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Borse: Europa batte Wall Street nel primo trimestre, bene piazza Affari. E ora?

Un mese, quello di marzo, da dimenticare per i listini mondiali che accusano a marzo il maggior calo mensile dal settembre 2022, portando l’indice azionario mondiale MSCI ad un ribasso di almeno il 4,5%. Si salvano le Borse europee, il cui bilancio resta positivo così come quello dell’intero primo trimestre.

In Europa maglia rosa a Madrid

Guardando più da vicino gli indici, nei primi tre mesi del 2025, l‘EuroStoxx ha registrato nei tre mesi un rialzo pari al 5,8%, battendo le performance di Wall Street con i principali indici tutti in territorio negativo. La maglia rosa nei primi tre mesi va all’Ibex di Madrid, che mette a segno un rialzo del 13,9% (+1,6% a marzo), seguito a ruota da piazza Affari: il Ftse Mib di Milano segna +11,3% nel trimestre e +1,6% a marzo. Bene anche il Dax di Francoforte (+11,3% nel trimestre e +1,8% a marzo), il Cac di Parigi (+6,5% nei primi tre mesi del 2025 e +4,1% nell’ultimo mese) e il Ftse 100 di Londra (rispettivamente del 5,7% e del 2,6%).

Settori: chi sale e chi scende

Analizzando le performance settoriali, i piani del presidente Trump di imporre dazi del 25% sui veicoli importati zavorrano il comparto automobilistico che da inizio anno accusa un calo del 4,3%, nonostante nel mese di marzo il settore abbia guadagnato il 12,2%.  Male nei primi tre mesi del 2025 i viaggi (-13,6% ma +17,9% a marzo), il retail (-4,1% ma +6,4% a marzo), i media (-3,9% ma +5,6% a marzo) e le materie prime (-3,7% ma 8,8% a marzo).

Sul fronte opposto, segnano la performance migliore le banche (+22% nel trimestre e +1,7% a marzo), le assicurazioni (+16,1% ma -4,2% a marzo), le telecomunicazioni (rispettivamente +13% -0,5%). In significativo rialzo anche il comparto delle utility, che da inizio anno mettono a segno un guadagno del 10% (-5% a marzo), beneficiando della natura ‘difensiva’ in un contesto che spinge al rialzo l’avversione al rischio da parte degli investitori.

Chi vince e chi perde a piazza Affari

A Piazza Affari, su 40 titoli, ben 22 hanno chiuso in positivo. Come fa notare Gabriel Debach, market analyst di eToro, il mercato italiano non rallenta: si divide. In vetta al podio brilla Leonardo, che mette a segno un altro +16,3%. Terzo mese consecutivo sopra il +15%: è diventata la stella polare del MIB. Ordini in crescita, narrativa di difesa, momentum tecnico perfetto.

Al secondo posto si fa notare Telecom Italia +14,8%, tra speculazioni, operazioni straordinarie e voci che continuano ad alimentare l’ottimismo. Chiude il podio Banca Mediolanum +9,4%, che si aggiunge alla lunga lista delle banche italiane in rally da inizio anno. Dopo due mesi da leader assoluta, Iveco scivola con -0,3%: la corsa da inizio anno resta intatta (+61,4%), ma il sorpasso da parte di Leonardo è servito.

E sul fondo della classifica? Amplifon -23,4%, Stellantis -17%, Brunello Cucinelli -15,5%. Tre storie diverse, un solo comune denominatore: America. Tutte e tre fortemente esposte agli Stati Uniti, finiscono nel mirino tra trimestrali deboli, guidance fiacche e timori di nuovi dazi dopo i toni da campagna di Trump.

A tenere su il listino ci pensa ancora una volta il comparto finanziario: UniCredit +1,8%, Unipol +2,7%, BPER +4,7%, Mediobanca +0,7%, Generali +2,0%. Non solo tengono, ma consolidano rally YTD che superano spesso il +20%, quando non il +30%. Il credito italiano continua dunque a macinare fiducia.

Wall Street al tappeto

È stati un mese e un trimestre difficile quello che si è chiuso ieri a Wall Street, il primo con Trump di nuovo alla Casa Bianca. Lo S&P 500, dopo il record di febbraio, è sceso a marzo in correzione, per poi recuperare in parte le perdite.

Nel complesso, lo scorso mese per il benchmark Usa si è chiuso con una perdita del 5,8%, il peggior calo mensile dal dicembre 2022, con circa  il 67% dei suoi componenti in ribasso e 80 titoli che hanno perso almeno il 10%, a fronte di solo 16 in rialzo di almeno il 10%. Guardando da vicino i top performer, il quadro settoriale rivela un pattern ben definito: difensivi, energia e healthcare hanno dominato la scena.​ Peggio il Nasdaq, che ha ceduto mensilmente l’8,2%, mentre il Dow lima le perdite a – 4,2%.

Allargando lo sguardo all’intero trimestre, lo S&P ha lasciato sul terreno il 4,6%, primo calo dopo cinque trimestri consecutivi in rialzo, mentre gli analisti hanno iniziato a correggere al ribasso le stime sul target di fine anno. Nel frattempo, il Nasdaq ha perso il 10,4%, il maggior calo trimestrale dal secondo trimestre del 2022. Il Dow ha ceduto nei primi tre mesi dell’anno l’1,3%.

Le stime degli analisti

Cosa aspettarsi per il futuro? Secondo David Pascucci – Analista dei Mercati per XTB, quello visto a marzo è un segnale che non lascia intravedere nulla di buono.

“I mercati Usa risultano particolarmente negativi rispetto all’Europa, pertanto la dinamica attuale presume un ribasso di lungo periodo per via di alcune dinamiche tecniche come ad esempio le chiusure del mese al di sotto dei minimi dei mesi precedenti, inoltre ci troviamo sui livelli di settembre/ottobre sugli indici Usa, a sottolineare quanto sia negativa la dinamica dei prezzi attuale. L’Europa si indebolisce ma a non è ai livelli dei mercati americani che risultano sicuramente più deboli, così come il Nikkei che di fatto non è mai riuscito a riprendersi dal tonfo estivo di agosto dove ha perso circa un -28% da massimo a minimo. In sostanza, si stanno creando tutti i presupposti per vedere un ribasso forte di lungo periodo, un vero e proprio bear market della durata di svariati mesi, il tutto dovrà essere necessariamente accompagnato da una dinamica macroeconomica in netto peggioramento rispetto a quanto vediamo in questo momento”.

Parlando di mercati finanziari, Debach di eToro, ricorda che il 2025 doveva essere l’anno dell’equity americano. E invece il verdetto è chiaro: solo nel 2020, l’anno del Covid, l’S&P 500 aveva iniziato peggio.

“Ma non è solo questione di ritorni. Anche la struttura interna del mercato si sta deteriorando. È la prima volta da inizio anno che le correzioni superano sistematicamente i rimbalzi. Il confronto con la stagionalità è impietoso: tra il 2021 e il 2024, il mese di marzo aveva sempre portato rendimenti medi superiori al +3%. Quest’anno no. Il momentum primaverile si è interrotto. Tecnicamente e statisticamente. La leadership americana, trainata dalla tecnologia, cede il passo a settori e aree geografiche percepite come più difensive, o semplicemente più a buon mercato”.