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Borse: una “legnata” dal Giappone

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MILANO (ADVISE ONLY) – Nella giornata del 13 giugno l’indice azionario Nikkei 225 ha perso il 6,4%. Non è tutto, dallo scorso maggio perde già il 22%. Una “legnata” che ha colpito in modo piuttosto generalizzato tutti gli classi di attività più rischiose nell’ultimo mese: le Borse di tutto il mondo hanno performance con segno negativo, si sono alzati i rendimenti dei titoli di Stato un po’ ovunque e anche lo spread si è gonfiato. Il Barometro del Rischio Advise Only (consultabile liberamente all’interno del sito), pur rimanendo ancora su livelli di norma, segnala un peggioramento del “clima” sui mercati.

Niente panico e cerchiamo di capire.

A mio avviso questa situazione è figlia della combinazione di vari fattori. Analizziamoli.

  1. Si addensano i timori che il “ciclo della liquidità” sia in fase di declino, cioè che la Fed e la Bank of Japan siano in procinto di smettere di acquistare obbligazioni e immettere liquidità sui mercati.
  2. Molti operatori, in particolare Hedge Fund (fondi speculativi), nei mesi passati hanno messo in piedi operazioni di “carry trade”: si sono finanziati a tassi bassissimi in yen ed hanno investito in azionario giapponese. Ora, a fronte delle perdite accumulate in queste ultime settimane, si vedono costretti a chiudere questa operazione, vendendo le azioni giapponese precedentemente comprate. La cosa evidentemente aumenta il circolo negativo della paura e delle vendite.
  3. Altri investitori, compresi probabilmente molti di voi, dopo aver realizzato buoni guadagni, hanno deciso di monetizzarli vendendo i titoli in portafoglio.

Perdite di questo genere e volatilità così elevate non sono all’ordine del giorno. Ma non sono nemmeno così inusuali: guardate questo grafico, che mostra la storia dell’indice Nikkei negli ultimi trent’anni e della sua volatilità, rappresenta una misura del nervosismo dei mercati e della loro propensione ad oscillare.

 

Il messaggio del grafico è semplice: il mercato giapponese ha visto momenti ben peggiori e la volatilità odierna, pari a 44% (volatilità GARCH), è elevata – circa il doppio di quella di un mese fa – ma ben lontana dai livelli massimi.

Ora guardiamo avanti: vi propongo degli spunti di riflessione per il futuro.

  • Per ora nulla è perduto. Considerate che, nonostante le perdite di questi giorni, dall’inizio del “bull market” giapponese di novembre 2012, la performance dell’azionario giapponese (dividendi inclusi), resta pari a 43,5% in yen e 15,4% in euro. Numeri niente male.
  • Le valutazioni sono su base storica decenti. Su questi livelli, infatti, pur non essendo propriamente “in saldo”, l’azionario giapponese non è “carissimo”: ha un rapporto tra prezzi e utili intorno a 30 (valore aggregato delle aziende giapponesi). La media a 15 anni è pari a 125 (sì, avete letto bene, riguardatevi dov’erano i prezzi una ventina d’anni fa!), quella a 10 anni pari a 70 e, infine, quella a 5 anni pari a 19 (P/E calcolati alla Graham & Dodd, utilizzando dati storici contabili depurati per il ciclo economico).
  • La fase espansiva della politica monetaria giapponese non necessariamente è terminata. I problemi del Giappone richiedono infatti una strategia con un orizzonte temporale ben più lungo di qualche mese. Detto altrimenti: una variazione positiva del PIL giapponese non significa che l’economia nipponica vada bene (ndr: 0,4% la variazione del PIL reale del primo trimestre 2013 rispetto allo stesso trimestre del 2012) e che la BOJ (Banca centrale giapponese) consideri rivitalizzata l’economia. A maggior ragione dopo la cattiva reazione dei mercati.
  • La “fame” di rendimenti nel mondo (a partire dai grandi fondi pensione USA, che hanno i loro problemi a pagare le pensioni) è una forza potente in grado di rivitalizzare gli acquisti sul mercato, una volta passato il momento di paura.

Dunque questa potrebbe essere un’occasione per acquistare un po’ di azionario se si ha un po’ di stomaco per il rischio

Approfondiamo l’argomento all’interno della Community di Advise Only. Mi trovate cliccando qui: Raffaele Zenti.