Seduta volatile per le Borse in Cina, che hanno fatto una virata verso il basso successiva a un tentativo di rimbalzo in seguito ai pesanti cali di ieri. La notizia secondo cui ad alcuni fondi sarebbe stato vietato di vendere allo scoperto azioni in grandi quantità, ha spinto i prezzi dei listini azionari in rosso. La Borsa di Shanghai ha alla fine chiuso in progresso. Alcuni fondi pubblici, secondo i media, avrebbero ricevuto un avviso in cui vengono imposti dei limiti alla vendita short di titoli in grosse quantità. I fondi non potranno vendere un numero maggiore di titoli rispetto a quelli che hanno comprato lo stesso giorno.
Tra gli altri mercati i prezzi dei Bond non hanno accusato il colpo, per il momento, ma lo yuan si ė indebolito. Le Borse in Europa sono positive. Sempre sul mercato valutario l’euro scende sotto quota 1,19 dollari nel giorno della prima testimonianza del futuro presidente della Fed fresco di nomina Jerome Powell al Congresso Usa dove sarà ascoltato dalla commissione bancaria del Senato. Il dollaro Usa oscilla tra i ribassi e i rialzi per via delle persistenti incertezze sul maxi piano di riforma fiscale, per la cui approvazione al Congresso la settimana in corso si rivelerà decisiva.

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Sui mercati delle materie prime la tensione è palpabile, con i prezzi del petrolio che sono volatili in attesa della riunione dell’Opec di giovedì 30 novembre. I trader si aspettano un’estensione del piano di tagli alla produzione di barili di greggio, ma Putin – leader del maggiore paese produttore ed esportatore di risorse energetiche tra quelli non facenti parte del cartello – potrebbe all’ultimo momento tirarsi fuori dall’accordo: questo manderebbe i mercati in subbuglio, spingendo i valori del petrolio in deciso ribasso. Goldman Sachs teme che l’Opec possa deludere, non riuscendo a trovare un’intesa per prolungare l’accordo di nove mesi.
Sui mercati delle materie prime la tensione è palpabile, con i prezzi del petrolio che sono volatili in attesa della riunione dell’Opec di giovedì 30 novembre. I trader si aspettano un’estensione del piano di tagli alla produzione di barili di greggio, ma Putin – leader del maggiore paese produttore ed esportatore di risorse energetiche tra quelli non facenti parte del cartello – potrebbe all’ultimo momento tirarsi fuori dall’accordo: questo manderebbe i mercati in subbuglio, spingendo i valori del petrolio in deciso ribasso. Goldman Sachs teme che l’Opec possa deludere, non riuscendo a trovare un’intesa per prolungare l’accordo di nove mesi.
La Borsa di Milano recupera terreno dopo i cali della viglia, mettendo a segno un rialzo dello 0,34% a quota 22.252 punti. In testa al listino delle blue chip c’è Unicredit, che sale di oltre l’1% a 17,1 euro in scia all’annuncio arrivato ieri sera della cessione di un portafoglio di crediti in sofferenza derivanti da contratti di credito prevalentemente chirografario verso clientela del segmento Pmi per 450 milioni di euro. Tra i singoli guadagna oltre l’1,2% il titolo Stm. Bene anche Luxottica (+0,68%) in scia al via libera dell’antitrust Canada a fusione con Essilor. Fa fatica a imporsi Telecom Italia, i cui titoli pagano l’allontanarsi dell’ipotesi che il gruppo passi a uno scorporo rete.
Sul fronte macro, dopo i dati sulla fiducia dei consumatori in Francia e sui prezzi alle importazioni in Germania, alle 14:30 italiane l’attenzione si sposta in Usa con i numeri della bilancia commerciale. Alle 16 attenzione all’indice S&P Case Shiller sui prezzi delle case nelle 20 principali aree del paese (FHFA) a settembre e alle scorte di magazzino all’ingrosso in ottobre. Si conosceranno inoltre i dati preliminari sulla fiducia dei consumatori a novembre e l’indice dell’attività manifatturiera di Richmond.
Contrariamente alle aspettative, che erano per un incremento mensile dello 0,4%, le scorte di magazzino all’ingrosso si sono contratte della stessa variazione percentuale in ottobre. Il dato è negativo in ottica Pil del quarto trimestre 2017. Il rallentamento a inizio quarto trimestre arriva dopo cinque mesi consecutivi di aumento dell’offerta.
La componente che ha registrato i maggiori cali è stata quella di auto e componentistica relativa, che ha visto una flessione dell’1% il mese scorso dopo il ripiegamento del 2,4% del mese precedente. In seguito a questi dati deludenti il sospetto è che gli analisti e la Fed di Atlanta e di New York potrebbero rivedere al ribasso le loro stime sul Pil nell’ultimo quarto dell’anno.
Cresce il nervosismo nel mercato dei Bond Usa con gli spread dei rendimenti che si ampliano dopo che il presidente Usa ha espresso dubbi sulla possibilità che lui e i leader del Congresso riescano a trovare un accordo per assicurare che continuino ad arrivare finanziamenti al governo. Nonostante il ritorno dello spettro di uno shutdown, ossia della sospensione parziale dei servizi e delle attività federali, Wall Street apre in rialzo, con il Dow Jones che guadagna lo 0,32%.
Cresce il nervosismo nel mercato dei Bond Usa con gli spread dei rendimenti che si ampliano dopo che il presidente Usa ha espresso dubbi sulla possibilità che lui e i leader del Congresso riescano a trovare un accordo per assicurare che continuino ad arrivare finanziamenti al governo. Nonostante il ritorno dello spettro di uno shutdown, ossia della sospensione parziale dei servizi federali, Wall Street viaggia in rialzo: il Dow Jones guadagna lo 0,32%.
I progressi sono dunque modesti alla Borsa Usa, ma sufficienti a raggiungere nuove soglie record, mentre Jerome Powell tiene il suo primo intervento davanti al Senato Usa da quando è stato nominato futuro presidente della Federal Reserve. Dieci degli undici settori principali di Borsa scambiano in rialzo.
Chiude positiva per il listino Ftse Mib. In cima al listino Italgas perde oltre il 2%. Positive anche Mediaset, Banca Mediolanum, Saipem e Brembo. Subiscono un calo invece i titoli di Telecom Italia, Cnh Industrial, Fca, Ubi Banca e Exor.
Sui mercati delle materie prime la tensione è palpabile, con i prezzi del petrolio che sono volatili in attesa della riunione dell’Opec di giovedì 30 novembre. I trader si aspettano un’estensione del piano di tagli alla produzione di barili di greggio, ma Putin – leader del maggiore paese produttore ed esportatore di risorse energetiche tra quelli non facenti parte del cartello – potrebbe all’ultimo momento tirarsi fuori dall’accordo: questo manderebbe i mercati in subbuglio, spingendo i valori del petrolio in deciso ribasso. Goldman Sachs teme che l’Opec possa deludere, non riuscendo a trovare un’intesa per prolungare l’accordo di nove mesi.