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Brexit: Gran Bretagna a corto di manodopera, riapre le frontiere agli europei

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La variante Omicron fa saltare tutti i piani della Brexit. Già sotto stress negli ultimi mesi per via della carenza del personale, ora le imprese devono vedersela con l’impennata dei contagi da Covid 19, che ha costretto migliaia di persone alla quarantena. Di fronte alla mancanza di manodopera, e in assenza di una strategia, il Governo britannico, alla vigilia di Natale, ha introdotto una misura che consente l’ingresso di migliaia di lavoratori europei in due settori cruciali, ovvero agricoltura e sanità.

Si è dimostrato così non sostenibile l’idea che, nel post-Brexit, i lavoratori britannici avrebbero sostituito gli europei.
Dall’inizio dell’anno nuovi ospedali e case di cura potranno ingaggiare personale straniero grazie a un visto speciale che durerà almeno un anno.
Alle difficoltà causate dalla pandemia, gli ultimi dati rivelano che 42mila operatori sociali hanno lasciato l’incarico tra aprile e ottobre, a condizioni di lavoro difficili e salari molto bassi. L’introduzione in novembre dell’obbligo di vaccino è stata per molti un ulteriore deterrente.

Brexit: metà degli euroscettici si ricredono

La carenza di manodopera è solo uno dei problemi che la Gran Bretagna ha dovuto affrontare nel primo anno dall’introduzione della Brexit. E che hanno spinto anche i più euroscettici a ricredersi sul divorzio con Bruxelles. L’ultimo sondaggio di Opinium, pubblicato dall’Observer sull’argomento parla chiaro: metà di tutte le persone che avevano votato a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Europa, oggi si ricredono.

La decisione era stata votata dal popolo nel 2016. Il 52% degli elettori si era detto a favore dell’uscita, mentre il restante 48% si era proclamato contrario. I primi però, gli euroscettici, dopo un anno di Brexit, non sono molto o per nulla soddisfatti da come sta andando.

Metà di loro, ha riportato il sondaggio di Opinium, ha dichiarato che le ripercussioni sono state negative e solo il 14% ha dichiarato di essere contento e che la Brexit sta andando meglio del previsto. I filo-europei continuano a pensare che il Regno Unito non avrebbe dovuto sciogliere i suoi legami con Bruxelles. Quasi il 90% tra questi ha anzi affermato che è ben peggio di quanto si sarebbe aspettato.

Burocrazia e controlli mettono al tappeto l’export

Sul fronte economico, le esportazioni di merci sono diminuite del 14% nel terzo trimestre del 2021. E la sofferenza delle aziende britanniche non si è fatta sentire solo nelle spedizioni verso l’Europa, ma anche verso l’Extra Europa. Le cose rischiano inoltre di peggiorare il prossimo anno, visto che dal primo gennaio entreranno in vigore ulteriori restrizioni sulle importazioni dall’Unione europea, che secondo i leader aziendali,  porteranno a ulteriori cali e ritardi.

Problemi burocratici e amministrativi che interessano le nuove procedure doganali e l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli hanno messo al tappeto anche l’export italiano verso la Gran Bretagna. Secondo i dati Coldiretti, a novembre le esportazioni italiane nel Regno Unito hanno registrato un calo del 4%, in controtendenza rispetto al dato generale, in crescita del 13,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.