazione” che potrebbe cogliere la neo-premier se il forte vantaggio si confermasse all’inizio del prossimo anno. Un fattore decisivo potrebbe essere la rielezione a settembre di Jeremy Corbyn come leader Labour, cosa che i conservatori considererebbero un ulteriore incentivo ad elezioni anticipate: la “guerra civile” in seno al partito laburista non si placherebbe e faciliterebbe la ulteriormente la vittoria Tory.